Una domanda per niente banale: è possibile rinascere con la cultura? Ieri, a Civitella del Tronto nei giardini della Fortezza, in occasione del terzo “incontro sotto le stelle”, hanno sollevato il quesito il patron dell’associazione Naca Arte Gino Natoni, il curatore Umberto Palestini, lo storico dell’arte contemporanea Christian Caliandro, l’artista Giuseppe Stampone e il giornalista Simone Gambacorta, durante l’intermezzo tra un delicato Finger Food & Wine e il concerto M EDIT ENSEMBLE.
All’ordine del giorno la presentazione del libro “Italia Revolution” (Bompiani, 2013) di Christian Caliandro, testo in cui viene presentata un’inedita analisi del periodo italiano degli anni ’80: un decennio duro e complice del lungo processo di decostruzione dell’Italia. La cultura è additata come unica vera rivoluzione possibile a fronte della profonda necessità di ricostruzione del nostro Paese. “Come nel Rinascimento -afferma Caliandro- è necessario riattivare il passato, mettendolo in contatto con il presente”. Spesso, siamo invasi dalla comodità di far riferimento al nostro “cimitero di famiglia”, rimanendo immobili nel passato. Il nuovo non è un rischio, ma una spinta verso il futuro. Colpiscono le parole di Stampone: “Ci vuole una diseducazione!”. Una diseducazione di quell’atteggiamento che ancora ci fa vivere nel passato, a favore di un’educazione globale, attenta al mondo in cui viviamo, dove gli argini si sono aperti e non possono più esistere prospettive autoreferenziali.
Possiamo dire che il luogo del dibattito è già di per se un esempio in positivo della necessità di un cambiamento culturale capace di vivere il presente senza tagliare i ponti con il passato e riattivando la realtà in senso contemporaneo. Infatti, opere dei più grandi artisti contemporanei sono disseminate negli storici spazi della Fortezza: nelle stanze dei soldati, nelle stalle, nelle celle e nelle piazze d’armi. Ricorrono opere che rappresentano animali- come le farfalle delle sdraio di Damien Hirst su cui gli ospiti si sono accomodati- scelte dal curatore Giacinto Di Pietrantonio per questa mostra Visione Animale, partendo dalla lettura del libro di Plutarco “L’intelligenza animale”, un testo classico che rivela la propria attualità nella riflessione sul rapporto animale-uomo e su come quest’ultimo possa imparare ascoltando ed osservando il genere animale.
Finestra sul panorama della Val Vibrata, la Fortezza è un luogo che lascia spazio alle soste del pensiero: seduti comodamente su una delle panchine di Alberto Garutti , in compagnia di qualche cagnolino di Trivero, si può accarezzare con lo sguardo il verde del paesaggio e ricordarsi che il silenzio esiste ancora. Gli animali, se non sono dotati di logos, posseggono la ragione, scriveva Plutarco. Guardando il video Deepartures di Mircea Cantor sembra che al cervo e al lupo manchi solo la parola: i due animali convivono all’interno di un medesimo spazio, trasmettendoci con lo sguardo l’ambiguità dell’incertezza di ciò che potrebbe accadere da un momento all’altro.
E poi ci sono gli altri cervi: quello dalle corna in bronzo di Maddalena Ambrosio, quelli visionari di Simone Berti e i brandelli di corna di Corrado Levi che sembrano impersonare metaforicamente una lotta danzante tra maschi.
Monumentale il cavallo di Fabio Mauri e in perfetto equilibrio con la sua collocazione all’interno di una cella ex-stalla, ma destabilizzante nel titolo Finimenti in pelle ebrea che suona come un requiem. Una stanza da presepio è quella con il Bue di Mario Airò che sembra una scena della Natività incompleta se non fosse per le corna lunate che citano il testo classico dell’Odissea di Omero in cui si parla di questi animali sacri al dio Sole.
Non mancano i colori smaltati del cagnolino di Victor Man, monumentalizzato su un piedistallo o le oche di Diego Perrone; mentre il cartoon entra in fortezza con l’opera di Loredana Lillo che presenta un topo disneyano astratto e adagiato a terra come un ammasso di buste nere d’immondizia, con il video di Mungo Thomson e con il simpatico orso di Paul McCarthy, al quale basta girargli intorno per comprendere che il suo faccione non deve essere interpretato per forza come espressione di sorriso…
Continuando la passeggiata nella fortezza verso la zona superiore, si accede ad un altro tipo di visione, questa volta umana, attraverso le immagini fotografiche di Mario Dondero: “Il mio modo di fotografare richiede un elemento antropologico. Una strada non è una strada, o una finestra non è una finestra se non c’è la presenza umana.” scrive l’artista. Questa mostra, curata da Umberto Palestini, ci mette a tu per tu con il punto di vista del fotogiornalista che ha ritratto grandi personaggi come Pier Paolo Pasolini, Man Ray o Francis Bacon, facendoci rivivere con lo sguardo i dettagli e i volti di alcuni momenti storici internazionali presenti nella nostra memoria.
E’ possibile visitare le mostre nel mese di agosto dalle 10:00 alle 20:00; nel mese di settembre dalle 9:00 alle 19:00, fino al 30 settembre.
Gli altri “incontri sotto le stelle” in programma il 12 e il 19 agosto, dalle 21:00 in poi.