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Percorsi ciprioti – Stefano Paci

 

Si inaugura venerdì 20 aprile alle 18.30 “Percorsi ciprioti” una personale di Stefano Paci allestita presso lo Spazio espositivo Pagani a Palazzo Bracci Pagani, in Corso Matteotti 97 a Fano (PU).

In “Percorsi ciprioti”, Stefano Paci, che torna a Fano dopo quasi 16 anni vissuti a Cipro, presenta nove tele di grande formato che rappresentano una sintesi del lavoro fatto a Cipro nel periodo compreso tra il 2002 e il 2012, e vengono dalle raccolte “Visitors”, “Dialoghi”, “Conserve” e “No Relation”.

L’ultima esposizione di Stefano Paci a Fano risale alla fine del 2006 presso la Rocca Malatestiana, con un progetto artistico intitolato “Fra due terre: il Mediterraneo”. Una riflessione, quella sul valore simbolico, culturale e sociale del Mare Mediterraneo, che viene di nuovo rappresentata con le opere esposte in “Percorsi ciprioti”.

Palazzo Bracci Pagani, edificio nobiliare dei secoli XVI – XIX, si trova nel cuore del centro storico della città, è stato acquisito e restaurato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, che lo ha destinato a un uso d’interesse collettivo con spazi per mostre, incontri culturali, una biblioteca e un museo.

L’esposizione è realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano.

 

Marco Ferri presenta Stefano Paci e il suo lavoro

Quando era partito per Cipro, nel 2000, Stefano Paci si era liberato di tutto il suo lavoro artistico precedente. Iniziava una nuova avventura, e soprattutto entrava in una cultura nuova, più antica della nostra, per quanto riguarda le radici. La sua prima mostra nell’isola, a Nicosia nel 2002, Visitors,  raccontava questi primi contatti e il fascino dei luoghi e della lingua. Il titolo non era soltanto  ironico, come avviene spesso per Stefano, che usa l’ironia per difendersi dalle realtà che vorrebbero  inglobarlo, o catalogarlo, o in qualche modo instaurare un dialogo convenzionale con lui. Questi rapporti  con lui non funzionano, se non c’è in gioco una dialettica autentica. Con questa mostra lui ha voluto  raccontarsi, cioè raccontare il contatto tra due narrazioni, e il titolo rimanda anche a una serialità  che ha materialmente interpretato e sviluppato in due rotoli lunghi dieci metri l’uno.

Nel 2006, ecco un’altra personale, Dialoghi, e per quanto nel suo proposito ci sia il desiderio di  trovare dei punti d’incontro, anche immergendosi in quella che lui stesso ha definito “l’umanità  millenaria delle terre bagnate dal Mediterraneo”, come a voler cercare nei colori e nella luce una radice  comune, il titolo stesso dell’esposizione, analitico e non più ironico, propone un rapporto a due, che  significa potersi parlare ma anche avvertire il disagio di una diversità che non riesce a superare i  propri codici culturali.

Nel 2008 Stefano Paci lavora alle Conserve, che sarà la sua terza esposizione cipriota. Conserve: ci  aveva stupito, Stefano, ma forse non era il caso di stupirsi, perché la sua arte è legata da sempre a una  sensibilità tattile e materica, visionaria ma legata da profondi fili logici al suo rispetto per la  natura e per le cose. Le sue allegorie non sono mai fredde, soprattutto non restano immobili. Nell’atto  del conservare c’è qualcosa di bello e anche qualcosa di irritante, e Stefano lo avverte. “Sono riuscito  a dipingere una marmellata di arance, una di frutti di bosco, una scatoletta di sardine e un barattolo di  pomodori poi una pericolosa marmellata di cielo e poi tutto s’è frantumato in un visionario e sovversivo  fuori tema”. Già qui comincia una crisi che non riguarda soltanto Cipro e i suoi rapporti personali ma  sembra prendere corpo una insoddisfazione che implica anche il suo modo di fare arte. Stefano Paci è un  artista che si mette sempre in discussione, ha un suo stile ma ogni volta riparte da zero.

L’ultima mostra cipriota ha un titolo molto efficace: No relation, quasi una chiusura dei discorsi. In  queste tele ci sono delle masse sorde o colorate che si avvicinano, quasi a toccarsi, ma non si toccano,  e i fondali sono luminosi e coloratissimi. Nonostante quei vivaci cromatismi, le due realtà sono chiuse  ciascuna nel proprio mondo e separate da uno spazio minimo. Quello spazio, per quanto minimo,  millimetrico, è insuperabile, resta come limite, come confine, e ogni opera finisce per concentrarsi in  quel piccolo vuoto senza nome, che ognuno può interpretare come vuole ma è difficile credo non percepire  l’inquietudine, il turbamento generato da una distanza minima che resta sempre una distanza, e forse non  si può nemmeno considerare minima. Tutto è relativo. Il piccolo può essere infinitamente esteso.

 

Stefano Paci – Breve profilo

Stefano Paci vive e lavora a Fano, nelle Marche. È da poco rientrato in Italia dopo una lunga permanenza di quasi 16 anni a Cipro. Ha realizzato varie esposizioni personali ed eventi culturali tra i due paesi. Ultima iniziativa una collaborazione con diversi artisti dell’area mediterranea, realizzata nell’ambito delle manifestazioni del programma per “Pafos – Capitale europea della cultura 2017”.

 

Le più recenti esposizioni:

“No relation” 50 plin 1 Gallery Limassol 2011-2012

“A pennino” Palazzo del Duca Senigallia 2013

“A pennino” Gloria Gallery Nicosia 2014

“Acrilici” Gloria Gallery Nicosia 2015

“La misura della giusta distanza” Galleria Cloister Ferrara 2018

 

Pubblicazioni

“Cronovideografie” Provincia di Pesaro-Urbino

Catalogo Marfin Laiki Bank Nicosia

Catalogo Collezione di stato Nicosia

“Kavafis Poems” Nicosia

 

Informazioni

Stefano Paci – email: amilcares87@gmail.com – tel. 339 6792941

Dal 20 aprile al 30 aprile 2018

Inaugurazione venerdì 20 aprile 2018 ore 18:30

Orari 18:00 -20:00 (domenica chiuso)

 



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Data e Ora
20/04/2018 / 18:00 - 20:00

Luogo
Spazio Espositivo Pagani - Palazzo Bracci Pagani