Eccovi l’uomo! gridò Ponzio Pilato ai Giudei mostrando loro il corpo flagellato di Gesù, coperto di piaghe e ferite, prima che venisse crocifisso. La stessa espressione viene ripresa e decontestualizzata per dar titolo ad una esposizione inaugurata lo scorso 28 ottobre a La Mole di Ancona, una mostra curata da Flavio Arensi che indaga la scultura italiana con più di 40 opere collocate in 1500 mq di spazio, all’interno del Lazzaretto del capoluogo di provincia marchigiano. Gli ariosi ambienti del Vanvitelli sono stati spogliati degli apparati ormai usurati dal tempo che li occupavano, che costituivano ostacolo visivo e spaziale, e liberati nella loro grandezza, per costituire e divenire magnifico contenitore di numerose sculture che presentano l’arte italiana di figura dal secondo Novecento ai primi anni del Duemila; accostate non secondo un percorso storico e cronologico, bensì per affinità di soggetto, perseguono itinerari più emozionali. L’uomo, il visitatore, varcando la soglia, viene catturato dalle possibilità della materia, dalla visione di riproduzioni del corpo, o di parti di esso, di piccolo e grande formato, di grandi artisti quali Marino Marini, Mimmo Paladino, Fausto Melotti, Giuliano Vangi, Giacomo Manzù e i marchigiani Enzo Cucchi e Valeriano Trubbiani, fino ad arrivare a rappresentanti più giovani come Massimiliano Pelletti, Perino e Vele, Pietro Ruffo, Donato Piccolo e Fabio Viale. La scelta nell’allestimento di utilizzare materiali che interferiscono eccessivamente con i lavori, divenendo a tratti parte scultorea, tanto da poter essere considerata intrinseca all’opera, è discutibile, ma la bellezza e la poesia della mostra coinvolgono un pubblico che sa che quel luogo fu effettivamente vissuto da corpi destinati alla quarantena. All’ingresso due celebri opere di Gino Marotta, Pioggia Artificiale e Mare Artificiale, superano immediatamente l’idea statica della pratica scultorea e la malinconia della perdita di un mondo naturale e rurale accompagna il fruitore a vivere un’esperienza sensoriale tra le pareti traslucide dei lavori di Marotta. Giosetta Fioroni, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Lucio Fontana, Aligi Sassu e Agenore Fabbri ci accompagnano alla scoperta della ceramica, alla centralità di questo materiale nell’arte, occupando lo spazio col colore, in dialogo con la pittura materica di Enzo Cucchi che omaggia Van Gogh. Di forte impatto i gruppi scultorei come La disputa dei sette savi di Atene di Fausto Melotti, opera di grande compostezza e sacralità, Ractus ractus: stato d’assedio di Valeriano Trubbiani, simbolo di distruzione e d’assedio veicolato dalla presenza dei ratti che sembrano invadere prepotentemente la Mole e I dormienti di Mimmo Paladino, sculture in terracotta adagiate a terra che ci riportano all’universo onirico e magico dell’artista, immerse in un silenzio che è memoria e riflessione. Il viaggio all’interno del Lazzaretto è terminato, ma le possibilità della materia sono infinite e sicuramente l’arte può e sta proseguendo il proprio cammino nel rivelarle.
Photo di Ilaria Mazzieri
ECCE HOMO
Da Marino Marini a Mimmo Paladino
La scultura di figura nell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi
I nuovi linguaggi dell’accessibilità
a cura di Flavio Arensi
Ancona, La Mole – Magazzino Tabacchi
28 ottobre 2016 – 7 maggio 2017