Fernando De Filippi torna a Martina Franca dopo le mostre personali del 1980 e 1983, e per questa nuova personale ha realizzato Arte e Ideologia un lavoro site specific. Le parole “Arte” e “Ideologia” bruciano sulla terra e su una lastra di ferro lasciando solo tracce che alludono alla trasformazione e al cambiamento di stato, non solo dal punto di vista di fenomeni fisici e fisiologici ma anche dal punto di vista emotivo ed esistenziale. Come per testi sulla spiaggia i meccanismi linguistici sono velocemente annullati. Il contatto – la funzione comprensiva, la volontà e lo sforzo necessari a capire e far capire – si riduce nel rifiuto del contatto, nell’annullamento del messaggio (parlare per non essere compresi). Il rapporto tra mittente e ricevente si riduce alla stessa persona o al gruppo che vive l’azione, che funziona nello stesso tempo da autore e spettatore unico dell’azione, determinando così un alternarsi e un confondersi dei ruoli. La negazione del segno/parola destina il messaggio e le sue potenziali possibilità linguistiche, alla clandestinità, negandosi come destinazione consueta e attivando nel contempo nuove possibilità di comunicazione. Il Fuoco è l’elemento che, mediante la sua energie, il suo perenne movimento, rende possibile ogni trasformazione, ogni cambiamento di stato e di forma tramutando il ponderabile in imponderabile, il materiale in immateriale.
“Arte e Ideologia” costituiscono probabilmente l’essenza della totalità del lavoro di De Filippi e Ars is Ideology è anche il titolo del lavoro pubblicato il 22 marzo 2015 sulla copertina de “La Lettura” il supplemento del “Corriere della Sera”. In quell’occasione l’artista ha realizzato una grande affissione sulla statua di Napoleone di Antonio Canova nel cortile dell’Accademia di BelleArti di Brera (di cui De Filippi è stato direttore dal 1991 al 2009) « che è soprattutto un monito : guardare criticamente il sistema dell’arte ma, al tempo delle crisi delle ideologie, fare attenzione a non diventare tutti dei fragili naufraghi» (Gianluigi Colin).
In mostra a Martina Franca anche una selezione dei suoi lavori storici, dalle Trascrizioni e gli Slogan degli anni Settanta ai Miraggi degli anni Ottanta. Le opere sono realizzate con diversi linguaggi – pittura, fotografia, film, manifesti, striscioni pubblicitari – provengono da cicli diversi, strettamente connessi tra loro e alle fasi storiche in cui sono state realizzate. Nelle Trascrizioni dopo un lungo periodo di studio ed esercizio, De Filippi ha trascritto per due anni consecutivi (1975-1976) i testi di Lenin in cirillico, imitando la grafia del leader sovietico. Qui il gesto ha un valore concettuale e mette insieme i significati impliciti delle parole di Lenin la scrittura e la grafia, che finisce per acquisire un valore formale e astratto.
Il meccanismo della parola e della sua cancellazione affiora anche nella documentazione fotografica originale del lavoro Tra esibizione e occultamento (1976) realizzato sulle spiagge della Sardegna e della Francia. De Filippi scriveva sulla sabbia i testi sull’arte di Carlo Marx, utilizzando delle formine, ma immediatamente dopo le parole erano cancellate dalle onde del mare. Tutto finiva nel nulla, segno che la grande illusione politica e collettiva degli anni Sessanta e Settanta stava scomparendo.
Anche la serie degli Slogan presenta frasi estrapolate dagli scritti sull’arte di Marx e di Engels. Sono grandi manifesti che De Filippi affiggeva nelle metropolitane e nelle piazze, in Italia, a New York, Lisbona, Parigi utilizzando i canali riservati alla comunicazione pubblicitaria. L’affissione subiva un processo di cancellazione determinato dal succedersi di altri manifesti, dalla gestione delle immagini che nascono, si sovrappongono e si cancellano e come quelle del mare e del fuoco, sfuggendo ad ogni controllo.
La parola affiora anche nella serie dei Miraggi, con due grandi lavori acquerellati La Ziqqurat (1981) e Il Tempio (1983) con cui De Filippi ritorna alla pittura. È una privatizzazione del gesto con la carta e la tela al posto della sabbia. L’idea si riconnette al lavoro dell’autore prolungando la fase operativa e riscoprendo un rapporto autobiografico tra il mittente del messaggio e gli strumenti della pittura.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo con un testo critico di Marina Pizzarelli e un’intervista di Marinilde Giannandrea.
Data e Ora
11/06/2016 / 19:00 - 22:00
Luogo
Fondazione Carrierinoesi