Banca di Bologna è lieta di presentare The Blind Leading the Blind, la prima personale in Italia dell’artista belga Peter Buggenhout (1963, vive e lavora a Gent), uno dei più importanti scultori europei della sua generazione.
L’esposizione, che sarà allestita nel Salone Banca di Bologna di Palazzo De’ Toschi (Piazza Minghetti 4/D, Bologna) dal 28 gennaio al 19 febbraio 2017, è a cura di Simone Menegoi e inaugurerà al pubblico venerdì 27 gennaio alle ore 18.00 nell’ambito della 5a edizione di ART CITY Bologna, iniziativa promossa dal Comune di Bologna e da BolognaFiere per istituire un programma di eventi culturali di alto profilo in spazi espositivi della città durante il weekend di Arte Fiera. L’evento rinnoverà inoltre la collaborazione fra Banca di Bologna e l’Accademia di Belle Arti di Bologna avviata a gennaio 2016 con la collettiva LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia. Per tutta la durata dell’esposizione gli studenti dell’Accademia accoglieranno i visitatori e saranno a disposizione per fornire informazioni sulle opere di Peter Buggenhout.
La mostra si compone di due opere, entrambe appartenenti alla serie The Blind Leading the Blind [“La parabola dei ciechi”]. La prima (The Blind Leading the Blind # 65, 2014) è una creazio-ne di spettacolare impatto visivo – misura circa 10 metri di lunghezza per 6 di altezza – realizzata con una gamma di materiali che include tubi di ferro, pannelli di compensato, moquette, scarti industriali, calcinacci; un pezzo di architettura ambiguamente sospeso fra costruzione e distruzione, innalzamento e crollo. La seconda opera (The Blind Leading the Blind # 25, 2007) è un oggetto enigmatico, dalla forma scabra e irregolare, presentato in una teca come un reperto archeologico. Entrambe le opere sono inedite per l’Italia.
Da vent’anni il lavoro di Peter Buggenhout sfida lo spettatore con un paradosso: le sue opere sono elaborate creazioni artistiche che sembrano a prima vista prodotti del caso e del tempo. Le sculture della serie The Blind Leading the Blind hanno l’aspetto di relitti, macerie, rovine: opere nate da un intento razionale, ma fracassate e mutilate da un evento sconosciuto. In altri casi, l’impressione è quella di trovarsi di fronte a organismi soggetti a una proliferazione caotica bruscamente interrotta. Tutte le opere del ciclo sono coperte, in parte o interamente, di uno strato di polvere, come se fossero state ritrovate dopo decenni di abbandono: i critici le hanno definite «reperti archeologici del futuro».
L’uso della polvere come materiale scultoreo è uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Buggenhout. Associata allo scorrere del tempo, al decadere e al dissolversi delle cose, la polvere suggerisce di leggere le sculture dell’artista belga come malinconiche vanitas, nature morte che rammentano a chi le guarda la caducità di tutto. Lo scultore mette però in guardia da un’interpretazione del suo lavoro in chiave unicamente negativa, come una sorta di monumento all’entropia: «Potrebbe essere vero l’opposto. Lascio che sia lo spettatore a decidere. La distruzione conduce alla fine alla costruzione, nello stesso modo in cui le foglie morte nutrono gli alberi. È un costante avanti-e-indietro, quello che affrontiamo. La situazione è in uno stato di flusso», ha dichiarato.
Buggenhout appartiene a una genealogia di artisti – non solo artisti visivi: ad esempio, lo scultore annovera fra le sue ispirazioni l’opera dello scrittore Georges Perec – che si sono proposti di raffigurare il mondo in tutta la sua inesauribile, caotica complessità, al di fuori delle gerarchie di valore e dei criteri di senso con cui ci orientiamo nella vita quotidiana. Completamente «astratte» (così le definisce l’artista) le sue sculture si propongono tuttavia come un analogo della realtà stessa, sia per la forma, in cui convivono progettualità e caos, crescita e deperimento, sia per la gamma dei loro materiali, che include pressoché qualunque cosa. (Per le sculture della serie Gorgo, Buggenhout impiega addirittura interiora di animali, crini, sangue).
L’assunto estetico e intellettuale dell’opera dell’artista belga è che ogni tentativo di imporre alla realtà un ordine razionale sia sempre parziale, limitato, e destinato a lungo termine al fallimento. Non a caso il titolo che Buggenhout ha scelto per la sua serie principale di opere è The Blind Leading the Blind, ovvero “La parabola dei ciechi”. È un riferimento a un’opera molto amata dallo scultore, il capolavoro omonimo di Pieter Brueghel il Vecchio conservato al Museo di Capodimonte, ma anche al passo del Vangelo di Matteo che il dipinto illustra, proverbiale richiamo alla fallacia delle conoscenze umane: «Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso».
La mostra sarà documentata in una monografia di prossima pubblicazione sulle esposizioni recenti di Peter Buggenhout, prodotta da Banca di Bologna in collaborazione con partner istituzionali.
Peter Buggenhout è nato a Dendermonde (Belgio) nel 1963. Vive e lavora a Gent. Tra le mostre personali in programma per il 2017: Neues Museum, Nurnberg e The Box, Los Angeles. Tra le personali recenti: Museum M, Leuven (2015); Centre Internationale d’Art et du Paysage de l’Île de Vassivière (2014); Caterpillar Logic II, Barbara Gladstone Gallery, New York (2014); The Blind Leading the Blind, Palais De Tokyo, Parigi (2013); Ni chair, ni poisson, Galerie Laurent Godin, Parigi (2013); De-Titled, Galerie Konrad Fisher, Düsseldorf (2012); Ludwig Forum, Aachen (2012); Contes Invertébrés, Galerie Laurent Godin, Parigi (2011); Ongewerveld, De Pont, Tilburg (2011); Caterpillar Logic, Kunstraum Dornbirn (2010); “It’s a strange, strange world, Sally”, La Maison Rouge, Parigi (2010); The Broccoli Cycle 1, Konrad Fischer Galerie, Berlino (2010); Galerie Konrad Fischer, Düsseldorf (2009); Museum Dhondt-Dhaenens, Deurle (2009); Herzliya Museum of Contemporary Art, Gerusalemme (2008); Gallery Maskara at Warehouse on 3rd Pasta, Mumbai (2008).
Banca di Bologna, partner della mostra, è una realtà molto legata al territorio bolognese, alla città di Bologna e ai centri della provincia. Le sue numerose iniziative di mecenatismo contemplano gli interventi per la riqualificazione e il restauro di piazza Galvani, per i restauri dell’Oratorio dei Fiorentini e delle porte monumentali di Bologna, per il recupero e la riqualificazione di piazza Minghetti, per la ristrutturazione di Palazzo De’ Toschi. A questi si aggiungono i lavori per il restauro della Basilica di San Petronio e della Cappella dell’Arcangelo Michele, con il noto affresco di Calvaert.
Palazzo De’ Toschi, edificio storico nel pieno centro cittadino inaugurato a inizi ‘900 su progetto di Emilio Saffi, è nato con nome e funzione di Palazzo delle Poste. Per le caratteristiche costruttive, in particolare la struttura in cemento armato, interessò Le Corbusier, che lo vide durante il suo viaggio in Italia del 1907 e ne scrisse nella sua corrispondenza. Il Palazzo è stato acquistato nel 2007 da Banca di Bologna e riaperto al pubblico nel 2013. In questi ultimi anni il Palazzo e la Sala Convegni si sono affermati quali luogo di importanti iniziative culturali, formative, espositive. La grande Sala Convegni, alla quale si accede dallo scalone monumentale, è uno spazio di oltre 600 mq. allestito con moderna tecnologia. Le sue vetrate si aprono su un’ampia terrazza di 250 mq. L’insieme costituisce un’esclusiva e articolata sede per eventi, convegni, manifestazioni. Fra questi, ricordiamo un ciclo di conferenze dedicate al tema del rapporto fra arte e cibo attraverso i secoli, tenute da importanti critici e studiosi, organizzato da Banca di Bologna in occasione di Expo 2015. Il programma culturale di Banca di Bologna presso Palazzo De’ Toschi è poi proseguito con la mostra fotografica L’industria bolognese, un DNA riconosciuto, realizzata in collaborazione con Collezioni Alinari e forte di immagini in gran parte inedite, e con la mostra LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia, dedicata al rapporto fra fotografia e scultura, curata da Simone Menegoi in occasione di Arte Fiera 2016.
Data e Ora
27/01/2017 / 18:00 - 21:00
Luogo
Palazzo de' Toschi