La mostra mette in dialogo alcune ceramiche di Lucio Fontana con le opere di due giovani artisti contemporanei che, attraverso tecniche differenti, mostrano come oggi questo materiale antico sia diventato un sorprendente veicolo di nuove sperimentazioni.
Secondo la Bibbia, Dio utilizzò l’argilla per creare l’Uomo a sua immagine e somiglianza. Nella mitologia ebraica, a sua volta l’Uomo plasmò Golem, che gli assomiglia ed al quale riesce a dare il soffio della vita, ma che non avrà mai un carattere proprio, eseguendo solo gli ordini del suo creatore: una potente metafora sulle possibilità di questa sostanza primordiale.
L’argilla e poi la terra cotta – composta dagli elementi terra, acqua e fuoco, e facilmente plasmabile – è in questo senso il materiale artistico più antico del mondo. Viene usata sin dalla preistoria in ogni angolo del pianeta: tracce di manufatti Giapponesi datano almeno un millennio prima dell’era cristiana, i Greci la producono e diffondono intensamente dal VI secolo aC, e prima di loro gli Assiro Babilonesi, gli antichi Egizi, gli Etruschi… Spesso utilizzata nel campo delle arti popolari, applicate e decorative, diventa porcellana in Cina già dall’VIII secolo dC, in Europa solo in seguito a studi alchemici dal XVII secolo: e proprio la porcellana viene impiegata per creare vasi e una miriade di piccole figure da collezione, diventando un vero “specchio del mondo” dell’epoca barocca.
Nel XX° secolo Lucio Fontana (1899 Rosario, Argentina – 1968 Comabbio) ne fa qualcosa di completamente nuovo: crea figure in cui le impronte della sue dita rimangono visibili. Il risultato sono forme i cui contorni sembrano essere in movimento perpetuo – come gli atomi che compongono la materia.
Dagli Anni Trenta infonde nuova vita alla ceramica in un vortice creativo che trascina la materia a superare la figurazione, raggiungendo quello che la critica vede come un’importante anticipazione del clima “informe” degli anni successivi. Alla forma si aggiungono i colori luminosi e cangianti delle ricche invetriature e i guizzi metallici che inducono la critica a scrivere di sculture che inglobano e comprendono la pittura. Nella mostra le opere seguono un percorso cronologico che illustra come il periodo “barocco” di Fontana, sincretismo di figurativo e astratto, sia stato un preludio dello spirito spazialista che caratterizzerà le sue opere dagli anni ’50: un tracciato che dalla “Vittoria Alata” del 1937 porta fino a un “Concetto Spaziale” in ceramica del 1963.
Nei dipinti di Ivan Seal (*1973 Stockport UK, vive a Berlino) la materia pittorica si condensa in segni a prima vista astratti, dai quali emergono forme o figure in ceramica o in porcellana. E’ come se tutta la rappresentazione del mondo passasse attraverso quest’altra forma artistica. La sua pittura crea ceramiche quasi spontaneamente, provenienti dai ricordi e dall’immaginazione dell’artista, come nel processo giocoso e aleatorio di un’improvvisazione musicale. In alcuni dipinti le pennellate generano uno straordinario senso di movimento, mentre in altri creano un effetto scultoreo, in cui si intravedono i riflessi luminosi delle smaltature vetrose della porcellana.
Data e Ora
12/05/2016 / 18:30 - 21:00
Luogo
Galleria Monica De Cardenas