Fresco di vittoria del Leone d’oro per la miglior partecipazione nazionale, il Padiglione della Germania alla 54.Esposizione d’Arte della Biennale di Venezia riserva sorprese ed emozioni. Diamo uno sguardo più da vicino. L’idea del Commissario Susanne Gaensheimer è da subito stata di proporre il lavoro di un artista con una solida esperienza alle spalle, che avesse non soltanto vissuto, ma anche contribuito a definire le questioni artistiche, sociali e politiche della Germania post-riunificazione. La scelta è caduta su Christoph Schlingensief, dagli anni ’80 attivo con un’enorme varietà di media, autore e regista cinematografico, di teatro, d’Opera, ma anche attivista e polemista politico, impossibile da incasellare, la cui caratteristica principale è quella di trascendere i generi e abbattere i confini di forma e contenuto. Il lavoro per Venezia non si è fermato nemmeno quando l’artista è tragicamente deceduto nell’Agosto del 2010 lasciando una moltitudine di idee, pensieri e progetti (alcuni dei quali molto dettagliati) per il padiglione. La Gaensheimer non ha realizzato quei progetti, ritenendo impossibile farlo senza Schlingensief in persona, anche perché le tantissime questioni ancora aperte (stando al suo modus operandi) avrebbero di sicuro avuto innumerevoli cambiamenti e rimodellamenti fino all’ultimo istante. Il risultato finale dell’allestimento è stato possibile grazie alla costruttiva collaborazione di collaboratori e confidenti dell’artista: Carl Hegemann, Thomas Goerge, Voxi Bärenklau, Heta Multanen, Frieder Schlaich, Chris Dercon, Alexander Kluge, Matthias Lilienthal, Francis Kéré.
I lavori selezionati offrono un panorama piuttosto completo e rappresentativo degli interessi di Schlingensief, in particolare del teatro, del cinema e dell’Africa (a cui ha dedicato diversi progetti nell’arco dei suoi trent’anni di lavoro). Nella sala principale, il palco dell’oratorio Fluxus, A Church of Fear vs. the Alien Within, concepito per la Ruhrtriennale del 2008, che racchiude la sua testimonianza contro la malattia, probabilmente la sua opera più intima, sorta di diario sentimentale che sfrutta la sua dolorosa esperienza per una riflessione sul ciclo della vita e della morte di ogni essere umano: filmati ed elementi pittorici concorrono a generare una toccante installazione spaziale.
L’ala destra del padiglione è occupata da un cinema che proietta sei film, alcuni dei quali sottotitolati per la prima volta, tratti da momenti diversi della parabola artistica di Schlingensief: Menu Total (1985–86), Egomania (1986), Germany trilogy of 100 Jahre Adolph Hitler (1988), Das deutsche Kettensägenmassaker (The German Chainsaw Massacre, 1990), United Trash (1995–96) e Terror 2000 (1991–92). Queste pellicole intendono aiutare un pubblico molto ampio ad abbracciare il ritmo, il linguaggio e la cultura visiva dell’artista.
L’ala sinistra è dedicata, invece, all’Operndorf Afrika, il villaggio vicino a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso per cui Schlingensief si è impegnato moltissimo. Con progetto dell’architetto Francis Kéré e la “direzione” di Aino Laberenz, il villaggio comprende una scuola che ospita aule per il cinema e la musica, un caffé, un ospedale e un teatro. Oltre a una serie di fotografie e documentazioni, sono proiettate scene scelte da Intolleranza II, l’ultimo lavoro teatrale realizzato in collaborazione con attori del Burkina Faso, e riprese dello scenario naturale effettuate durante la costruzione del villaggio.
Il padiglione sarà visitabile fino al 27 Novembre.