L’8 dicembre 2015 è stata installata, in Piazza Paolo Rovagnati a Biassono (Monza), l’opera Volare Alto 2015. L’opera in bronzo, realizzata dallo scultore Pino Di Gennaro, è dedicata al famoso industriale Paolo Rovagnati. Alta 670 cm, con una apertura alare cm. 360 viene così raccontata dallo stesso autore:
Il diritto di sognare non può essere negato a nessuno e i sogni, specialmente quelli ad occhi aperti, ci danno una carica straordinaria, sia che siano grandi sia infinitamente piccoli. Se intensamente perseguiti con intelligenza e un po’ di follia, prima o poi si avverano.
Paolo Rovagnati è stato un imprenditore che ha saputo investire nel suo sogno con fede, umiltà, coraggio e saggezza, finalizzando ogni cosa al raggiungimento del suo obiettivo primario: Volare alto.
La semplicità è amica della generosità, qualità ben note al nostro tenace imprenditore di Biassono che nel giro di pochi anni ha saputo creare un prodotto innovativo e originale, che in breve tempo si è imposto prima al mercato nazionale e poi a quello internazionale.
Nel giugno del 2014 la signora Rovagnati mi ha proposto di realizzare un bozzetto in ricordo di Paolo Rovagnati, avendo come riferimento un’aquila acquistata in uno dei tanti viaggi del marito, che custodiva con cura e faceva bella mostra sul piano della sua scrivania; sorpreso e alquanto imbarazzato, ne fui prima scosso e poi, ragionando sull’insieme, ho voluto metter alla prova il mio segno plastico, che predilige più l’astrazione che non la figurazione, e con entusiasmo e spirito creativo, ho accettato la sfida e mi sono messo all’opera.
Dal primo istante ho colto il nesso tra l’aquila e Paolo Rovagnati: l’aquila intesa come metafora del personaggio che voleva volare alto. Con discrezione ho cercato di praticare il gioco delle metamorfosi tra uomo e volatile, modalità ben nota nel Cinquecento a Leonardo da Vinci che nei suoi studi anatomici ci ha donato esempi acuti e di straordinaria bellezza.
L’Aquila, collocata nello spazio antistante la fabbrica, è installata al centro della fontana; simbolicamente ha la funzione di guardiano dell’edificio; l’ala destra orizzontalmente distesa vuole svolgere una funzione di protezione su tutti quelli che varcano l’ingresso della fabbrica; mentre l’ala sinistra è indirizzata verso il cielo e ci ricorda che da lassù qualcuno ci guarda.
La sfera in bronzo specchiante, su cui poggia l’Aquila, simboleggia il mondo e la postura del volatile ci suggerisce l’idea di un semplice movimento che cerca una relazione con chi vi si ferma dinanzi.
La scultura è stata modellata direttamente in gesso e fusa in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, patinata di colore verde con parti lucidate a specchio.
L’aggressività dell’Aquila è volutamente trascurata per dare spazio all’eleganza delle forme, alla luminosità del bronzo e al ricordo fisiognomico che intercorre tra l’aquila e Paolo Rovagnati.
Le sette parole chiave in bronzo poggiate sul prato, suggerite dalla famiglia, sono state per me guida indispensabile per l’ elaborazione plastica dell’opera, parole adatte a una storia non ancora scritta, testimoni di una vita vissuta per il lavoro e la famiglia, guida per i giovani imprenditori.
La stele in marmo allude alla montagna, luogo ideale per l’habitat dell’Aquila e simbolica ascesa a cui Paolo Rovagnati tendeva.
Pino Di Gennaro
Data e Ora
08/12/2015 / Tutto il giorno
Luogo
Rovagnati