Nello spazio espositivo della Project Room, vocato alla riscoperta di alcuni degli episodi artistici più stimolanti e innovativi originati in ambito artistico bolognese e regionale, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna presenta VHS + video/animazione/televisione e/o indipendenza/addestramento tecnico/controllo produttivo 1995/2000.
Il progetto espositivo, nato da un’idea di Saul Saguatti (Basmati Film) e Lucio Apolito (Opificio Ciclope) con la curatela di Silvia Grandi e realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Arti dell’Università di Bologna, si configura come un dispositivo di pulsazioni audio-visive che nascono dall’ibridazione di differenti linguaggi, formati e pratiche di comunicazione video sperimentata in Italia tra il 1995 e il 2000. Venti anni circa durò il regno del VHS e venti anni circa ci separano da quel periodo in cui si verifica una simultaneità di produzioni a tecnica mista con un ricorrente confluire di performativo, videografica e mixed media. In quei nastri accumulati sugli scaffali e ormai obsoleti, oltre ai Bellissimi di Rete 4, alle partite di Italia ‘90, ai film de l’Unità, ci sono anche contenuti originali, il sogno elettronico di una stagione in cammino tra l’analogico e il digitale. Montaggi video che raccontano un metodo produttivo, un esito estetico, un’utopia collettiva a bassi formati, bassa fedeltà e con tecnologie giocattolo; testimoniano come si lavorava con l’hardware ormai estinto e i primordi del software, iniziando un faticoso discorso tra simili e un difficile dialogo con la televisione allora imperante.
La produzione del periodo esorbita dall’autorialità individuale per estendersi a una dimensione collettiva, costituendosi in gruppi indipendenti di ricerca media-culturali che diventano veri e propri marchi come Opificio Ciclope, Fluid Video Crew, Ogino Knauss, Otolab e Sun Wu Kung di cui la mostra documenta i peculiari approcci espressivi. In un mondo ancora senza bacheche, chat, social media e YouTube, questi laboratori pionieristici hanno materialmente costruito schermi di proiezione nelle loro rispettive residenze – Link Project a Bologna, Forte Prenestino a Roma, CPA ExLonginotti a Firenze, Garigliano e Pergola a Milano – sviluppando fucine creative sintonizzate con le coeve sperimentazioni più avanzate a livello europeo.
Le macchine dell’epoca potevano essere connesse ma non dialogavano fra loro, i computer parlavano a fatica con i videoregistratori, il campionamento di immagini era agli albori con macchine poco versatili che andavano usate in modo eversivo: forzare le possibilità espressive e combinatorie oltre i diagrammi previsti era un obbligo che era necessario sperimentare. Questo incontro di video, animazione, mix delle fonti in diretta era un allenamento costante che produceva sia un risultato installativo sia performativo. Inoltre la pratica della grafica coordinata, di servizio, opposta all’autosufficienza della video arte, cominciava un primo dialogo con il mercato televisivo, musicale, pubblicitario. Nei VHS ci sono anche i muri luminosi che contenevano la musica elettronica di quegli anni, le proiezioni che servivano a riempire il vuoto di una società senza schermi che non fossero quello domestico del televisore. Dopo la videografica e i videoclip la televisione di questa fase diventa uno schermo da cui trasmettere creando, per una stagione, l’illusione che la TV sia, in fondo, un’elegante galleria d’arte.
Dell’atmosfera di queste esperienze seminali per la formazione dell’estetica mixmediale italiana tra fine anni Novanta e anni Duemila il progetto espositivo VHS+ intende restituire un’intensa mappatura espressiva, che invita lo spettatore ad abbandonarsi al flusso di immagini e suoni.
La mostra si presenta con tre proiezioni murali di grande impatto frazionate a loro volta in tante immagini di schermi che obbligano lo spettatore ad una visione multipla, in cui sono sintetizzate sia le diverse e variegate produzioni dei gruppi coinvolti sia la super produzione a tecnica mista. Lo spettatore si trova in un ambiente immersivo in cui si snodano spezzoni di video, di programmi e di sigle televisive, videoclip e produzioni di videografica che si alternano incessantemente sulle tre pareti della sala. Il racconto visivo è accompagnato da semplici didascalie informative che scandiscono la sequenza dei loop video, informando contemporaneamente sugli autori della proiezione, mentre un unico audio diffuso nella sala – sovrapponendo voci, suoni, persone – racconta il periodo e la sua energia con testimonianze dirette degli autori su un sottofondo di suoni e disturbi legati alle similitudini tecnologiche dei video in rotazione sugli schermi.In un’altra parete della sala sono presenti anche cinque monitor con cuffie e relativi montaggi dei contenuti visivi, uno per ogni gruppo coinvolto, per chi desidera approfondire e concentrarsi sulle singole produzioni nella loro versione integrale audio e video.
Data e Ora
12/10/2018 / 18:00 - 20:30
Luogo
MAMbo
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna è la sede dell’ Istituzione Bologna Musei che afferisce all’Area Arte Moderna e Contemporanea.
Il museo propone una prospettiva dinamica: ripercorre la storia dell’arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi, esplora il presente attraverso un’esposizione incentrata sulla ricerca e contribuisce a tracciare nuove vie dell’arte seguendo le più innovative e pulsanti pratiche di sperimentazione.
È nel cuore del distretto culturale della Manifattura delle Arti, al centro di una serie di realtà dedicate alla ricerca e all’innovazione: la Cineteca di Bologna, gli spazi laboratorio dei Dipartimenti Universitari del DMS, la Facoltà di Scienze della Comunicazione e numerose associazioni e gallerie d’arte.
MAMbo confluisce nella rete culturale collaborando con numerose Istituzioni e Accademie, al fine di promuovere e stimolare il dibattito sulla cultura del presente.