La mia Chieti (ovvero delle origini) è il nome del ciclo pittorico che Angelo Mosca dedica alla sua città natale, Chieti, dove è nato il 24 marzo del 1961. Questo ciclo raccoglie 15 dipinti ad olio alcuni su tela, altri su carta, realizzati dall’artista nel corso del 2015 a Londra, nel suo studio all’East End. Egli qui ha vissuto e lavorato per quindici anni e questo luogo ha rappresentato per lui una tappa fondamentale nel percorso di crescita personale ed artistica che ha intrapreso.
Artista ed intellettuale cosmopolita, curatore e propulsore di dibattiti, Angelo Mosca affronta in questa mostra dal sapore intimo un tema a lui molto caro, quello delle proprie origini culturali e della propria educazione sentimentale e visiva. Continuamente in movimento, e avendo vissuto per molto tempo in diverse metropoli europee e non, lo sguardo di questo pittore nei confronti della propria città è disincantato ma vivido: i ricordi di bambino e adolescente che ripropone affermano un senso di appartenenza ad una realtà urbana che nel passato vissuto dall’artista era viva e brulicante di esperienze di vita e che ora invece è in uno stato di dissolvenza e quasi abbandono.
Nonostante le traslucenze e le sovrapposizioni di tinte chiare e morbide a segni forti e decisi, si evince chiaramente in questi quadri (grazie anche alla precisione con cui nella didascalia l’autore individua geograficamente i luoghi ritratti) la struttura architettonica di edifici e panorami urbani che hanno segnato in maniera indelebile la sua mente così come la luce impressiona la pellicola. Linee e prospettive antiche riproposte con un linguaggio, quello pittorico di Mosca, che non è mai nostalgico ma provocatoriamente di denuncia di una precisa situazione culturale che l’artista non può accettare.
Chieti è una città ancor più antica di Roma. Strato su strato, come in molte altre città italiane preromaniche, passeggiando tra le vie semi deserte, possiamo sentire la storia pulsare sotto i piedi e vedere chiaramente come il passato, epoca dopo epoca, ha creato luoghi e realtà architettoniche che hanno rivestito un ruolo fondamentale per gli uomini che la abitavano, definendone l’identità per secoli ma che ora sono come ombre di ciò che furono, vuoti di contenuti ma pieni di memoria.
Angelo Mosca ne La mia Chieti (ovvero delle origini) ripercorre “luoghi e situazioni che gli appartengono profondamente, storicamente e ancestralmente”, come afferma nel testo Tutto in una notte che accompagna il catalogo edito da Collana Pondus, e li descrive con occhi velati di tenera malinconia ma con l’intento di portarci a riflettere sul rapporto esistente tra la nostra identità reale, le nostre radici ed il nostro territorio.
Scrive così nel suo testo: “C’era un fondaco in piazza del Teatro Vecchio sul Corso dove vendevano la legna. Un androne stretto, buio ed angusto ma con dei profumi indimenticabili. Il nonno sceglieva il taglio, la stagionatura, la forma; studiava ogni ciocco e più si andava verso il fondo e più era buio e più intenso il profumo della legna. La sera aspettavamo che ce la portassero a casa e la sistemavamo nella nostra cantina una per una, una sull’altra, la più fresca dietro, la più stagionata davanti.”
Un vissuto, quello di Mosca a Chieti, che lo tiene fermamente ancorato al ricordo, come sospeso, ma che ha urgenza di essere rielaborato, di tornare a vivere al passo con i tempi. Chieti come bene comune, come metafora di tutte le città italiane quindi, e della necessità di recuperare le straordinarie ricchezze che ci circondano Angelo Mosca ne fa una missione intellettuale molto seria.
Michele Tocca nel testo Being Pirandello. Una storia in una mostra, pubblicato nel catalogo Angelo Mosca. Me e Pirandello (2017) afferma “Ogni mostra diventa, quindi, un’estensione di quanto accade nel quadro: è un’azione, un vero e proprio happening per ripensare cosa sia necessario alla pittura e quale sia la sua relazione con la realtà, nei confronti del mondo. […] non è altro che un modo per ri-delineare il rapporto tra arte e vita, arte e la sua rappresentazione, interpretazione, condivisione e veicolazione.”
Lo scorrere del tempo, il continuo processo di trasformazione globale e la dimenticanza degli uomini hanno portato ad una reale dissolvenza dei centri storici. Angelo Mosca sente la responsabilità dell’artista come ponte, tramite tra la vita, il bello e l’arte, e si prodiga affinché questo grave problema culturale venga affrontato dagli artisti in primis, ma da tutta la comunità.Il bello che fin dall’antichità ha rappresentato uno dei tre generi supremi di valori, assieme al vero e al bene, non può essere abbandonato a se stesso perché in questo mondo moderno e veloce pare lento e sfocato, ma riecheggiando nella voce degli artisti chiede di poter dare un senso al contemporaneo e di guardare al futuro senza timore.
Angelo Mosca – La Mia Chieti (ovvero delle origini)
a cura di Daniela Pietranico
dal 24 Marzo 2018 al 28 Aprile 2018
aperto tutti i giorni dalle 18 alle 21
chiuso lunedi e martedì.
Museolaboratorio Città Sant’Angelo – Pescara
Inaugurazione Sabato 24 Marzo 2018
ore 18.30 Presentazione catalogo (Collana Pondus 100 Copie, progetto ideato da Massimo Kaufmann e Silvia Barbieri) a cura di Alberto Mugnaini, con testi di Angelo Mosca, Alberto Mugnaini e Daniela Pietranico, 2018.
ore 21.30 Performance THE KING TONGUE (blues / post rock / punk band) :
Bruno Cover (batteria, percussioni), Gino Lucente (chitarra e voci), Michele Robecchi (chitarra, voci, armonica) www.kingstongue.com
Data e Ora
24/03/2018 / 18:00 - 21:00
Luogo
Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi