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Corpi Estranei – Marco Bolognesi

Allestiti in numerosi pannelli durante la performance multimediale “Corpi estranei”  che si è svolta dal 3 al 17 marzo al Macro di Roma, tra i disegni realizzati a gessetto e impressi su carta fotografica assieme ai ritagli dei quotidiani raccolti negli anni, si può individuare, ancora una volta la poetica forte e la modalità di lavorare altamente immersiva di Marco Bolognesi. È un percorso il suo che procede sul filo della manipolazione e de-contestualizzazione dei linguaggi artistici.  Non è un caso infatti se nei lavori precedenti alla performance romana i punti di riferimento visivi erano cyborg, umanoidi senza espressione a fare da modello e contraltare del suo universo BOMAR, adesso sono le immagini iconiche dei migranti e relativi naufragi a “invadere” oltre ai media audiovisivi o i mezzi di comunicazione su carta, anche il suo spazio condiviso del Macro Asilo, museo accogliente della sua “stanza dell’immigrazione”. Non tanto diversamente dalle “macchine” adoperate per le mostre precedenti o delle sue donne dipinte di bianco e con zip su occhi e labbra, adesso il suo immaginario brulica di volti dolenti e dai lineamenti africani. Ma senza divergere troppo dal precedente lavoro, ciò che accomuna questa nuova operazione artistica è ancora una ricerca di identità quasi spasmodica, tema quindi ricorrente nell’artista bolognese che già nelle visioni di Senday City, un mondo parallelo e futuribile, intravvedeva la possibilità che la tecnologia supportasse il superamento e i limiti della sofferenza umana. Finora erano state principalmente le donne, sempre bionde, senza capelli e prive di imperfezioni a rappresentare l’intera umanità nella sua manifestazione di sentimento d’oppressione, da qualche anno a questa parte, inevitabilmente, invece le nuove “vittime” che occupano il suo interesse dominante, sono i naufraghi, i “nuovi arrivati” che come sostiene Zigmut Bauman spingono alle frontiere. Simboli di una politica che esclude anche la possibilità di legittimazione a richiedere diritti umani, Bolognesi, in occasione di un medium artistico nuovo con cui si confronta per la prima volta, la performance, ne fa i nuovi protagonisti mentre continua però a tenere fede alla sua elaborazione in chiave allegorica di studio sul tema dell’alieno e del diverso.

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