Succede oggi 24 febbraio 2018 che, dopo una lunga malattia, ci lascia a 78 anni l’artista friulano Getulio Alviani.
Influenzato da Josef Albers e Max Bill, affine agli insegnamenti del Bauhaus, Alviani è sul finire degli anni Cinquanta che codifica il proprio linguaggio inizialmente verso strutture plastiche. In seguito realizza le sue prime opere in alluminio, quelle che tutti conosciamo e che lo consacrano sin dagli esordi fra i maestri del ‘900.
Arte Programmata a Venezia, Roma, Düsseldorf, Leverkusen e Zero presso la Galleria Diogenes di Berlino, sono solo alcune delle mostre che negli anni Sessanta ritmano la sua costante maturazione artistica, fino a giungere ad importanti partecipazioni internazionali come quella alla mostra Nouvelles Tendences al Louvre di Parigi e The Responsive Eye al MoMA di New York. Nel 1968 espone a Documenta 4 a Kassel di Arnold Bode, partecipa tre volte alla Biennale di Venezia (1984, 1986 e 1993) e dal 1981 al 1985 è Direttore del Museo d’Arte Moderna di Ciudad Bolivar inVenezuela. Getulio Alviani sempre fedele al proprio linguaggio è annoverato fra i maestri dell’arte cinetica.
Lucia Spadano e Umberto Sala, e tutta la redazione di Segno, ricordano Getulio con affetto, così l’intera città di Pescara non può e non potrà dimenticarlo mai per quell’importante intervento realizzato nel 1995 all’ Aurum in occasione della rassegna FuoriUso. Si tratta del cosiddetto tunnel, un’opera ambientale che mostra ancora oggi la potenza del messaggio artistico di Alviani oltre lo spazio e oltre il tempo.