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Contaminazione di energie per la nuova MLB di Porto Cervo

Da settimane, in terra sarda, precisamente a Porto Cervo non si parla d’altro che della MLB Home Gallery di Ferrara e dell’apertura, dopo 10 anni di attività, di questo secondo spazio in Costa Smeralda. Tutto è nato nel 2007, quando Maria Livia Brunelli, curatrice d’arte, decide di trasformare la propria abitazione, nel pieno centro della città estense, in galleria, strutturando pionieristicamente il format della home-gallery in Italia. L’operazione originale e innovativa, provata dalla crescita di questo spazio negli anni, presente nelle principali fiere italiane ma anche all’estero, è oggi replicata, ma con tutt’altro spirito in un luogo che, scenario emblematico del turismo Vip, necessita indubbiamente in questo momento, anche, di un riscatto culturale che passi attraverso l’arte. Ecco allora la proposta di Maria Livia Brunelli, pronta a cogliere le esigenze che questa terra reclama, che apre le porte di quella che fu la sua casa d’infanzia, con Contaminazione di energie, un fitto programma iniziato lo scorso 7 luglio e che si concluderà il prossimo 7 agosto, organizzato in 4 mostre  fra artisti della galleria e collaborazioni esterne. Mustafa Sabbagh, Silvia Camporesi, Ketty Tagliatti, Barbara Capponi, Giorgia Severi, Giovanni Gaggia, Alice Schivardi, Marilisa Cosello, Maurizio Camerani, Marcello Carrà, Giovanni Scotti, Sonia Lenzi, Anna Di Prospero, Alfred Drago Rens sono i nomi degli artisti che si sono avvicendati e si avvicenderanno prossimamente alla MLB Home Gallery di Porto Cervo.

Abbiamo incontrato Maria Livia Brunelli e le abbiamo chiesto di raccontarci questa sua nuova avventura

Maria Letizia Paiato Per questa tua nuova sfida in terra Sarda, ci racconti come hai strutturato le 4 mostre del programma Contaminazione di energie?

Maria Livia Brunelli Nell’ideare queste mostre, mi sono ispirata al genius loci e ai valori che questa isola ha conservato in sé e continua ad esprimere nel tempo. E mi sono chiesta chi, tra gli artisti con cui collaboro, potesse estrarre nuove ispirazioni da questa terra. Ho quindi individuato, nel lavoro ad esempio di Ketty Tagliatti e di Giovanni Gaggia, una manualità che può sicuramente collegarsi alla tradizione artigianale sarda. O nelle immagini di Anna Di Prospero, Silvia Camporesi, Mustafa Sabbagh e Giovanni Scotti, una visione chiarificatrice di luoghi e persone simile allo squarcio di quel tipo di luce che si trova solo qui o in pochi altri “altrove”. Ho poi pensato di unire la presenza di critici, curatori e direttori di museo che potessero osservare da vicino questi artisti e la loro opera, per meglio comprenderla, in un’ottica umanistica. La galleria si esprime in una casa, e diventa essa stessa casa, focolare, convivio.

Quali sono i temi di ciascuna?

La prima serata si è ispirata ai retablos, piccoli diorami utilizzati in Messico per rappresentare situazioni e insegnamenti o ricordare persone: questo progetto è lui stesso un retablo, che con alcuni personaggi vuole rappresentare un mondo.

La seconda serata era incentrata sulla fiber art, ovvero sull’uso sempre più visibile nell’arte contemporanea di filati, tessuti e ricamo, tecniche molto presenti anche, significativamente, nel programma dell’attuale Biennale di Venezia e anche citazione subliminale dell’immenso lavoro di Maria Lai, rinnovato nel tempo da una tradizione artigiane sempre contemporanea.

La terza serata è stata dedicata agli artisti che usano la fotografia come strumento espressivo, cosa che portiamo avanti già da diversi anni con la nostra galleria. Si tratta di opere che non nascono da uno scatto ben riuscito, ma dall’ideazione e dalla progettazione di un’immagine, che sia rappresentativa di un concetto o di una poetica.

La quarta serata è una sorta di strategia conviviale, finalizzata a “conquistare il resto del mondo”, ovvero ad aprire agli artisti italiani una finestra sullo sguardo internazionale. Come sappiamo, infatti, gli artisti contemporanei italiani all’estero, se si escludono rari casi, sono poco quotati, e “qui” ci interroghiamo sulle ragioni che portino a questa condizione, su cosa si possa fare per risolverla, sul come e sul con-chi. Perciò abbiamo invitato tutte le figure chiave del sistema dell’arte: artisti, galleristi, critici, curatori e collezionisti, per raccogliere tutti i punti di vista e tutte le proposte, al fine di ottenere un risultato che sia partecipato e sinergico.

Perché questo titolo?

Perchè ho pensato che mettere in contatto le energie dei creativi con le energie ancestrali dell’isola, sotto l’occhio di una competente analisi critica, avrebbe potuto provocare “contaminazioni” non esauribili nel tempo-reale, ma possibilmente prolungabili in un tempo più lungo e significativo.

Perché ritieni che il format della home gallery possa essere quello giusto anche a Porto Cervo? non hai pensato che aprire una galleria tradizionale in questo luogo, frequentato da molti stranieri e persone famose, potesse essere più adatto?

Qui a Porto Cervo negli anni passati siamo stati invitati ad organizzare varie iniziative, da mostre in importanti resort ad installazioni in spazi urbani. Questo luogo è però anche un interessante punto di osservazione del mutare delle richieste del pubblico, nato come buen retiro per una ristretta alta società glamour, e poi diventato meta di un’ampia popolazione glitter. L’avvento della crisi ha poi eliminato lo sfarzo e lo spreco, facendo riemergere la richiesta di valori più veri. E’ un po’ quello che è successo in tutta la nazione, ma qui il fenomeno è molto più marcato, e le persone ricche e famose di cui tu parli, che possono permettersi “tutto”, vogliono sempre il meglio, ma il concetto di “meglio” è cambiato. Perciò abbiamo pensato che il format della home gallery, che noi portiamo avanti da ormai dieci anni a Ferrara fosse quello ideale per poter soddisfare la richiesta di scoperta e di contatti personali, dato che a questi incontri sono presenti artisti, critici, curatori e collezionisti, che condividono il loro punto di vista, dando vita ad un pensiero “partecipato”, ad un incontro “significativo”, che vive cioè oltre il proprio accadere.

Che legame hai individuato fra gli artisti che hai selezionato e questa isola, se c’è?

L’isola sente ancora fortemente i legami con la tradizione e con il passato, che non sono però vissuti come qualcosa di folkloristico, ma come una parte consistente dell’identità contemporanea, perciò abbiamo invitato artisti che hanno integrato nella loro ricerca concettuale/poetica l’uso di tecniche e di materiali tradizionali. O anche artisti il cui sguardo coglie i segnali deboli del quotidiano, che qui è particolarmente connotato, ma comunque in grande trasformazione, dunque interessante da “osservare e rifondere” in opere. Qui tutto è molto intenso per chiunque, e abbiamo voluto provare a far passare questa intensità attraverso degli sguardi particolarmente sensibili.

Chi sono gli artisti? ci racconti qualcosa di loro? Come li hai scelti?

Si incontrano a cena artisti come Mustafa Sabbagh, Silvia Camporesi, Ketty Tagliatti, Janaina Mello Landini, Paulina Herrera Letelier, Maurizio Camerani, ma anche giovani talenti: Anna Di Prospero, Marcello Carrà, Giovanni Gaggia, Marilisa Cosello, Giovanni Scotti, Sonia Lenzi, Barbara Capponi, Alice Schivardi. Tra gli invitati alle cene, personalità come la Direttrice del Guggenheim Circle Gabriella Rinaldi Barbini da Venezia, i galleristi e curatori Pierre Andrè Podbielski da Berlino e Claudio Composti da Milano, il giornalista di Radio3 ed economista dell’arte Diego Mantoan, la direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Cagliari Paola Mura e il curatore e Efisio Carbone, ma anche personalità del mondo dell’arte di Alghero, Sassari e Oliena, oltre naturalmente a noti collezionisti e appassionati di arte contemporanea.

Hai già potuto testare risultati da questa esperienza? se sì, quali?

La soddisfazione e i legami rinsaldati in queste serate sono già un ottimo risultato, ma in concreto sono nate collaborazioni con Cagliari, Samugheo e Venezia per quanto riguarda la fiber art; mentre per quanto riguarda la fotografia collaboreremo con altri galleristi e curatori legati alla Fondazione Bevilacqua la Masa, oltre ad aver suscitato l’interesse di alcuni collezionisti stranieri nell’idea di ospitare delle serate come queste a Miami, San Paolo del Brasile e in Kerala.

E cosa hai in serbo per l’autunno?

A settembre una mostra di Anna Di Prospero, Silvia Camporesi, Mustafa Sabbagh e Maurizio Camerani in un museo veneto, dove gli artisti terranno anche dei workshop, e, in concomitanza con il Festival di Internazionale a Ferrara, la doppia personale di Sonia Lenzi e Giovanni Scotti, che presenteranno opere di “osservazione fotografica” su vari aspetti sociali di Napoli; e a metà ottobre una personale di Anna Di Prospero, legata alla mostra del caravaggesco Bononi di Palazzo dei Diamanti. Il 2018 sarà dedicato allo sviluppo di questo progetto partecipato nato in Sardegna, ad una mostra di Mustafa Sabbagh e Stefano Pasquini sul concetto di galleria relazionale, alla valorizzazione dell’affascinate figura dell’alchimista estense Pellegrino Prisciani, e infine altri progetti coinvolgono il grande Mario Cresci, che condivide con me il concetto di arte come missione didattica e apertura sociale.

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