Kőszeg, liberamente ispirato a Il grande quaderno di Ágota Kristóf, narra di identità, di guerra, di morte, di separazione, di un’umanità condannata al limite, al margine e della sua grande capacità di resilienza. Protagonisti di Kőszeg sono due fratelli, indivisibili e intercambiabili come se avessero un’anima sola. Due piccoli adulti dalla prodigiosa intelligenza che, grazie alla logica della sopravvivenza, sviluppano una cristallina etica di vita. Intorno a loro, si muovono personaggi disegnati con pochi tratti scarni in un contesto di fame e morte. Uno spettacolo duro dove tutto è reso feroce ed essenziale da una recitazione limpida e diretta. Nel susseguirsi delle immagini, sempre in bilico tra età adulta e infanzia, Kőszeg propone, attraverso una forte risonanza con l’attualità e le sue guerre, i suoi flussi migratori, un racconto crudo, toccante, che non lascia spazio alle divagazioni e dove amore, morte, violenza, fragilità, identità e perdita d’identità sono le protagoniste.