Montoro12 Contemporary Art è felice di presentare I Will Shield You, una personale di Virginia Ryan nella quale saranno esposti per la prima volta una nuova serie di lavori. Questo gruppo di opere consiste in 15 sculture uniche, degli scudi che stanno ad intendere quello che l’artista percepisce come una crescente cultura della paura, paure reali (come il global warming) e paure immaginarie o instillate (come l’isla- mofobia nel mondo occidentale). Gli scudi hanno una funzione protettiva, ma sembrano anche a sim- boleggiare le nostre paure in un mondo in cui la migrazione e globalizzazione destabilizzano la tradizione e l’identità culturale e si risolvono in una non accettazione delle differenze.
Il titolo della mostra ha una valenza volutamente ambigua (chi è che protegge? Chi viene protetto? E da cosa?), l’idea dello scudo protettivo è anche la risposta dell’artista alla comune paura “dell’altro” che ha invaso la società, così come migranti e rifugiati hanno “invaso” l’Europa. Le strutture di potere e l’autorità sono messe in discussione, la compassione è implicita. Avendo vissuto e lavorato in Ghana e Costa d’Avorio per 15 anni, l’artista ha molto chiaro il concetto “dell’altro”, e il suo lavoro è molto influen- zato dalla sua lunga permanenza in Africa. Infatti alcuni scudi mostrano le caratteristiche colorazioni Afri- cane, mentre altri sono piu’ legati alla natura rurale Europea. Gli scudi di metallo sono ricoperti da miriadi di oggetti, lana grezza, oggetti trovati, pagine di libri, scritti, fotografie e tessuti che alle volte li ricoprono come con una rete annodata.
Dopo aver recentemente chiuso il suo studio in Costa d’Avorio, Virginia Ryan ha lavorato sugli scudi, nel- l’anno passato nel suo studio a Trevi in Umbria, il progetto ha richiesto un lungo tempo e grandi energie, ed il risultato è un affascinante lavoro ibrido che evoca diversi livelli di significato.
Gli oggetti sono avvolti in filo e nascosti (ad esempio, una pistola avvolta che allude alla violenza umana) o apertamente visualizzati sugli scudi (ad esempio la lana grezza che allude al calore protettivo ) . I fili che coprono molti degli scudi richiamano sia la rete (world wide web) di un ragno che i “dream catchers” i cui nodi servono per impedire all’ energia negativa di entrare. Ma il tempo è forse il principale ” ingre- diente” di questi scudi – il tempo di realizzarli e il tempo di svelare i molti strati di queste opere, che sem- brano continuare a crescere mano a mano che li studiamo.
Sono le fotografie delle persone (“l’altro”?) all’interno degli scudi che ci attraggo o ci respingono mentre ci avviciniamo ad essi. Durante il periodo della loro realizzazione questi scudi si sono trasformati in oggetti magici, potenti, entità a se stanti che allo stesso tempo ci proteggono e ci impongono di confrontarci con le nostre paure e i nostri pregiudizi. Realizzati a misura di individuo ci spingono a scoprire l”altro” che incorporano e trovandoci faccia a faccia a comprendere le nostre reazioni. Come un gruppo di guerrieri, gli scudi richiamano un esercito di pace e comprensione che parla di Europa e della sua relazione con ” Mother Africa”, della interconnessione di tutti gli esseri. La costante crescita, il movimento, la migrazione e il viaggio in grado di generare la comunicazione come una possibile soluzione ai nostri problemi globali più urgenti.
Nella mostra è anche compreso il forte lavoro “Voyager”, così come una serie di collage fotografici che mettono in relazione la nuova serie di lavori con la precedente “Mami Wata”, in mostra nella bipersonale Surfacing – Frédéric Bruly Bouabré e Virginia Ryan, presso il Lavatoio Contumaciale, dal 19 al 29 maggio 2016. La mostra resterà aperta fino al 25 giugno 2016.
Un catalogo della mostra con testi di Achille Bonito Oliva, Osei Bonsu e Ursula Hawlitschka, sarà disponibile nel mese di giugno.
Nata in Australia, Virginia Ryan è una artista multidisciplinare, ha studiato comunicazione visiva alla National Art School di Cranberry in Australia e art therapy al Queen Margaret’s college di Edinburgo, Scozia. Ha vissuto e lavorato in Egitto, Brasile, Scozia e Jugoslavia, ha passato la maggior parte degli ultimi 15 anni in Ghana e Costa d’Avorio, dove ha lavorato a stretto contatto con gli artisti Africani. Attualmente vive e lavora a Trevi in Umbria. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, comprese le Biennali di Dakar, Malindi e Venezia. Le mostre personali più recenti includono il Whitworth Museum di Manchester (2007), Il Museo d’Arte Moderna Palazzo Collicola, Spoleto (2008), Museo Pino Pascali, Polignano a Mare (2014), Centro d’Arte Contemporanea Trebisonda, Perugia (2014) ed il Museo de la Patrimoine, Grand Bassam, Costa d’Avorio (2015).
Data e Ora
12/05/2016 / 18:30 - 20:30
Luogo
Montoro12
Tel. 0668308500
info@montoro12.it
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