Ai giorni nostri, parlando per stereotipi, si pensa all’arte contemporanea in termini di sperimentazioni tecniche e stilistiche che utilizzano metodi innovativi, spesso lontani dai canoni tradizionali legati a un uso del pennello e dello scalpello. Nella mostra appena terminata presso la Galleria Raffella De Chirico (Torino), lo spettatore si trova a confrontarsi con tele dipinte di varie dimensioni. La pittura, torna in auge in queste opere di Daniele Bongiovanni, il quale, forse debitore degli insegnamenti appresi all’Accademia di Belle Arti di Palermo, riflette sul medium di vecchia data, soffermandosi su un tema anch’esso intramontabile: il paesaggio, da sempre teatro di situazioni e protagonista in molte correnti, in questa sede rivisitato e fatto proprio dall’artista. Esso, infatti, è il soggetto prediletto del ciclo “Aesthetica”, avviato nel 2015 e divenuto cifra stilistica di Bongiovanni.
In passato, il paesaggio veniva rappresentato in modo realistico e ricco di dettagli, per fare da background nel Rinascimento, tramutato in condizione interiore esternata durante il Romanticismo. Sulle pareti della galleria, esso diventa un’espressione astratta della coscienza del pittore. L’osservatore, infatti, non è in grado di riconoscere ambienti realmente esistenti, bensì è invitato a lasciarsi trascinare e travolgere nella contemplazione, in un turbinio di suggestioni che lo trasportano in una dimensione irreale, come un viaggio all’interno del modo di vedere il mondo propria dell’artista. Per quanto riguarda il supporto, Bongiovanni rimane ancorato ad un’impronta tradizionale, preferendo utilizzare il formato quadrato delle tele, solitamente associato alla forma perfetta, capace di accogliere in modo appropriato il contenuto del dipinto.
Dal punto di vista pratico, l’artista opera per sottrazione con tecniche miste, partendo da una stesura di colori scuri, per poi lavorare con il bianco al fine di estrapolare il paesaggio astratto, come a volerlo liberare dalla condizione embrionale indefinita e manipolandolo fino all’aspetto che noi vediamo nel risultato finale. L’aspetto materico è volutamente lasciato evidente, quasi a dimostrare l’artificiosità dell’opera e la stratificazione delle pennellate, andando così a concretizzare un’idea che dalla mente dell’artista, attraverso il pennello, prende vita sulla superficie della tela. Il “ciclo dei cieli bianchi”, nella mostra “Con Pura Forma”, è a sua volta suddiviso in piccoli nuclei di opere: ad esempio “Not Landscape” (2018), dittico che nel titolo esplicita al pubblico la volontà di non leggerlo come mero paesaggio;“De Naturale” (2018), una serie di quadri indipendenti, ma con lo stesso appellativo;“Natura con Deus” (2016), installazione composta da piccoli quadrati su tavola, presentati per la prima volta alla Biennale D’Arte di Venezia. A loro volta, i titoli sono evocativi e aiutano a comprendere meglio il contenuto sfuggevole. Il loro ruolo, infatti, è fondamentale e non casuale, facendo capire l’intento del pittore siciliano: bisogna andare al di là di ciò che il nostro occhio percepisce a primo impatto, penetrando nella spiritualità dell’artista.
Raffaella De Chirico Arte Contemporanea – Via della Rocca, 19, 10123 – Torino
Daniele Bongiovanni – Con Pura Forma – Mostra terminata il 9 marzo 2019
Info: venerdì e sabato, 11.00 – 19.00, gli altri giorni su appuntamento