La mostra The Waiting Game, la prima di un ciclo di tre mostre personali dal titolo “Painting through its poetical emotions” organizzate e curate da Valeria Ceregini con il supporto di Culture Ireland, presenta per la prima volta in Italia, nel caso specifico a Torino presso la galleria Weber & Weber, l’artista irlandese Colm MacAthlaoich.
L’artista, reduce da un’esperienza di residenza di un anno a Madrid, ha prodotto per l’occasione un ciclo di opere inedite nei cui soggetti emerge in modo evidente l’influenza spagnola. Figure “mitiche”, interpretate secondo una visione barthesiana dei Miti d’oggi, caratteristiche di una società ispanica che mantiene le sue tradizioni attraverso riti e danze le quali sono ormai parte integrante di un immaginario collettivo.
Sebbene certi elementi figurativi possano apparire immediati e facilmente riconoscibili a un primo sguardo essi celano in realtà una tematica esistenziale che affonda le sue origini nella corrente esistenzialista del XX secolo. La composizione pittorica e la gestualità del tracciato cromatico lasciato sulla tela nascondono il vero significato dell’operato che l’artista esplicita nel titolo. Il gioco dell’attesa, chiaro riferimento al titolo dell’illustre drammaturgo irlandese Samuel Beckett, è per MacAthlaoich qualcosa che coinvolge sia i suoi soggetti pittorici sia lo spettatore chiamato ad accettare la sfida posta dall’artista con la censura della figura che appare e scompare nei fluidi meandri del colore. La pittura diventa un filtro, una sorta di caleidoscopio, attraverso il quale si osserva il reale con gli occhi e il pennello dell’artista.
L’immagine è distorta, velata, occultata per far si che si possa cogliere il tempo dell’attesa, il momento in cui la figura si svelerà all’osservatore più attento capace di cogliere i dettagli cromatici lasciati dall’artista come indizi che vanno a poco a poco raccolti e messi assieme affinché l’unicità di questo ciclo di opere possa emergere in tutta la sua intensità concettuale. Qui MacAthlaoich vuole mettere soprattutto in scena la precarietà dell’essere umano, le sue incertezze e le sue debolezze. Questo concetto artistico è realizzato tecnicamente procedendo lentamente per strati di colore affinché la figurazione si faccia più complessa e, allo stesso tempo, richiedendo all’osservatore un tempo di visione più complessa. Il tempo e la spazialità dell’opera stessa diventano un unicum imprescindibile dove l’astante ne diventa parte integrante.
Come la stessa curatrice dichiara: “Ogni situazione si pone sempre in un tempo e in uno spazio definito. Passando attraverso la sfera emotiva e, quindi, attraverso l’interpretazione artistica di Colm MacAthlaoich, la spazialità e la temporalità dell’esistenza acquisiscono un significato mutevole che segue la precarietà dell’esistenza attraverso la dissoluzione figurativa e la liquefazione dei colori. La banalità del reale diventa rielaborazione interiore del reale stesso che permette all’artista di accedere a una potenza visiva ed emotiva capace di coinvolgere l’osservatore in un processo cognitivo ed emozionale impressionante. La sfera dell’inconscio è sollecitata a tal punto da sospendere ogni cognizione temporale poiché l’immagine è effimera, talmente eterea da essere difficilmente afferrabile visivamente nella sua interezza”.
Il tempo dell’attesa diventa un gioco, una sfida esistenzialista che l’artista pone al suo osservatore il quale avrà l’onere e l’onore di esplicitare personalmente e contestualizzare, attraverso la rievocazione della vana realtà.
The Waiting Game
Colm MacAthlaoich
A cura di Valeria Ceregini
Galleria Weber & Weber, Torino
20 settembre – 27 ottobre 2018
da martedì a sabato, ore 15.30 – 19.30