La Galleria Umberto Di Marino è lieta di presentare Every breath you take, mostra collettiva con Eva Papamargariti, Giulio Scalisi e The Cool Couple a cura di Alberta Romano. Every breath you take vuole costruire un percorso attraverso le varie forme che la manipolazione della realtà può assumere. I lavori di Giulio Scalisi, The Cool Couple ed Eva Papamargariti indagano rispettivamente tre sfere della quotidianità: la politica, la gestione dei segnali e delle comunicazioni e la natura, delineandone le caratteristiche, gli sviluppi e le implicazioni sociali, culturali e politiche di ognuna. Giulio Scalisi presenta negli spazi della galleria Fontana Infinita, un progetto che si articola attraverso un’installazione site-specific e un nuovo lavoro audio-video. Attraverso la rievocazione di un consesso fittizio, l’artista mette in scena una metafora, volutamente semplificata, sull’organizzazione politica e sociale attuale dei nostri paesi. Scalisi dà vita a personaggi e dialoghi dalla forte caratterizzazione identitaria, ponendo una particolare attenzione sull’ossessione occidentale per il consumo e per il possesso di tutto ciò che è altro da noi. Anche The Cool Couple presenta per questa occasione un progetto totalmente inedito. Il loro lavoro Way out si concentra su un dispositivo, sconosciuto ai più, in grado di interrompere qualsiasi tipo di trasmissione entro un’area definita: il jammer, ovvero un disturbatore di frequenze. Dimostrandone le potenzialità, lavorando sull’estetica dell’oggetto e sulla sua presentazione, ma soprattutto esplicitandone le restrizioni in ambito giuridico, l’operazione di The Cool Couple apre la discussione attorno a un tema delicato come quello del controllo e della manipolazione dei segnali e delle comunicazioni ad opera di un ristretto numero di persone ed enti governativi. Eva Papamargariti infine presenta per la prima volta in Italia la sua video installazione Precarious Inhabitants. L’artista greca, il cui lavoro è stato presentato anche all’ultima biennale di Atene, porta avanti da anni una ricerca sul rapporto tra naturale e artificiale, organico e inorganico, umano e tecnologico. Nel suo lavoro creaturenaturali enon si incontrano, si inseguono, studiandosi e cercando di definirsi a vicenda. In Precarious Inhabitants le tracce lasciate dalla natura, nel corso della sua evoluzione, sono ormai diventate le strade da percorrere per lo sviluppo, sempre più perfezionato, di nuovi scenari artificiali. Attraverso il percorso della mostra l’attenzione viene posta su tematiche più che mai attuali, filtrate dalla sensibilità di tre giovani artisti contemporanei. In un periodo storico in cui la democrazia assume, in maniera sempre più sfacciata, i contorni di una demagogia che porta avanti le proprie campagne politiche attraverso i social network (si veda il caso Cambridge Analityca o l’utilizzo di Facebook da parte dell’attuale presidente delle filippine Rodrigo Duterte), sarebbe imprudente non fermarsi a riflettere sulle dinamiche politiche che regolano gli attuali governi e che sembrano sistematicamente escludere i cittadini dalle proprie decisioni, dando però agli stessi una piena illusione di potere. Allo stesso modo una conoscenza più approfondita delle tecnologie esistenti e del loro utilizzo, spesso autorizzato solo a un ristretto numero di persone, potrebbe suscitare una maggiore consapevolezza circa la diffusione e la gestione dei propri dati e una più attenta scelta delle apparecchiature a cui si è soliti affidarsi. Ad esempio i jammer che si trovano facilmente in commercio, seppur illegali, sono di gran lunga meno pericolosi e potenti dei jammer utilizzati per scopi strategico-militari usati per lo più per intercettazioni e disturbi radar su larga scala.
Tuttavia, anche l’alterazione della realtà è qualcosa di ormai già in atto, basti pensare ai numerosi esperimenti che ogni giorno si susseguono sulla manipolazione audio e video. Un esempio possono essere i GAN (generative adversarial networks) ovvero una classe di algoritmi di intelligenza artificiale usati nell’apprendimento automatico per riprodurre audio e immagini in maniera sempre più fedele. Ian Goodfellow, uno degli sviluppatori di questa tecnologia, che lavora attualmente nel team di ricerca scientifica di Google Brain, ritiene possibile che in meno di tre anni circoleranno liberamente video completamente falsi e totalmente plausibili generati attraverso l’utilizzo di questa tecnologia. La questione, quindi, non è più se, ma quando. Alla luce di questi fatti sembra dunque essenziale ribadire, attraverso lo sguardo di tre giovani artisti, la centralità di riflessioni di questo tipo, al fine di sollecitare domande e iniziare ad avanzare delle risposte. In quanti modi la nostra realtà può essere alterata? Fino a che punto la manipolazione della realtà è in grado di influenzare permanentemente la nostra visione delle cose, convincendoci che questo cambiamento non stia avvenendo? Stiamo davvero facendo qualcosa per impedirlo? Ma soprattutto, cosa vuol dire oggi essere indipendenti? Il leitmotiv che unisce i lavori dei tre artisti sembra essere, dunque, il controllo costante che sovrasta la nostra quotidianità e, in tal senso, il titolo della mostra è una citazione non letterale del famoso brano dei The Police. In questa occasione la canzone viene riletta in chiave metaforica per tentare di trasmettere quel senso di claustrofobia e onnipresenza che domina la nostra epoca, in cui nulla sembra più appartenerci davvero.
Data e Ora
18/12/2018 / 19:00 - 21:30
Luogo
Galleria Umberto Di Marino