Nei secoli passati la ricchezza archeologica di Centuripe, come quella di molti altri siti siciliani, ha subito una “particolare attenzione” da parte di alcuni tra i più importanti musei del mondo.
Se da una lato questa strana “tradizione” ha rivitalizzato i ritrovamenti, apprezzabili in cimiteriali teche lontane migliaia di chilometri di distanza dal luogo degli scavi, dall’altro ha svuotato i patrimoni culturali di quei centri urbani che, per secoli, li hanno custoditi sotto di essi.
Del resto la Sicilia è sempre stata una doppia miniera. La prima è quella che tutti conosciamo, e cioè una sorta di freezer di curiosi e meravigliosi manufatti appartenuti a popoli che questa terra l’hanno vista crescere e distruggere, l’hanno conquistata e l’hanno abitata, rendendola una perla artistica del grande e appassito Occidente.
La seconda è quella descritta da tanta letteratura: Pirandello, Sciascia, Alessio Di Giovanni, Antonio Russello… per citarne solo alcuni (e di un’area specifica della Sicilia), i cui “cunti”, ovvero i racconti, sono ormai archetipi della gente sicula. E a proposito di miniera, ecco una nuova storia.
Il comitato No Discarica #restiamopuliti di Centuripe, con l’associazione SiciliAntica, ha consegnato alla Soprintendenza dei Beni Culturali di Enna e all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana la richiesta di vincolo per la Miniera e le campagne di Muglia e Monte Piatraperciata.
Tale richiesta nasce a seguito di una seduta del consiglio comunale di Centuripe dello scorso 22 novembre, al fine di salvaguardare il paesaggio delle campagne della Vallata di Muglia, sito ambientale incontaminato all’interno del quale un progetto prevederebbe -leggiamo dal comunicato stampa- la costruzione di un impianto per la lavorazione dei rifiuti.
La Vallata di Muglia fu in passato centro minerario, testimonianza antropologica di una Sicilia forse differente da quella odierna, ma sicuramente valida in quanto fonte socio-culturale. E l’area oggi: «[…] è in uno stato di completo abbandono -scrivono nella nota stampa-. […] l’imponente ciminiera che sovrastava la grande fornace è implosa recentemente a causa dell’incuria. Nonostante tutto sopravvivono ancora importanti strutture dell’antico complesso minerario. Dell’impianto sono ancora ben visibili, oltre la grande fornace, i ruderi dei calcheroni e dei forni. Sul lato opposto dell’area estrattiva sussiste, in uno stato di degrado, un grande centro direzionale con i resti di abitazioni, uffici e una cappella. Per la sua importanza nella storia mineraria della Sicilia, per le vicende umane che sono state coinvolte, per l’alto valore antropologico, culturale, sociale ed economico la miniera di Muglia merita di essere inserita nell’elenco dei beni culturali da tutelare e dove è possibile anche interessata da un progetto di recupero e valorizzazione di archeologia industriale. Essa infatti è la custode silenziosa della storia di una comunità, della sua sofferenza ma anche della sua ricchezza, radice di un passato segretamente conservato nel sottosuolo. Il recupero di un sito così importante permetterebbe anche di documentare, alle future generazioni, quei 150 anni di storia della Sicilia durante i quali è stata il più importante produttore di zolfo al mondo».
Trascendendo il dramma vissuto da Centuripe, auspicando una soluzione, e ponendo questo delizioso paesino a forma di stella quale punto di vista per ulteriori ragionamenti in tema ambientale, potrebbe risultare “gradevole” invertire la logica, almeno per una volta, in questa terra piena di luoghi comuni e di patrimoni naturalistici e artistici? Affinché essa in futuro venga ricordata, per esempio, non soltanto come la prima isola del Mediterraneo per estensione geografica, ma anche come la prima isola per intelligenza ecologica? Chissà…