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Chiusura “Fabbriche Chiaramontane”, l’arte e il vuoto

Agrigento ha perduto uno dei poli artistici più importanti: le Fabbriche Chiaramontane. Attive fin dai primi anni del 2000, e animate dai membri dell'”Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento”, hanno inciso nel panorama culturale della Città dei Templi con mostre di notevole interesse storico-artistico, nonché promuovendo i nuovi linguaggi con il “Premio Fam Giovani per le arti visive”.

Le “Fabbriche”, che si trovavano nel piano sottostante la Basilica dell’Immacolata, di proprietà della Chiesa, dopo la notifica del provvedimento di sgombero hanno abbandonato i locali. Le cause della chiusura, secondo quanto appreso dalle testate giornalistiche locali, sarebbero imputabili al canone di affitto non pagato.

Aldilà della vicenda legale, sulla quale non è lecito entrare in merito, ci soffermiamo su un punto di vista meramente artistico, aggiungendo che la città di Agrigento, seppur ricchissima in virtù del patrimonio archeologico, le cui visite ai siti raccontano ogni anno risultati positivi e in crescita (il fenomeno turistico dovrebbe essere analizzato -e con obiettività, soprattutto-), risentirà di un isolamento: quello contemporaneo.

In altre parole, la lettura e la scrittura della storia di questi difficilissimi tempi mediante le forme artistiche, nella storia di una non facilissima città, rivolta a una porzione di pubblico importantissima e sempre dimenticata, ovvero gli studenti (minori e non), soffrirà di un incolmabile “vuoto”.

Mentre auspichiamo la riapertura delle “Fabbriche Chiaramontane”, che di certo avverrà presto, tale mancanza temporanea potrebbe trasformarsi nel momento migliore per (pensare seriamente e finalmente) dotare la città di un museo civico d’arte contemporanea, non tanto per allinearsi alle altre città di Europa, come vorrebbe una rozza visione commerciale, ma per costruire la basi (locali, sic!) di quest’epoca storica a rischio: questione di gusto, cioè di etica, non di ingarbugliata e impotente politica.

Il compito, annettiamolo, non dovrebbe essere così arduo. Gli spazi liberi nel centro storico agrigentino, da ristrutturare o finiti e mai utilizzati, non mancano affatto. Il vero problema, se questo è un problema, sarà scegliere: l’arte o il “vuoto”?

 

Foto: Angelo Pitrone

Foto: Angelo Pitrone

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Dario Orphée La Mendola

Nato ad Agrigento. Maturità scientifica. Laurea magistrale in filosofia. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione presso l'Accademia di Belle Arti di Agrigento e Progettazione delle professionalità presso l'Accademia di Belle Arti di Catania. Critico e curatore indipendente. Collabora con numerose riviste, scrivendo di arte, estetica, filosofia della natura e filosofia dell'agricoltura. Si sta occupando dello studio del sentimento, di gnoseologia dell'arte, estetica della natura e scienze naturali.