“La profondità è la pelle” (Paul Valery)
Il lavoro di Dacia Manto si è da sempre confrontato con il mondo naturale osservato nei suoi aspetti di crescita incontrollata, entropia, horror vacui e nel rapporto tangente, complesso e contraddittorio che viene a instaurare con il mondo umano. Se per l’uomo la natura è divenuta elemento separato dalla civiltà, confine invalicabile rispetto all’habitat cittadino, o scenografia per incursioni eccezionali in un ambiente considerato selvaggio, con le sue opere Dacia Manto ricorda l’intima appartenenza della specie umana a quel mondo naturale che l’uomo cerca quotidianamente di modificare e controllare.
Alla Paolo Maria Deanesi Gallery viene presentato un importante corpus di lavori recenti, parte di un articolato progetto sui lupi grigi su cui l’artista concentra le sue ricerche da più di tre anni. Il lupo, simbolo e memoria dell’essere animale dell’uomo, strano anello di congiunzione tra un ostile mondo naturale incontrollato e un rassicurante mondo civile sottoposto alla misura umana, è da secoli animale archetipico dell’immaginario montano, e genera reazioni contrastanti: temuto, cacciato, ammirato e rispettato. Nel progetto di Dacia Manto, la pelle del lupo, superficie ipersensibile, si trasforma in simbolo del rapporto tra individuo e territorio, e il lupo diventa una soglia che permette all’uomo di entrare a contatto con la dimensione sensoriale e sfuggente del bosco. Per l’artista milanese, che da anni ha scelto di vivere sugli Appennini emiliano-romagnoli, a stretto contatto con territori marginali e selvatici, in cui porta avanti la sua ricerca sugli habitat e gli ecosistemi, “il corpo del lupo è la pelle della pittura, una pelle preziosa, fragile, tenace. Desiderata e nascosta, temuta e cacciata, attraente e insidiosa. Una pelle che porta traccia delle lotte, dei rovi, e in cui il bosco imprime il suo segno”. “Il lupo è il suo territorio di cui conosce perfettamente ogni anfratto, ogni rifugio, ogni altro abitante. Il lupo è il paesaggio da lui abitato, il lupo è il bosco, la sua mappa profonda e sensibile”.
La personale alla Paolo Maria Deanesi Gallery costituisce un singolo punto nell’ideale costellazione di eventi che vedono al centro i lavori di Dacia Manto: dal 20 al 28 maggio 2017 il video Omphalina (2009) è stato proiettato nell’importante spazio della Sala del Refettorio dei Musei San Domenico di Forlì, e dal 25 maggio fino al 5 luglio 2017 la mostra personale di Dacia Manto Gorgoscuro, sarà visitabile presso la Galleria Marcolini di Forlì.
Dacia Manto si è a lungo dedicata — attraverso video, installazioni, disegni e performance — a una personale ricerca e mappatura del paesaggio e dello spazio naturale, con particolare interesse per i territori fluviali e palustri, residui di boschi planiziari, periferie semiselvatiche. Documenti poetici in cui si riflette il suo sguardo sulla natura, i suoi lavori sono opere aperte e precarie, in cui la pratica dell’artista si intreccia con lo studio della botanica e delle scienze naturali. Dacia Manto ha esposto presso istituzioni museali pubbliche come il Pav di Parco d’Arte Vivente a Torino, il Mar di Ravenna, il Mart di Rovereto, il Mac di Lissone, la Fondazione Remotti, la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, la Galleria Civica di Trento, il MAGA di Gallarate, il Museo della Città di Rimini, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il PAC di Milano, La Strozzina – Centro di Cultura Contemporanea di Firenze, il Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne, la Biennale di Poznan, e in un progetto di Arte Pubblica per Tusciaelecta. Nella mostra personale alla Galleria Marcolini l’artista presenta un’ampia ricognizione sulla sua pratica artistica, la prima in uno spazio privato in Emilia-Romagna.
Data e Ora
15/06/2017 / 18:30 - 20:00
Luogo
PAOLO MARIA DEANESI GALLERY