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Persolja, Kavaric’, Trevisan, Fadibé, De Pasquale, Pasqualini

Universo sconfinato, mondi da cui arrivano informazioni partite milioni di anni fa, contaminazioni aliene.
Antichissimi messaggi che sono apparsi leggibili, presumibilmente, solo agli occhi dei visitatori più accorti e che sono, al contempo, antichi e futuristici; antichi in quanto archetipi, forme simboliche della grande matrix, futuristici perché non siamo ancora pronti, non ci siamo ancora resi conto che “…il regno dei cieli è dentro l’uomo…”(cfr. Vangelo di Tommaso). Ai più, critici e non, questa splendida collettiva è potuta sembrare forse allotropa, troppo eterodossa questa visione del contemporaneo che unisce l’universo italico e quello slavo, ma che avrebbe potuto unirne di infiniti in un procedimento organico di addizione di materia, di particelle, di energia, di nebulose diverse eppure tutte uguali.
La collettiva UNIVERSI sembra proiettare e manifestare verità ancestrali solo intuibili attraverso la percezione sensibile del sublime, piuttosto che comprensibili intellettualmente attraverso un procedimento di astrazione che porti a categorie.
Del resto abbiamo già visto tutto, la bulimia di immagini ha azzerato l’intuizione di ciò che si cela dietro ogni apparenza sensibile, dietro ogni forma fenomenica…ben vengano, allora, le esplosioni dionisiache di colore di Persolja, archetipi dell’energia e della luce accecante di έλίος, i suoi agglomerati interstellari plasmati col glitter e col vetro, le sue reminiscenze klimtiane traslate in lirica visionarietà gitana.
Ben vengano i segni arrabbiati di Pasqualini, i suoi codici prelinguistici del sacro sui quali, come su specchi in frantumi, si scheggiano grafemi latini e sintetiche linee antropomorfe, ben vengano le sue campiture piatte e il suo colore che non si pone limiti spaziali.
Gli astri femminili di questo mondo celeste, Trevisan e De Pasquale, sono portatori, come in un grembo, della struttura stessa dell’Universo, la materia e l’antimateria.
L’artista veneta usa la tela come supporto e la copre di olio, terra, catrame in un procedimento che ricorda le avanguardie storiche, il grattage, il frottage ma che al contempo restituisce, nella poetica del fare, la distruzione della forma sfilacciata dalla luce dell’ultimo Tiziano.
L’artista lombardo-sicula, con un procedimento inverso, elimina materia, ci fa respirare l’aria pulita della brezza mattutina usando la carta come supporto. La sua pennellata è fluida, la materia rarefatta e gassosa, il colore sembra sbiadire, il suo tono corroso dal pulviscolo atmosferico e acquoso sollevato dal mare in tempesta che si frappone tra il nostro sguardo e la linea di orizzonte.
Sui pianeti Kavaric’ e Di Bella si ritorna alla mimesis, le loro opere narrano storie.
L’artista montenegrino rappresenta storie di passione, di pathos oscuro e potente, storie di carne e corpi in cui non si risolve la tela che, frammento di realtà e non universo univoco in cui si proietta un mondo certo e conoscibile, restituisce volti, labbra, mani, cosce in corposi monocromi attraversati da linee rosse che servono da limite.
Di Bella al contrario non narra, la narrazione presuppone infatti lo scorrere del tempo che, in questo caso, viene privato delle sue declinazioni di presente, passato e futuro.
Sfondi neri, vuoti pneumatici, mondi onirici vedono animarsi e danzare i suoi personaggi, le carte da gioco. Di Bella intreccia il suo vissuto col linguaggio arcano delle carte siciliane in una semiotica esoterica che affonda le proprie radici nei tarocchi e in un percorso iniziatico il cui fine ultimo, nemmeno troppo celato, è il monogramma di Cristo.

MARIATERESA ZAGONE

GIORNO 25 agosto, al Castello Gallego di Sat’agata Militello, ore 19,00 Finissage di UNIVERSI….

UNIVERSI

Castello Gallego, Sant’Agata Militello
29 luglio-25 agosto 2018

Persolja, Kavaric’, Trevisan, De Pasquale, Fadibè, Pasqualini



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Data e Ora
25/08/2018 / 19:00 - 23:59

Luogo
Sant' Agata Militello , Messina