Da una fascinazione per la moda e l’architettura, di cui Milano è capitale riconosciuta a livello internazionale, nasce il progetto espositivo di Dan Graham, che per la seconda mostra da Francesca Minini mette in dialogo opere video, testi e disegni affiancati dai suoi over-sized model pavilion.
Pioniere dell’arte concettuale, Dan Graham esordisce negli anni Sessanta con atti performativi, accompagnati da opere site-specific, film e video installazioni. La sua ricerca da sempre è affiancata da un’intensa pratica di scrittura, iniziata con le prime opere concettuali pubblicate su numerose riviste, fino ad arrivare ai testi di analisi sociale e culturale caratterizzati da un particolare interesse per la musica e la cultura pop.
Negli anni Settanta il lavoro dell’artista evolve verso un’indagine delle interazioni sociali e dei confini tra lo spazio pubblico e quello privato, attraverso padiglioni e progetti architettonici che raggiungono fama internazionale. Partendo dal concetto di intersoggettività, i padiglioni di Dan Graham creano degli spazi dialettici in cui il fruitore è contemporaneamente attore e spettatore, in un continuo gioco di riflessi e trasparenze. In questa dinamica di immagini che si sovrappongono, emerge l’esigenza di volgere lo sguardo oltre, di proiettarsi verso l’esterno, sia che si tratti di un paesaggio naturale, urbano o di uno spazio espositivo.
Concepiti come opere scultoree, gli over-sized model pavilion dialogano con i disegni, i collage e gli scritti pensati per il progetto della boutique londinese di Liza Bruce.
Pioniere dell’arte concettuale, Dan Graham esordisce negli anni Sessanta con atti performativi, accompagnati da opere site-specific, film e video installazioni. La sua ricerca da sempre è affiancata da un’intensa pratica di scrittura, iniziata con le prime opere concettuali pubblicate su numerose riviste, fino ad arrivare ai testi di analisi sociale e culturale caratterizzati da un particolare interesse per la musica e la cultura pop.
Negli anni Settanta il lavoro dell’artista evolve verso un’indagine delle interazioni sociali e dei confini tra lo spazio pubblico e quello privato, attraverso padiglioni e progetti architettonici che raggiungono fama internazionale. Partendo dal concetto di intersoggettività, i padiglioni di Dan Graham creano degli spazi dialettici in cui il fruitore è contemporaneamente attore e spettatore, in un continuo gioco di riflessi e trasparenze. In questa dinamica di immagini che si sovrappongono, emerge l’esigenza di volgere lo sguardo oltre, di proiettarsi verso l’esterno, sia che si tratti di un paesaggio naturale, urbano o di uno spazio espositivo.
Concepiti come opere scultoree, gli over-sized model pavilion dialogano con i disegni, i collage e gli scritti pensati per il progetto della boutique londinese di Liza Bruce.
Ulteriore importante legame con il mondo della moda è il padiglione realizzato per la sfilata di Céline a Parigi durante la settimana della moda del 2017. In mostra, il video del défilé evidenzia come il corpo in movimento delle modelle segua la sinuosità dei suoi vetri semi-specchianti e delle pareti traforate.
Nell’ultima sala della galleria, il video Don’t Trust Anyone Over 30. Il lavoro, originariamente presentato come un vero concerto rock’n’roll di marionette, è ambientato negli anni Settanta, quando il movimento hippie si spostò dalle campagne per andare a popolare le città. Per Dan Graham quest’opera rappresenta lo strumento di condivisione per tutti i nonni e i padri dell’epoca hippie che desiderano trasmettere ai loro nipoti e figli i ricordi del fermento culturale di quegli anni.
Nell’ultima sala della galleria, il video Don’t Trust Anyone Over 30. Il lavoro, originariamente presentato come un vero concerto rock’n’roll di marionette, è ambientato negli anni Settanta, quando il movimento hippie si spostò dalle campagne per andare a popolare le città. Per Dan Graham quest’opera rappresenta lo strumento di condivisione per tutti i nonni e i padri dell’epoca hippie che desiderano trasmettere ai loro nipoti e figli i ricordi del fermento culturale di quegli anni.
Domenica 17 marzo in tarda mattinata, il Salone d’Onore della Triennale Milano ospiterà una conversazione tra Dan Graham, Paola Nicolin e Luca Cerizza. La discussione riguarderà i legami tra l’arte e le istituzioni, e la loro evoluzione attraverso interventi in spazi pubblici come parchi e giardini nel tessuto urbano.
Dan Graham è nato in Urbana, Illinois (USA) nel 1942 e vive e lavora a New York (USA). Il suo lavoro è stato esposto al Red Brick Museum, Pechino, China (2017); Museum of Contemporary Art, Zagreb, Croazia (2017); Columbus Museum of Art, Columbus, Ohio, USA (2016); MAMO, Marseille, Francia (2015); ETH Zurich, Svizzera (2015); Turner Contemporary, Margate, Regno Unito (2014); Kunstmuseum Sankt Gallen, St Gallen, Svizzera (2011); Center for Contemporary Art, Kitakyushu, Giappone (2010); Museum of Contemporary Art, Los Angeles, Stati Uniti (2009); Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, Italia (2006); Museu Serralves, Porto, Portogallo (2001); Museum of Modern Art, Oxford, Regno Unito (1997); Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (1993); Kunsthalle Berne, Bern, Svizzera (1983); e il Renaissance Society, University of Chicago, Chicago, Stati Uniti (1981). Ha partecipato a dOCUMENTA 5, 6, 7, 9 e 10, Kassel, Germania (1972, 1977, 1982, 1992, 1997) ed esposto alla Biennale di Venezia, Italia (1976, 2003, 2005). Ha ricevuto molti premi tra cui il Coutts Contemporary Art Foundation Award, Zurigo, Svizzera (1992), il French Vermeil Medal, Parigi, Francia (2001) e nel 2010 è stato premiato dall’American Academy of Arts and Letters, New York, Stati Uniti.
Opening March 16, 2019 12am
Until May 4, 2019
FRANCESCA MININI
Via Massimiano 25 20134 Milano – Italia T. +39 0226924671
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Data e Ora
16/03/2019 / 12:00 - 14:00
Luogo
Francesca Minini