Animula vagula blandula sono i versi di una breve poesia dell’imperatore Adriano [76—138], ripresi nel romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar [1951]. L’imperatore parla alla sua anima prendendo congedo dalla sua vita terrena; egli vede la propria anima fluttuare, vagula, come smarrita, e si rivolge a lei chiedendole di ascoltare il racconto della propria vita. Anime senza colpa, prima del giudizio, compongono il gruppo scultoreo di Milena Altini.
Anime qui unite assieme, a dialogare con l’opera Hebe vs. Hebe [2017] di Mustafa Sabbagh, in un confronto serrato tra due metafisiche, tra due espressioni artistiche ugualmente visionarie. Capitolo ulteriore del percorso di esposizione antologica dell’opera di Mustafa Sabbagh iniziato con la mostra maior ai Musei San Domenico “XI Comandamento: Non dimenticare”, le anime di Milena Altini sono grandi bulbi costruiti con strisce di pelle, vitello e agnello, cucite assieme a comporre giganteschi organismi, mitocondri allungati, ovari rivestiti di una guaina, un perisperma, come anatomie arcane, anatomie di anime.
La guaina in pelle cita di riflesso il grande tema della poetica di Mustafa Sabbagh, il derma protettivo delle creature, surrogato nella Hebe vs. Hebe da una patina nera, argillosa. Nei lavori di Milena Altini la patina è pelle animale, involucro di animali sacri o sacrificali, composti e accostati in una sorta di grandioso Compianto contemporaneo, in cui le anime delle madri piangono riflettendosi nel nero della propria pelle. Roberto Farneti
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Data e Ora
11/11/2017 / 18:30 - 20:00
Luogo
Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea