Il terzo appuntamento di ALTI PIANI si terrà mercoledì 5 giugno dalle 18 alle 22 e aprirà le porte di due appartamenti al terzo e quarto piano di Via Andreas Hofer 36 a Bolzano per presentare i lavori di Fabrizio Prevedello (interno n. 8 Riba-Polizzi) e Giorgia Severi (interno n. 9 Farneti).
La mostra è in collaborazione con le gallerie di riferimento degli artisti presentati – Cardelli & Fontana, nel caso di Prevedello, e Studio la Città, per Severi – e rimarrà visitabile fino al 29 giugno su appuntamento, scrivendo a stefano.riba@gmail.com e rfarneti@unibz.it.
Come già negli episodi passati (Gobbi, Giambrone e Welponer, De Vivi), ALTI PIANI definisce il tema comune che lega gli artisti proposti (nel primo appuntamento il filo rosso era l’ambiente domestico, nel secondo il corpo femminile) e lo declina su più piani: quelli fisici che, architettonicamente, separano i due lavori, e quelli metaforici che propongono visioni provenienti da prospettive diverse. Il protagonista del terzo appuntamento di ALTI PIANI è il paesaggio. Una tematica scelta partendo dagli scorci che, ogni giorno, si presentano agli abitanti dei due appartamenti, le cui finestre offrono una vista che spazia dal Rosengarten al Penegal, dal Monte Tondo al Colle, dalla Mendola al Montalto e al Monte Roen. Le opere di Giorgia Severi riportano all’origine del paesaggio, all’orogenesi. Con la tecnica del calco e del frottage su carta l’artista rende visibili le millenarie stratificazioni, geologiche e biologiche, che hanno portato alla creazione (About the creation si intitola così, non a caso, il corpus del lavori esposti e realizzati in Australia) del mondo così come lo conosciamo. Severi espone al quarto piano, il livello più alto dell’edificio in Via Hofer 36, quello da cui si ha la vista migliore. In una sorta di parallelismo che funziona per analogia e per contrasto, il paesaggio entra nello spazio domestico sia incorniciato dalle finestre che dalle cornici dei lavori di Severi che documentano e archiviano frammenti di altri paesaggi. Tuttavia, mentre le finestre si aprono sul panorama, uno spazio visivo che non può essere vissuto, le cornici racchiudono frammenti di paesaggio. Quest’ultimo è, secondo il curatore e critico Gerardo Mosquera, definito “sia dalla percezione di un determinato luogo, che dalla sua appresentazione”, l’oggetto e il soggetto sono inseparabili, come l’ambiente dal suo abitante. I lavori di Severi nascono, infatti, dal rapporto diretto con la natura che viene percorsa e vissuta tanto nella vita quotidiana quanto nella pratica artistica.
Anche Fabrizio Prevedello vive in diretto contatto con il mondo naturale. Non l’outback australiano o le colline romagnole, ma le cime delle Alpi Apuane. Prevedello espone al terzo piano dove la visione del paesaggio è meno diretta e più antropizzata: le torri del Vajolet, la cima del Catinaccio sono nascoste dietro un muro, il Montalto, il Penegal e la Mendola emergono dalle tegole dei tetti degli edifici adiacenti. È l’artista, allora, a portare le montagne dentro l’appartamento. Le porta sotto forma di disegni, frammenti o rappresentazioni. I disegni nascono nel corso delle lunghe camminate con cui l’artista è solito percorrere il territorio in cui vive. I frammenti sono porzioni di pietra, soprattutto marmo (ma anche onice e ardesia), che l’artista recupera, e successivamente lavora, durante i trekking o tra gli scarti di lavorazione delle numerose segherie della zona. Le rappresentazioni sono bassorilievi di profili montagnosi realizzati in vetro e cemento. Prevedello parte dalle Alpi Apuane, da millenni modificate dall’estrazione umana, per offrire una riflessione globale riguardo l’impatto dell’uomo sulla natura e i modi in cui esso la rappresenta. Tutti i suoi lavori sono, infatti, segnati dall’utilizzo di elementi naturali legati a materiali antropici come il cemento che, dopo l’acqua è la seconda sostanza più usata sul pianeta, il vetro, il ferro e gli scarti di lavorazioni industriali.
Entrambi gli artisti vanno oltre la semplice rappresentazione del paesaggio e propongono una visione che, esule da romanticismi manieristi, fa riflettere sulla bellezza di quanto ci circonda
esaltandone la fragilità e ponendoci di fronte a numerosi quesiti sul nostro, in quanto specie, stare al mondo.
Le opere in mostra ad ALTI PIANI sono il frutto della residenza-progetto About the creation, sull’orogenesi del paesaggio e l’impatto dei meteoriti sulla superficie terrestre. La residenza, supportato da collezionisti privati e da gallerie, si è svolta nei mesi di gennaio e febbraio 2019 con base al Centro Arte Contemporanea ‘Watch this Space’ di Alice Springs. Giorgia Severi ha
lavorato presso l’Henbury Meteorite Conservation Area e nelle zone desertiche limitrofe, in Australia centrale, facendo rilievi sui crateri di formazione geologicamente recente. Le opere che documentano questo lavoro, calcografie ottenute con la tecnica del frottage su carta con pigmenti naturali, svelano stratificazioni rocciose di arenarie e calcari. In particolare l’artista ha ricalcato porzioni di roccia con rilievi a contatto posizionando cioè la carta a diretto contatto con la superficie rocciosa, oppure utilizzando l’argilla ha realizzato calchi di porzioni di corteccia di alberi secolari di questa particolare zona dell’Australia. Ha registrato inoltre effettuato registrazioni audio del suono, quasi afono, generato dal vento all’interno di queste grandi depressioni; alle registrazioni audio ha affiancato anche alcuni video, girati soprattutto di notte spesso in condizioni di vento estremo. Con About the creation Giorgia Severi prosegue la personale ricerca sul grande tema delle origini, ovverosia sull’orogenesi degli antenati geologici: alberi, crateri, montagne. Sono presenti in mostra anche opere in acrilico su carta di giornale. Il titolo del ciclo è Land rights news, dal nome del giornale sulle cui pagine l’artista è intervenuta. Si tratta del più antico giornale aborigeno, pubblicato dal Central and Northern Land Councils ed è distribuito gratuitamente a tutte le comunità dei territori del nord. Questi lavori vogliono suggerire lo spaccato di un paesaggio che è indistintamente naturale e politico, uno spazio attraversato da una frattura storica tra Aborigeni e coloni. L’opera consiste di fogli di giornale sui quali l’artista ha impresso foglie di eucalipto bagnate in colori acrilici. La prima impressione è di trovarsi di fronte a fogli illeggibili. Ma il colore verde che si stende sulla pagina e la confonde, svela in realtà un disagio e rimanda ad una “confusione identitaria” generata dalla funzione stessa dell’eucalipto – una delle più significative e antiche piante medicinali della terra australis – che è quella di guarire curando una ferita.
ALTI PIANI
GIORGIA SEVERI
FABRIZIO PREVEDELLO
OPENING 5 GIUGNO
H. 18 – 22
VIA ANDREAS HOFER 36
BOLZANO
Data e Ora
05/06/2019 / 18:00 - 22:00
Luogo
ALTI PIANI