La ricerca pittorica di Eve Woods nasce dall’interesse e dall’indagine dei substrati sociali e culturali, ove confluiscono fenomeni suburbani in grado di generare miti e leggende metropolitane, nonché pseudoscienze a cui gli strati sociali più deboli si rivolgono con rinnovato interesse.
In un’epoca di iperconnessione digitale e di sovraesposizione di immagini e notizie, non sempre veritiere, si manifestano nella società contemporanea impulsi ansiogeni che Eve Woods registra sulla superficie pittorica dei suoi quadri attraverso l’uso contrastante di colori audaci.
La struttura sociale è il frame entro il quale, e grazie al quale, si svolgono le azioni sociali di cui l’artista si appropria per farle diventare parte integrante del suo repertorio artistico che si manifesta nel frame di un quadro in cui prendono forma le “rappresentazioni psichiche collettive” (Émile Durkheim, Le regole del metodo sociologico, 1895).
La pratica pittorica della Woods assume, quindi, una valenza terapeutica in grado di demonizzare nei suoi dipinti i fenomeni sociali. L’utilizzo di colori vistosi, la rapidità del tratto e del gesto compositivo sono espressione di quel malessere che domina la cultura contemporanea e si estrinseca nell’eclettico mondo raffigurato dall’artista.
L’angoscia dell’esistenza è un tema spesso affrontato dalla storia dell’arte e sembra che la Woods guardi agli artisti del passato che hanno sviscerato questo tema attraverso l’arte figurativa. Il richiamo più forte è verso la pittura di Eduard Munch, l’artista norvegese che già alla fine dell’Ottocento trasfigurò la realtà ne L’urlo (1893). La stessa carica espressiva la si ritrova nelle raffigurazioni di Eve Woods dai colori violenti e dal drammatico contrasto dello sfondo caratterizzato da tratti nervosi e ripetuti fino a far emergere questa figura inquietante come un oscuro presagio.
La linearità angolosa e tormentata, come i contrasti cromatici che concorrono a dare un senso di disarmonia e precarietà, sono un forte richiamo all’arte degli espressionisti tedeschi, in particolare a Ernest Ludwig Kirchner che espresse con la medesima carica figurativa il senso d’inquietudine che popolava la Berlino dei primi del Novecento. I forti richiami a questa corrente artistica sono rintracciabili nella scelta dei colori dalle tonalità fredde e acide, stesi con tratti nervosi.
Nella sua ultima raccolta di lavori, che dà il titolo anche alla sua ultima mostra personale, Smile (2016-2017), l’artista mette in scena per la prima volta una sua esperienza personale legata al mondo dei sogni e, più precisamente, degli incubi. La percezione vivida di un episodio notturno reiterato ha suscitato la curiosità dell’artista che ha rivolto la sua attenzione sul disvelamento del significato onirico dei denti. Agendo come la titanide Mnemosine ella si appresta a denominare e circoscrivere gli oggetti che la circondano figurativamente indagando sul piano dell’introiezione il tema da lei trattato sviscerandolo cognitivamente da più punti di vista. Con un approccio grafomane prende nota e colleziona ogni trattazione affine tanto da giungere all’esplorazione anche di discipline olistiche. In questo susseguirsi di immagini e di informazioni prendono vita sulla tela gli incubi della Woods come già in passato artisti degni di nota ritrassero gli orrori della mente. Il pittore aragonese Francisco de Goya con il suo celebre disegno Il sonno della ragione genera mostri (1797 circa) o L’incubo (1781) dello svizzero Johann Heinrich Füssli sono esempi celeberrimi di come gli artisti si siano da sempre relazionati con il mondo onirico ancor prima che ne trattasse in modo analitico il padre della psicoanalisi Sigmund Freud.
In uno Sturm und Drang di emozioni e immagini Eve Woods ci introduce in inusitate visioni interpretative, dimostrandosi un’attenta osservatrice dell’arte del passato pur rimanendo coerente al suo fare artistico e restituendo, attraverso un senso figurato mediato dalla sua visone del reale, un mondo sempre più caratterizzato da ansie e dissapori.