Dopo aver partecipato al Premio Artivisive San Fedele ed averne vinto l’edizione nel 2014, Andrea Francolino (Bari, 1979) presenta, negli spazi del Centro San Fedele, una mostra personale dal titolo
Intra materia Natura infinita dedicata all’idea di crepa, di frattura, di ferita. Tale riflessione attraversa trasversalmente diverse forme disciplinari con la libertà che solo un artista può concedersi: estetica, etica ed ecologia vengono assunti come ambiti privilegiati di indagine.
Nella ricerca di Francolino la crepa – sotto forma di intervento nello spazio o di opera bidimensionale articolata su più elementi – diviene elemento cardine attraverso cui attribuire senso a polarità opposte quali il caso e la necessità, il vuotoe il pieno, il passato e il futuro, la maceria e la rovina. Francolino –
attraverso installazioni fatte di terra, cemento, foglia d’oro e vetro – attiva un dispositivo capace di trasformare la maceria, la macchia, la lacuna in frammento, reperto, rovina: la crepa diviene, sotto il suo sguardo demiurgico, portatrice di senso e di speranza, promessa stessa di futuro.
Ma come avviene questa transizione? Certamente non ogni crepa nel costruito, ogni frattura nell’oggetto ha lo status e la dignità di rovina. Non basta che la funzione prima sia corrotta, non è sufficiente che si verifichi un semplice venire meno di una configurazione originaria, piuttosto il frammento deve avere il sopravvento sul compiuto, l’assenza evocata farsi più intensa della presenza materiale: la ferita traguardare un vuoto che sia pregno di senso. La crepa deve aprire a infinite potenzialità di futuro.
Secondo quali precise modalità viene data evidenza al vuoto nelle opere dell’artista? La variazione di vuoto e pieno, pur nella pluralità dei mezzi impiegati, riesce nell’intento di conferire dinamismo armonico all’immagine e fare vibrare l’assenza. Un vuoto, quello messo in scena da Francolino che è fisico e metafisico, ma anche psicologico e interiore: sa incorniciare passioni e stati d’animo. In equilibrio tra segreta riflessione interiore, meditazione sulla storia e consapevolezza del presente, la ferita si riscatta finalmente da immagine di dolore e fallimento. L’artista rovescia il luogo comune di partenza mostrandoci il vuoto che traspare dalla frattura come apertura di nuove possibilità, pluralità di potenzialità possibili.
Carica di una sua eticità ambientale ed esistenziale, la ricerca di Francolino ci ricorda che tutto potrebbe
cambiare da un momento all’altro, che le cose sono state e saranno diverse, e tuttavia questa vulnerabilità può rivelarsi una forza. La condizione imprescindibile è tuttavia che vengano autenticamente esperiti i passaggi necessari: la maceria divenga rovina, il pieno riveli il vuoto, la ferita
non venga celata.
Fondamentale, inoltre, nell’opera di Francolino è l’attenzione alla dimensione ecologica: sia le imprevedibili forze naturali che gli esiti nefasti della tecnica concorrono a comprometterne l’equilibrio annullando ogni distinzione tra le cause. È proprio nell’atto di esibire la ferita della natura, di non celarla in alcun modo all’occhio umano che questa trova la sua forza e la dona a chi la osserva. La sua vulnerabilità aiuta a collocare l’individuo nel tempo, a mantenere memoria e continuità tra intervalli temporali che, nel presente contemporaneo, appaiono troppo spesso isolati.
Data e Ora
21/11/2018 / 18:30 - 20:30
Luogo
Spazio Aperto San Fedele
02/86352233
sanfedelearte@sanfedele.net
http://www.centrosanfedele.net