A un paio di giorni dal termine della possibilità di vivere una occasione unica, la frenesia per una passeggiata su The Floating Piers ha raggiunto apici difficilmente immaginabili. La passerella galleggiante di Christo, che unisce Sulzano e Montisola per poi giungere all’isoletta di San Paolo ha già richiamato, a quanto pare, oltre un milione di visitatori sulle sponde di un lago d’Iseo sotto assedio. Camminare sulle acque non è l’unico aspetto biblico di questa impresa, anche le interminabili code (lungo le quali si sente più volte evocare la recente esperienza dell’Expo) e il sole implacabile richiamano un modernissimo esodo, che un popolo festante di famiglie, pensionati, avventurieri e curiosi si sobbarca con insospettabile determinazione solo per poter dire un giorno “io c’ero”, o per lo meno “ci ho provato”.
Viene naturale chiedersi quanti si accostino all’opera pronti a viverne e condividerne anche gli aspetti più filosofici e se, magari, non sia un lavoro che ha già detto tutto nella sua fase progettuale (in mostra fino a settembre al Museo di Santa Giulia, Brescia). Appare infatti difficile disgiungere l’esperienza (coi suoi rimandi “mistici”) dal bailamme folcloristico di bancarelle, motoscafi vip, barchette e persone dalla provenienza più disparata, accomunate solo dalla costante ricerca di refrigerio.
Per chi, però, sia giunto fin lì per vivere l’irripetibile lasciandosi tenere per mano dal genio visionario di Christo, non resta che accingersi a lasciare il continente per raggiungere un’isola sulle proprie gambe diventando tutt’uno con gli elementi: la terra(ferma), l’acqua calma del lago, il (tanto) sole, la provvidenziale brezza. Si può andare oltre: togliere le scarpe per vivere il contatto con la particolare tela voluta dall’artista, chiudere gli occhi per lasciarsi cullare dall’acqua, riaprirli per farsi inondare da contrasti cromatici intensi, in un’alternanza di verde, blu, giallo cangiante, apprezzare il radicale cambio di prospettiva. E sentirsi bene. E quasi quasi sperare che alla fine decidano di non smontare tutto.