Alla Galleria Nazionale, negli spazi che volgono verso via Ulisse Aldovrandi, c’è una meravigliosa mostra che racconta la storia dell’arte italiana, il lasso di tempo tra la fine dell’Ottocento e l’arco del secolo breve più esattamente, mediante uno spazio privilegiato che la fa diventare in poco tempo stella radiosa nel cielo internazionale della cultura. Nata nel 1883 per volere del ministro Baccelli (la sua prima residenza, vale la pena ricordarlo, è a Palazzo delle Esposizioni), la Galleria giunge nell’attuale sede di Valle Giulia soltanto nel 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Roma, organizzata per celebrare i cinquant’anni dell’Unità d’Italia. A un primo corpus architettonico denominato Palazzo delle Belle Arti e progettato da Cesare Bazzani, un corpus modellato negli anni da una serie di espansioni, di propagazioni, di ramificazioni strutturali (nel 1933 lo stesso Bazzani elabora un ampliamento dello spazio, mentre nel 1973 Luigi Cosenza disegna un’ulteriore estensione, inaugurata dopo quindici anni di lavori, nel 1988), la nostra Galleria Nazionale – e reputo giusto che l’attuale direttrice abbia modificato finalmente quell’acronimo sgradevole, da onomatopea fumettistica (gnam-gnam), dandole nuovamente il suo giusto appellativo – giunge alla sua attuale conformazione ambientale, a un’ossatura capace di dialogare con gli altri musei nazionali, di conservare e nel contempo di sperimentare ampiamente il nuovo.
Di questa novella, non dimentichiamo che tra le sue dilatazioni ci sono pure tutta una serie di satelliti come Palazzo Primoli e Museo Boncompagni Ludovisi (non ultimo tra l’latro il MAXXI), particolarmente legata alle figure che ne hanno delineato la traiettoria sostanziale, Palma Bucarelli e a Giorgio De Marchis in primis, è possibile oggi leggerne le pagine chiare: e in altri termini guardare, in una mostra di carta che mostra mostre, le vicende linguistiche e estetiche, come pure le scelte che si sono susseguite, puntando a volte anche su una forte personalizzazione.
Mediante gli scatti di dodici fotografi (Roberto Bossaglia, Roberto Cotroneo, Serge Domingie, Fernando Guerra, Inga Knölke, Marina Malabotti, Alberto Muciaccia, Anton Giulio Onofri, Mattia Panunzio, Massimo Siragusa, Silvio Scafoletti e Paolo Mussat Sartor) che hanno documentato circa cento anni della Galleria, dalla sua impaginazione del 1915 al progetto voluto da Maria Vittoria Marini Clarelli nel 2011, Ritratto di famiglia, il titolo scelto dai due curatori – Claudia Palma e Alessia Tobia – calza davvero a pennello, traccia una piccola storia degli allestimenti e, assieme, un prezioso metaracconto (a volte intimo), una sorta di diastema temporale che avvolge lo spettatore e lo porta a rivivere, anche se per riquadri ritagli frammenti spaccati angolazioni proairetiche, un territorio carico di idee, un lucus amoenus dove il presente e le presenze, l’arte e la sua compagna di strada, la critica, non hanno smesso di sperare, di progettare il nuovo.
Ritratto di Famiglia
Fino al 29 settembre 2019
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131 – 00197 Roma
T +39 06 322981 – gan-amc@beniculturali.it
http://lagallerianazionale.com