Dear Michael, from Edgecombe to Qumalai, alla galleria Michela Rizzo, è la seconda occasione in cui Michael Hoepfner e Antonio Ro- valdi realizzano una mostra insieme: la prima si era svolta a Prato nel 2010 al Magazzino 1b, aveva un titolo un po’ impronunciabile, Shorakkopoch, e celebrava l’incontro tra i due artisti che si erano co- nosciuti a New York quando si trovavano in residenza presso l’ISCP.
Shorakkopoch era anche il titolo di un lavoro a quattro mani, un video che documentava una lunga camminata che Rovaldi e Hoe- pfner avevano intrapreso dandosi la mano (uno era bendato, l’altro indossava delle cu e che gli impedivano di percepire i rumori della città), lungo la Broadway da Wall Street sino all’estremità settentrio- nale di Manhattan, dove si trova, appunto, Shorakkopoch, che è poi il nome indiano di Inwood Park, un luogo che sulla mappa sembra proprio ciò che quel nome signi ca, “un angolo tra due spigoli”.
La camminata verso Shorakkopoch fu per Antonio e Michael un viag- gio a ritroso nel tempo, da un luogo simbolo della città verso la ne della metropoli, un approdo a una dimensione di wildness che en- trambi gli artisti, da sempre e in forme diverse, cercano nei loro lavo- ri. In un certo senso Shorakkopoch era per loro l’inizio del paesaggio.
Di quella mostra, oltre al video, facevano parte i ‘paesaggi strappati’ di Rovaldi – foto trovate su vecchie riviste e libri illustrati che l’artista strappava e poi ricomponeva con precisione in modo che lo strappo centrale entrasse a far parte dell’immagine – e un grande intervento di Hoepfner, una specie di tenda, realizzata con semplice lo e nastro adesivo, che si espandeva in tutto lo spazio tenendo insieme le opere in mostrache,pureterogenee,sembravanofarpartediununicoracconto.
Dear Michael, from Edgecombe to Qumalai, è idealmente la prosecuzione di quella mostra e di quella camminata: la ri- presa di un dialogo a distanza – le cui estremità sono proprio quei due luoghi lontani indicati nel titolo – e la veri ca di nuo- ve possibili convergenze e interessi comuni dopo più di sei anni.
Michael Hoepfner da qualche tempo vive a Vienna, ma, con uno zaino, una tenda e qualche taccuino, continua a fare lunghi viaggi a piedi in territori deserti, lontani e di con ne (tra Cina e Tibet, e di recente anche nell’Europa mediterranea e balcanica) che sembrano resistere alla globalizzazione o dove sono possibili altre forme di vita antropica. Durante questi viaggi la solitudine di Michael è totale.
Data e Ora
25/09/2016 / 18:00 - 22:00
Luogo
Galleria Michela Rizzo