La pittura per Denis Kelly è rigore di pensiero e azione. Ogni elemento della sua arte è ponderato con razionalità e precisone descrittiva delle forme secondo il criterio suprematista di Kazimir Malevič il cui fine era la ricerca di un percorso che conducesse all’essenza dell’arte: l’astrazione geometrica. Opere che possono apparire a uno sguardo distratto pura esercitazione geometrica celano, al contrario, una complessità compositiva che cerca nell’equilibrio tonale e nel bilanciamento delle forme l’illusione spaziale. Per Kelly è, quindi, importante l’essenzialità dell’immagine che deve essere una composizione di segni netti, semplici e facilmente riconoscibili poiché, prendendo a prestito l’aforisma del famoso architetto del Bauhaus Mies van der Rohe, “less is more”.
Piani incrociati di forme geometriche di cui se ne intuiscono i contorni grazie al sapiente uso coloristico di Kelly, sono il parterre di cui dispone l’artista per realizzare composizioni geometriche il cui “neoplasticismo presenta un ritmo veramente libero dalla forma: un ritmo universale” (P. Mondrian, Ritmi universali, 2014). Inoltre, l’arte di Denis Kelly si arricchisce di materiali nuovi, insoliti, legni da imballaggio provenienti da ogni parte del mondo che diventano la sua superficie pittorica facendo così entrare in ognuna delle sue opere una parte di mondo. In questo Kelly si discosta dal suprematismo e dal neoplasticismo poiché alla perfezione superficiale e coloristica delle forme preferisce introdurre il caso, un elemento stridente in contraddizione con la perfezione pittorica. Questo elemento estraneo talvolta è già impresso sul legno industriale che adopera come supporto alla pittura o, altrimenti, è lui stesso a generarlo come fenomeno irriverente verso colui che osserva, il cui sguardo è sicuramente catturato da un’aspettativa di impeccabilità disattesa. L’artista gioca su questi elementi stridenti che suggestionano l’immagine e ne catturano l’attenzione permettendo allo spettatore in questo modo di assolvere al suo ruolo attanziale interagendo con la forma attraverso una percezione visiva adattiva di matrice gestaltica della rappresentazione. L’accuratezza pittorica di Kelly composta da un sottomodellato volumetrico di colore steso per accostamento per accentuare il sistema luministico e spaziale è alterata dall’introduzione di un segno evidente ed espressivo che gli consente di uscire dai confini del minimalismo per accedere a una dimensione personificata del dipinto.