Nuova acquisizione per la città di Catanzaro, che dopo le ventidue opere di arte contemporanea collocate nel Parco delle Biodiversità, in sinergia con gli artisti coinvolti nelle sette edizioni di Intersezioni al Parco Archeologico di Scolacium, vede istallata nella piazza del Palazzo della Provincia Religione, bronzo di Enzo Cucchi.
L’artista marchigiano (di casa nel capoluogo calabrese che lo aveva visto protagonista di una personale al MARCA nel 2012) si confronta con la reinterpretazione e rivisitazione dell’iconografia classica della figura del Cristo, il cui volto si fa unico elemento principe. Così Cucchi, evitando di cadere nell’insidia della narrazione, visualizza una sequenza formale, «dove – afferma Alberto Fiz, direttore artistico del Museo catanzarese – il segno moltiplicato diventa quasi astratto in una circolarità misteriosa che ne accentua il significato».
Ermetica ed allegorica, la sua arte rimarca una sottile continuità con il passato, nella totale affinità con l’attualità del presente; i simboli, i materiali impiegati, ma anche gli istinti, le esperienze vissute, l’onirico e inconscio emergono dal suo fare poliedrico e nomade, stigmatizzando un bisogno ancestrale e primitivo, attualizzando uno scambio costante tra l’hic et nunc ed un sensus traditionis, tra l’immaginario ed il reale, tra il visibile e l’invisibile, tra il terreno ed il metafisico.
Se «il Sublime trascina gli ascoltatori non alla persuasione, ma all’estasi: perché ciò che è meraviglioso s’accompagna sempre a un senso di smarrimento, e prevale su ciò che è solo convincente o grazioso» (Pseudo Longino), Cucchi sovrasta lo spettatore, mostrandogli la sublime bellezza e l’infinita oscurità della vita e della morte.
Interrogarsi sui temi universali e imperituri significa, per l’artista, compiere di riflesso uno studio sulla società dell’immagine e sul suo tributo all’apparenza, dunque sulle illusioni quotidiane.