Istituto Svizzero presenta “Chaussures italiennes”, la prima mostra personale in Italia dell’artista Sylvie Fleury.
L’approccio di Fleury consiste in un’iniziale rappresentazione di una forma caratteristica che viene successivamente arricchita, ingrandita e sviluppata attraverso l’uso di diversi media. La forma, il colore e il graphic design di scarpe, rossetti, carrelli della spesa o delle riviste di moda diventano sistemi visivi di rappresentazione indipendenti e a sé stanti, entrando così in un nuovo ambito estetico.
Le opere di Sylvie Fleury re-inventano costantemente le nostre relazioni con le opere d’arte sfruttando un intelligente senso della messa in scena: un atto di rimozione di segni e oggetti, una deviazione di significato dei codici, prospettive o stili di vita e una forte evocazione del corpo tra presenza, perdita e assenza, intrattenendo una particolare relazione con lo spazio.
Mediante l’offuscamento dei confini tra arte e moda, il suo intento non è quello di aprire il mondo dell’arte a quello della moda, ma piuttosto di sottolineare le differenze fra i due: non si può vivere un’esperienza estetica osservando la moda. Gli oggetti, come le opere, chiamano in gioco l’intelletto e, allo stesso tempo, ci invitano a riflettere su cosa significhi il processo cognitivo della comprensione stessa.
In tal senso, i lavori di Fleury non sono un’appropriazione ma piuttosto una personalizzazione, nel senso che viene aggiunto qualcosa: “[…] oggigiorno il readymade è diventato un’opzione veramente aperta per gli artisti. Ci sono così tanti modi diversi per creare un readymade”, dice l’artista.
Il titolo della mostra è connesso, seppur non limitato, a un importante lavoro intitolato Retrospective: si tratta di una scarpiera nella quale l’artista ha inserito le sue scarpe con tacco alto più stravaganti, indossate durante i vernissage e le sue performance riepilogando, in parte, l’idea alla base della mostra.
Per la sua personale a Roma, Sylvie Fleury occuperà le sale espositive fino a giugno, con Retrospective e altri lavori provenienti dalla sua prolifica produzione: opere realizzate appositamente per la mostra convivono insieme ad altre tra le più rappresentative. Sarà anche un’occasione per il pubblico di vedere il suo lavoro Miracle: un neon viola di grandi dimensioni installato nella Villa nel 2016, che ha illuminato ed emozionato il pubblico romano per tre anni.
Sylvie Fleury è nata nel 1961 a Ginevra, dove vive e lavora. Ha tenuto mostre personali presso istituzioni artistiche internazionali a partire dai primi anni ’90, tra cui la Neue Galerie am Landesmuseum, Graz (1993); Le Consortium, Dijon (1994); il MAMCO, Ginevra (1996 e 2008); il Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo (1998); il Kunstmuseum Sankt Gallen (2000); il Museum für Neue Kunst/ZKM, Karlsruhe (2001); Le Magasin, Grenoble (2001); e il CAC Málaga (CAC Málaga (2001).
Ha partecipato a numerose mostre collettive in tutto il mondo e all’esposizione “Aperto” alla Biennale di Venezia nel 1993 e alla Biennale di San Paolo nel 1998. Le sue opere sono incluse in collezioni pubbliche come il Museum of Modern Art di New York; il ZKM Center for Art and Media, Karlsruhe; Daimler Contemporary, Berlino; il Migros Museum für Gegenwartskunst, Zurigo; il MAMCO, Ginevra; e il Museum of Applied Arts/Contemporary Art, Vienna e il Bass Art Museum, Miami.
Sylvie Fleury ha ricevuto nel 2018 il prestigioso premio svizzero Meret Oppenheim.
H18:30
Entrata: Via Ludovisi 48
Data e Ora
28/03/2019 / 18:30 - 21:00
Luogo
Istituto Svizzero di Roma