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Mar Nero. Massimo Ruiu

Il mare è da sempre uno dei temi preferiti della ricerca di Massimo Ruiu, confine geografico delle passioni, ventre di viaggi e culla di storie, che accompagna il lavoro dell’artista come un’ossessione. E si tinge di toni scuri, come succede dopo un tramonto infuocato, fino a diventare un luogo inquieto di sogno o una visione di memoria tradita, nella mostra Mar Nero, la personale di Massimo Ruiu che Casa Vuota a Roma (via Maia 12 int. 4A, in zona Quadraro) ospita dal 17 febbraio al 31 marzo 2018, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. La mostra inaugura sabato 17 febbraio alle ore 18 e si può visitare su appuntamento.

Dopo essere stato invitato a esporre negli spazi di Casa Vuota in occasione della collettiva “Le muse del Quadraro” dedicata alle riletture contemporanee del mito classico, ora Massimo Ruiu ambienta le sue evocazioni marine tra le mura della piccola Kunsthalle tuscolana e sviluppa nel chiuso di un appartamento temporaneamente disabitato un progetto personale che scompagina le rotte e gli attraversamenti della dimensione immaginaria che si distente sopra e sotto le onde. In un tentativo di dialogo intimo e quasi sussurrato, si rivolge allo spettatore invitandolo a guardare nel doppiofondo nero del mare, a sintonizzarsi sulle onde di frequenza ormai perdute che un vecchio apparecchio radiofonico può ancora catturare, ad ascoltare le storie di chi nella traversata del mare si è perduto, cogliendone gli echi affidati alle parole mute dei pesci.

Un toponimo del cuore in rivolta, un luogo immaginato, un buco nero della memoria, Mar Nero”, scrive Francesco Paolo Del Re. “Una pozza di mare che si spalanca in un condominio del Quadraro. Le sue assolate reminiscenze saline si rispecchiano nel contrario, in quel nero d’ombra assoluta e inappellabile che ci chiama come una cattiva coscienza, come un dovere inadempiuto a cui tornare, come una paura alla quale non ci possiamo sottrarre… paura di sparire, di essere inghiottiti dal nero stesso, dal famelico mare che schiuma e ci chiama, dalla parte sbagliata, dal buco nero della Storia che si mangia le storie minime e plurali, le storie quotidiane dei poveri cristi senza gloria, sminuzzandole in un velo di permanenza salata, come i cerchi concentrici che ornano di cristallizazioni effimere le pozze delle scogliere di quella Puglia che Ruiu si porta sempre cucita addosso, come una metafora identitaria acefala ed eroica”.

 

MASSIMO RUIU, NOTA BIOGRAFICA

Nato a San Severo (FG) nel 1961, Massimo Ruiu (www.massimoruiu.it) si laurea in Storia dell’arte contemporanea a Roma, città in cui tuttora vive e lavora, e inzia a esporre nel 1984. Una costante della sua ricerca artistica è la tensione poetica che focalizza tematiche legate ai bisogni più intimi e profondi dell’uomo. Nelle sue opere c’è sempre qualcosa che non c’è: buchi neri in cui l’immagine implode, non-eventi dentro l’evento, parole affidate ai pesci, libri diventati cenere, in un procedere per negazioni affermative.

Ha esposto in gallerie e in spazi pubblici e museali in Italia e, all’estero, in Svezia, Indonesia, Siria, Etiopia, Germania, Macedonia, Inghilterra e Grecia. Nel 2017 installa al MAAM di Roma “Atteone”, un’opera murale realizzata con quattromila chiocciole, a cura di Giorgio De Finis. Tra le pricipali mostre personali, “Fragile” presso Interno 14 a Roma (2017), “Onde di frequenza” alla Ecos.Gallery di Roma (2012), “5 sogni” alla Galleria Maniero di Roma (2009), “Le parole illuminate dei pesci” alla Vedetta della Marina di Giovinazzo (BA) (2007), “Doppio mare” allo Studio Fedele di Monopoli (BA) (2006), “Secondo Tempo” presso il Centro di Arte Contemporanea Palazzo Pino Pascali di Polignano a Mare (BA) (2003), “Ombre Assolute” allo Studio “Pino Casagrande” di Roma (2001), “C’è qualcosa che non torna” al Museo di Gallese (VT) (1998), “Essenze” alla Galleria Giulia di Roma (1996), “Sirene” presso Il Politecnico XX Arte di Roma di Roma (1994), “Collezione di farfalle” allo Studio Oscar Turco di Roma (1993).

Tra le collettive più recenti, “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini ad oggi” al MAR di Ravenna (2017), “Convivium” al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (BA) (2016), “Atlante mediterraneo” al Castello di Acaya (LE) (2016), “Atlante Palmieri” al Palazzo Palmieri di Monopoli (BA) e “La grande illusione” alla Temple Gallery di Roma (2014), “Il giardino segreto” al Castello Svevo di Bari e “Home my place in the world” alla galleria Palm Hall di Londra (2012), “Puglia: Sguardo contemporaneo” alla 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (2011), “Intramoenia Extrart” al Castello di Barletta (2009).

Si sono occupati del suo lavoro, tra gli altri, i critici e curatori Antonio Arevalo, Paolo Balmas, Achille Bonito Oliva, Rosalba Branà, Lorenzo Canova, Carmelo Cipriani, Giusy Carroppo, Anna D’Elia, Manuela De Leonardis, Lia De Venere, Arianna Di Genova, Guglielmo Gigliotti, Lorenzo Madaro, Antonella Marino, Pietro Marino, Alfonso Panzetta, Gabriele Perretta.



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Data e Ora
17/02/2018 / 18:30 - 21:30

Luogo
Roma, Casa Vuota



Roberto Sala

Art director della rivista Segno insegna Grafica editoriale all'Accademia di Belle Arti di Brera