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“A different way to make love”

Dal 26 febbraio al 26 marzo Galleria 33 presenta la personale di Pamela Grigiante “A different way to make love”.
Il titolo della mostra è tratto da un’opera dell’artista, “Dinner is an unconventional way to make love”, una tecnica mista su carta della collezione nata nel 2014 su commissione di Feltrinelli, “Domestic Love”. Il progetto espositivo propone un’indagine della più recente produzione dell’artista vicentina, presentando una selezione dei lavori su carta, dai progetti “Private Papers” (2012-14) e il già citato “Domestic Love”, oltre alle sculto-installazioni “Private Boxes”, serie della quale si presentano per l’occasione quattro opere inedite.
La mostra è accompagnata da testi critici di Francesco Mutti e Tiziana Tommei.

È del tutto normale assegnare alla produzione di un artista quel significato assolutamente intimo e personale che non può prescindere dalla sua esperienza di vita. In quanto narrazione molto spesso didascalica o moraleggiante, l’Arte stessa ha incentivato questo tipo di analisi favorendo la comprensione dell’opera attraverso la conoscenza dell’autore e delle sue esperienze a cui idealmente di volta in volta sostituirsi o immedesimarsi: una comprensione direttamente proporzionale dunque che sviluppa la propria indagine critica sulla base di quella storica e umana, in un continuo e reciproco scambio che accompagna lo studioso, l’amante, l’appassionato o il semplice fortuito fruitore. Riferire però una produzione totalmente al vissuto di chi l’ha prodotta; e limitare l’area di interesse dei messaggi veicolati a quel solo ed unico ambito, fa correre il rischio di considerare ogni esperienza come fine a se stessa, venendo meno lo scopo ultimo dell’arte che è comunicazione nel senso più allargato del termine. Solo nel caso in cui il messaggio trasmesso sia allo stesso tempo esperienza personale ed indagine sociale da applicare per intero alla comunità di cui fa parte, allora si potrà parlare di analisi completa ed esauriente.
Possiede questo carattere la poliedrica artista Pamela Grigiante, in grado – con i suoi collages e le sue sculture-volume – di rappresentare visceralmente la nostra intimità più cara in un procedere verticale che è continua scoperta, feroce rivelazione. Legato alle condizioni di un quotidiano intensamente vissuto, il suo è un percorso artistico che pare superficialmente esaurire il proprio potenziale nell’indagine di situazioni contestuali a tale esperienza di vita, sezionata, analizzata e dunque restituita in forme semplici e pregresse di segno. Eppure, laddove si voglia considerare erroneamente l’immediato ed epidermico tratto come incapacità o puerile gestualità, si dovrà invece sommare una scaltra e violentissima critica al tessuto culturale che proprio il quotidiano – inteso in ogni suo singolo aspetto, dal cibo agli affetti, dalle tensioni emotive alle pulsioni sessuali, dai rapporti col prossimo a quello con la propria natura – porta con sé. Specchio reale di una società sull’orlo del baratro, le opere della Grigiante rivelano il senso della vita con ferocia e puntualità, celando dietro un’evidente genuinità ora intellettuale ora tecnica la totale padronanza dei media: nei collages, nelle sculture, nelle carte e, soprattutto, nelle ficcanti inserzioni letterarie di chiara matrice visivo-poetica, ella dunque recupera al proprio vissuto un monito personale e una regola generale, restituendo con gelida intuizione ciò che pochi altri osano dire. L’analisi emozionale della prima ora, già ampiamente assimilata e metabolizzata, si fa dunque più distante: a ciò la Grigiante sostituisce la sintesi di una comune esistenza, raccontata con fredda evidenza attraverso un ingannevole e innocente apparire. (Francesco Mutti)

Provare a scrivere in poche righe dell’opera di Pamela Grigiante è un po’ come – citando un suo lavoro – fare il gelato senza zucchero: viene uno “schifo”. Questo perché lei stessa in ogni singolo lavoro, in sintesi, dice tutto; scrive anche quello che noi pensiamo ma non abbiamo il coraggio di esternare, quello che non si deve dire. Non ci resta dunque che cercare il nocciolo. Vi ricordate la casetta di Hänsel e Gretel? Era fatta di pane, focaccia e zucchero. Era un inganno. Non era comparsa per sfamare i figli del povero taglialegna, ma per farli divenire essi stessi cibo. Si chiama cannibalismo. Questa fiaba narra anche di questo, come affronta, sempre velatamente, temi quali l’abbandono, la violenza e l’infanticidio. Dietro ai filtri della censura e del linguaggio fantastico esiste un messaggio che non ha nulla di magico, ma che al contrario trae linfa dalla storia reale e dalla vita vera. Le opere di Pamela Grigiante assomigliano alle fiabe. Usano un codice comunicativo capace di sintetizzare concetti complessi in immagini apparentemente semplici, immediate e giocose. Ti attraggono da lontano con un sorriso per poi togliertelo lasciandoti interdetto, turbato e frastornato. Vediamo la ‘casetta’ di marzapane colorata e allegra, che ci riporta all’infanzia e ai libri di storie che sfogliamo con i nostri figli; poi leggiamo “Did your love story survive after Christmas?”, finisce la magia e ci scopriamo novelli Hänsel e Gretel. La già citata ‘casetta’ è una figura chiave nel corpus di Grigiante: protagonista su sfondo rosso in “Io non sono portata per la ginnastica artistica” e ideale comune denominatore nell’intera collezione di “Domestic Love”. Dal punto di vista formale, ci esorta a riflettere sulla propensione dell’artista verso forme chiuse dai confini incerti. Dalle geometrie sghembe delle prime opere astratte, ai margini ondulati e frastagliati delle carte, fino alla solida trasparenza delle boxes ricorre un senso di subdola claustrofobia. La stessa che si può avvertire nel privato, all’interno delle mura domestiche, dove l’ipotetica cena a due di “Dinner is an unconvetional way to make love”, atto di amore ben confezionato per provare al mondo e a se stessi di esistere come coppia, finisce in una minestra riscaldata. Un teatrino in cui tra l’ennesimo bicchiere di vino e i troppi discorsi inconsistenti ci si accorge di essere soli, cadendo nella voragine che separa le convenzioni dalla natura dell’essere, ciò che dobbiamo essere da ciò che siamo (o vorremmo essere). Ecco che improvvisamente, come in un cartone animato, le posate d’argento della tavola a festa si animano a formare un plotone d’esecuzione e si presenta il conto. (Tiziana Tommei)

Pamela Grigiante è nata a Vicenza nel 1982. Laureata in Scienze della Comunicazione all’Università degli Studi di Verona, nello stesso anno segue il Master di Visual Merchandising a Milano. Si diploma in Pittura presso L’Accademia di Belle Arti di Verona e a seguire frequenta il Corso Internazionale di Incisione Artistica ad Urbino e i seminari di Colour Consultant a San Diego, in California. Quest’ultima esperienza è alla base della prima parte della produzione dell’artista: astrazioni geometriche dipinte con tecnica mista su tela nelle quali il colore è assoluto protagonista. Avvia la carriera espositiva e con essa importanti collaborazioni. Nel 2014 porta a compimento il progetto “Private Papers”, che viene presentato nello stesso anno alla Galleria Bongiovanni a Bologna, e riceve da Feltrinelli la commissione per una nuova serie di opere dedicate al tema dell’amore da presentare in occasione del Festival di Verona in Love. In questo modo ha origine il progetto “Domestic Love”, destinato a divenire oggetto di una mostra itinerante tra le sedi di Verona, Mantova, Padova, Treviso, Mestre e Brescia. Dal 2013 ad oggi prende forma la collezione “Private Boxes”, nella quale i temi e gli oggetti, tratti dal privato dell’artista, già disegnati e dipinti sulla carta, si fanno materia. Oggi vive e lavora tra Verona e Vicenza.

“A different way to make love” inaugura venerdì 26 febbraio alle ore 19 presso Galleria 33 in via Garibaldi 33 ad Arezzo e resta visitabile fino al 26 marzo 2016 aperta da martedì a sabato con orario 11.00/13.00 e 16.30/19.30.



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Data e Ora
26/02/2016 / 19:00 - 21:00

Luogo
Galleria 33