Amore, principio fecondatore della natura e dell’arte; Amore, genesi del mondo, e della nascita, della vita; Amore, che è desiderio e passione, attrazione; Amore senza morte (a-mors) ma di cui può diventarne la ragione; Amore tema immortale per poeti, fonte inesauribile d’ispirazione per artisti e musici, e per tutti i “condannati” alla sensibilità; Amore non inteso come relazione, ma come complessità dell’emozione, scissione interiore, indagine sulla gioia dell’innamoramento e sui tormenti del dubbio e dell’abbandono. Per la personale “Sentimento versus sentimento” Mario Bi presenta due lavori inediti, rappresentanti due immagini femminili, lady Eliza e lady Liza, a personificazione della dicotomia del sentimento amoroso, simbolo dell’assenza, nell’amore, di un’emozione univoca e semplice. In un continuo alternarsi di sentimenti, tra le due visioni, si contrappongono i principi di Inclusione versus esclusione Costruzione versus distruzione, che spesso avvengono insieme Esaltazione versus desolazione, che camminano affiancate Realizzazione del sé versus perdita del sé, che hanno intimi confini I due lavori di Mario Bi mostrano dunque, con capacità seduttiva e penetrante, in netto dualismo di visione, il groviglio di emozioni dell’Amore, il dissidio interiore e l’esasperazione sentimentale della doppia forma del sentimento – versus sentimento – dell’apertura/innamoramento e della chiusura/tormento. Nel tempo del culto della soggettività, l’autore propone un’esplorazione dei sentimenti dell’io che viene in contatto con la radice dei propri entusiasmi, o al contrario, delle proprie sofferenze. L’artista, avvalendosi di un unico luogo espressivo, ovvero quello dell’intimità, pone quindi l’osservatore al centro tra le due forme dell’amore, tra una visione solare e colma di “inclusione”, ed una scura, notturna, delimitata da “esclusione”. Nella prima, di grandi dimensioni e senza cornice, realizzata con la tecnica del PixOut, di cui Mario Bi è il pioniere, la donna, Liza, guarda lo spettatore, lo coinvolge direttamente; i pixel creano un felice dinamismo, a simbolo dell’entusiasmo del sentimento, del fremito dell’amore, ma anche dell’infrangersi dell’io, necessario per far intimamente spazio all’amato. Al contrario, lady Eliza è posta di profilo; esclude dal suo sguardo la possibilità di incontrarne altrui, e, soprattutto, è confinata in piccole dimensioni circoscritte da una massiccia cornice. Una cornice dorata, a stringere e rinchiudere un Amore assoluto, atrofico; una radicale solitudine d’Amore. Il senso della cornice è dunque profondo: accerchiando una lady Eliza chiusa in sé stessa, spaventata da una possibile scelta, è simbolo della costrizione delle sofferenze, dei dubbi, e dei tentennamenti dell’amore. Come le “arpie” (Canto XIII dell’Inferno di Dante) “fanno dolore, ed al dolore finestra” impenetrabile e intrasformabile, il dolore si annoda al sentimento dell’amore, e trattiene, impedisce, delimita, ingabbia. Lo spettatore percepisce simultaneamente il duplice senso dell’esposizione, ed è “costretto” nella necessità di richiamare in sè la propria personale esperienza dell’amore, di collocarsi in essa, in quanto colto nell’impossibilità di definire un grado di gioia o di dolore a sé estraneo.
Silvia Moretta
Data e Ora
15/03/2019 / 19:00 - 21:00
Luogo
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