Se la pittura ha avuto il compito di rappresentare qualcosa, e si afferma ciò unicamente riflettendo in merito alla sua presenza nel mondo, la prima immagine che verrebbe in mente a chiunque di essa ha un’idea, vaga o precisa, è il corpo. Ci sono tante altre cose, sì. Adesso, però, concentriamoci sul corpo.
Pensare in questo modo alla pittura, coadiuvato dalle ultime ricerche della neuroscienza, è pensare due volte, allora: prima al corpo rappresentato, poi al corpo che rappresenta. E sul piano puramente razionale, forse, troveremmo degli accordi comuni: «La rappresentazione dell’oggetto pare un problema meno enigmatico della rappresentazione dell’organismo […] L’oggetto viene esibito, in forma di configurazioni neurali, nelle cortecce sensitive appropriate alla sua natura […] Per quanto riguarda l’organismo, invece, la questione è diversa». Esattamente; ma quale?
Tale enigma lo abbiamo chiamiamo “sé”. E il “sé”, presente, e tuttavia invisibile se non attraverso una focalizzazione adeguata, risulta ancora poco chiaro. Però, ritornando al compito della pittura (ed è grandioso quando l’arte supplisce alle carenze di “luce” della scienza), e ritornando agli elementi con cui la pittura affiora su una superfice e nel nostro occhio, analizzando il gesto pare che il “sé” fiorisca. In che modo, è difficile dirlo. Probabilmente con il riconoscimento dell’immagine di sé nell’immagine del gesto; se questa proposizione non è considerata eccessivamente arzigogolata.
Con “Immemore – Breviario dell’assenza”, di Alessandro Saturno, allo “Spazio Espositivo di Francesco Siracusa”, si è assistito a un’evanescenza del gesto tale che l’atto del riconoscere diventava indagine insieme alla fruizione (sia per il corpo che per il paesaggio). Una domanda è rimasta inevasa: tra sé e sé siamo davvero così distanti da risultare invisibili?
IMMEMORE – BREVIARIO DELL’ASSENZA | ALESSANDRO SATURNO
fino al 30 giugno
SPAZIO ESPOSITIVO di Francesco Siracusa
Via Papa Luciani 52 – Agrigento