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Collezione Alfredo Majorano / Palazzo Pantaleo / Taranto

«Notevole è l’interesse che il folklore suscita ancora oggi in un vasto pubblico. Indubbiamente non si tratta di una moda, ma, nelle sue istanze profonde, è una di quelle richieste culturali che, in un’epoca caratterizzata da fenomeni di globalizzazione, provengono dalle classi che hanno prodotto e vissuto quella cultura: nella misura in cui essa e soltanto essa è rimasta la loro cultura, è ora legittimamente rivendicata come “memoria storica” in cui ritrovare la propria “identità”.
Sovente, in passato, la cultura popolare è rimasta relegata a posizioni di marginalità, segnata quasi da un marchio di inferiorità. In realtà tale cultura, che di fatto non ha mai goduto di una piena autonomia, resta separata (più che opposta) da quella ufficiale. Una cultura non uniforme (…) Ciò appare più che evidente nei musei demologici esistenti nel nostro Paese, il cui nucleo originario è costituito più spesso da collezioni private messe insieme con non pochi sacrifici, ma con tanta passione, da studiosi locali».

Così pronuncia Antonio Basile, nel suo intervento in occasione della riapertura del Museo Etnografico Alfredo Majorano, a Taranto a Palazzo Pantaleo, dedicato alla collezione del commediografo ed etnologo tarantino.

La collezione etnografica Majorano si sofferma a tutelare e mettere in luce la ritualità magica e religiosa della tradizione tarantina: dal mondo della festività, legata agli avvenimenti religiosi, sino alla documentazione degli aspetti quotidiani, alla conduzione del lavoro in particolare, quindi alla gestione delle terre ed all’attività in mare.

Divisa e catalogata secondo una rigida sistemazione scientifica (a cura dell’antropologo Alberto Maria Cirese), la collezione Majorano è fruibile in un articolato percorso tra le sette sale del Museo (Sala delle riproduzioni Museo Majorano - piantadocumentarie, Sala delle Ceramiche, Sala dei giochi e dei giocattoli festivi, Sala dei presepi e degli ex-voto,  Studio di Alfredo Majorano, sala degli attrezzi agricoli e della pesca, Sala della ritualità magico-religiosa); essa permette di valicare i “limiti della tematica locale” e del “folklorismo inteso nella sua accezione riduttiva e svalutante”, in luogo di una “uniformità sostanziale” volta a cogliere la testimonianza reale e storica dell’identità ed eredità del terr territorio.

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