La mostra si chiama White noise, Rumore bianco come il romanzo di Don DeLillo pubblicato nel 1985. E il titolo è lo stesso della grande opera che ci accoglie nella prima sala della galleria Peola. Un Botto&Bruno, senza dubbio – loro hanno quel tocco, un modo di “costruire l’immagine come se dipingessimo” irripetibile e inconfondibile – ma nello stesso tempo un’opera inedita per loro, apparentemente diversa dalle precedenti. È come se avessero allargato il punto di vista e ciò che prima era in primo piano si è allontanato, moltiplicando le immagini. Però te le devi andare a cercare dentro questo paesaggio apocalittico abitato dall’invenzione letteraria della nube tossica che sconvolge le vite di Jack, professore universitario, della sua famiglia e della sua città dove tutto sembrava andar bene perché gli eventi si succedevano sempre uguali, anno dopo anno. Quando Botto&Bruno mi hanno mandato l’immagine di questo quadro ho fatto proprio così: ho messo lo zoom allo sguardo per scrutare ogni angolo di questo mondo in decomposizione. E ho scovato oggetti che appartengono al mondo dei due artisti, perché provengono dai luoghi che compongono la scenografia delle periferie del mondo. E queste, come sappiamo, si assomigliano tutte. Ecco la radio con i suoi altoparlanti, costruzioni di ruote di gomma per automobili, autobus fermi da chissà quando, macchine bruciate, case di lamiera, silos, gru, rovine, una tastiera, massi accatastati, piccoli e grandi esplosioni, frammenti di uomini e di donne di cui possiamo vedere solo una parte del corpo, mai il viso (e questo è tipico della coppia di artisti: celare sguardi, espressioni). Poi ci sono le parole, un bianco e nero chiamato a smorzare o a esaltare toni e timbri.
Ulteriori informazioni
Data e Ora
04/11/2017 / 16:00 - 19:00
Luogo
Galleria Alberto Peola