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Dal Secondo Futurismo all’Arte Concreta e dintorni / MAON / Cosenza

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Si inaugura oggi al MAON di Cosenza un’interessante mostra che enfatizza il valore della ricerca storica in campo artistico, dimostrando come – al contrario di quanto si possa pensare – la possibilità di ricercare non si esaurisca così facilmente, perfino quando si prendono in esame periodi e movimenti artistici largamente storicizzati.

La mostra, un percorso Dal Secondo Futurismo all’Arte Concreta e Dintorni, a cura di Tonino Sicoli (Direttore del Museo), Bruno Corà, Massimo Di Stefano e Leonardo Passarelli, è una disamina sulla tendenza astratta – o concreta, secondo le più recenti definizioni – dell’arte dagli anni Venti sino alla fine degli anni Sessanta, in cui i movimenti di portata nazionale sono analizzati anche in relazione alle rispettive ricadute sul territorio calabrese, al quale è riservata particolare attenzione.

Difatti, di rilevanza è la presenza di artisti come Antonio Marasco, Enzo Benedetto, del primo Mimmo Rotella e di Francesco Guerrieri, fondatore del Gruppo Sperimentale P, insieme a Lia Drei. Elegante e raffinato, Guerrieri ricerca la purezza e la sintesi di colore e luce, elementi che nelle sue tele si trasformano in forme geometriche regolari che determinano una di-visione ritmica della superficie, quindi dello spazio.

F.Guerrieri_Ritmo-B2-1964-In mostra, accanto ai lavori degli artisti calabresi già citati, le opere del Secondo Futurismo di Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Nicolaj Diulgheroff, Ivo Pannaggi, Gerardo Dottori, Tullio Crali, Fortunato Depero, Pino Curtoni, Giulio D’Anna, Tato, Osvaldo Peruzzi; e le opere degli anni Cinquanta e Sessanta di Enrico Bordoni, Ferdinando Chevrier, Mario Nigro, Gianni Bertini, Gualtiero Nativi, Filippo Scroppo, Albino Galvano, Arturo Carmassi, Piero Ruggeri, Giulio Turcato, Piero Dorazio, Roberto Crippa, Alberto Burri, Renato Barisani, Nicola Carrino.

Tali lavori, lungi dal proporre un mero revisionismo storico, offrono al fruitore un percorso verso l’ignoto, una modalità per entrare in relazione e cogliere l’invisibile, valida strategia per fronteggiare l’appiattimento culturale di una società mass-mediatica inflazionata da immagini vuote.

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