Un altro grande artista ci lascia. Gianfranco Gorgoni, fotografo abruzzese da tempo stabilitosi a New York, è morto la notte scorsa a 77 anni. Sue le immagini che completano la mostra collaterale della Biennale di Venezia di Beverly Pepper.
Gianfranco era molto legato alla sua terra, nella quale si era ritrasferito negli ultimi anni ma, lo scorso anno, aveva deciso di tornare negli Stati Uniti per stare accanto alla figlia proprio in ragione della malattia.
Lo avevo conosciuto personalmente solo pochi anni fa alla presentazione delle nuove opere dell’amico comune Franco Summa. Non ha tardato in me l’immediata impressione di avere avuto la fortuna di incontrare una grande personalità. Gianfranco era uomo carismatico e dall’animo sensibile. Il suo rapporto con la fotografia e le persone era semplice ma intenso, di quella semplicità che soli i veri protagonisti del nostro tempo sanno mostrare. Indimenticabili i ritratti dei grandi artisti del secondo ‘900 come Warhol, Rauschenberg, Beuys, Boetti, Merz e delle opere più significative del secolo, in particolare di tutto il segmento della Land e Earth Art. È sua l’iconica fotografia della Spiral Jetty di Robert Smithson, intervento datato 1970, immagine pubblicata in ogni manuale di storia dell’arte, così come quelle di Christo, Walter De Maria, Michael Heizer, Nancy Holt, Richard Serra, Ugo Rondinone e molti altri ancora. Degli anni novanta si ricordano il famosissimo ritratto di Keith Haring e gli scatti promiscui di Jeff Koons. Grande fra i grandi Gianfranco Gorgoni ci lascia un patrimonio d’immagini incommensurabile senza le quali non ci sarebbero tracce dei più importanti interventi d’ambiente del secolo passato ma soprattutto lascia un grande vuoto fra gli amici, anche ai più recenti come me, ai quali generosamente ha donato tutta la propria esperienza.
Il suo sorriso, quello che desidero ricordare, per me e per Segno, in questa fotografia che ho scattato nel luglio del 2017 nell’incontro al Castello di Casoli insieme a Franco Summa e Franco D’Amico.