L’Art-Week bolognese si prospetta ricca e articolata di eventi, tuttavia fra i più interessanti ed emotivamente impegnati, c’è la proiezione giovedì 26 gennaio alle ore 16 presso il Cassero LGBT Center e Gender Bender (in via Don Minzoni 18 a Bologna) di CENTRUM NATURAE, il docufilm della performance di Giovanni Gaggia e Mona Lisa Tina, di cui pubblichiamo il trailer per la prima volta mostrato dalla stampa.
Alla proiezione segue un incontro di approfondimento, condotto da Daniele Del Pozzo direttore artistico Gender Bender, al quale interverranno Angel Moya Garcia Co-Direttore per le Arti visive dell’Associazione Culturale Tenuta Dello Scompiglio di Lucca e Cristiana Natali docente di Antropologia culturale e Metodologie della ricerca etnografica presso l’Università degli Studi di Bologna, oltre che gli artisti stessi.
Il video, che ha le musiche di Roberto Paci Dalò e le riprese di Simona Bramati, fa parte di un progetto articolato sul Corpo e sulle relazioni possibili con l’Altro e con il mondo, portato avanti dai due artisti.
Per penetrare il senso del film e della poetica di Mona Lisa Tina e Giovanni Gaggia pubblichiamo l’esclusiva intervista di Michele Di Stasi
Mona Lisa e Giovanni, volete presentarvi e parlare del vostro percorso artistico?
Mona Lisa Tina Sono una persona che ha deciso di fare dell’Arte e dell’Arte-Terapia, intesa come modalità di sostegno nella relazione d’aiuto alle persone, le sue due uniche ragioni di vita. Come artista visiva ho scelto di privilegiare il linguaggio della performance per le potenzialità espressive che l’uso del corpo offre nell’interazione profonda col pubblico; come arte-terapeuta, invece, mi confronto con il dolore psicofisico dell’Altro in contesti delicati e complessi proponendo percorsi specifici adattati il più possibile alla persona che, di volta in volta, ho il dono di incontrare. Inoltre, insegno in due scuole di Arte Terapia, una a Bologna, l’altra a Roma.
Giovanni Gaggia Gran parte della mia vita ruota attorno all’arte e ai tanti aspetti che toccano questo mondo. Prima di tutto sono un artista visivo che utilizza spesso il linguaggio della performance poiché lo ritengo uno dei più appropriati e potenti mezzi espressivi per interagire emotivamente con il fruitore. Inoltre, da quasi dieci anni sono direttore artistico di Sponge ArteContemporanea, uno spazio no-profit nelle colline marchigiane che non solo è la mia abitazione ma anche luogo in cui si incontrano artisti e vari operatori del settore per dialogare e lavorare insieme senza le sovrastrutture dell’ufficialità. La mia azione artistica ed il progetto Sponge sono strettamente legati fra loro ed hanno intrinsecamente a che vedere con modalità che ritengo le più consone ai tempi che viviamo. Condivisione, interazione con l’altro, attenzione alle problematiche sociali, ma anche azione politica attraverso la sensibilizzazione del pubblico su determinate tematiche. Su questa linea sono stati elaborati i miei ultimi progetti che hanno toccato i temi della violenza contro l’individuo ( Intexěre Tempus ) e della violenza di Stato, come nel caso della strage di Ustica ( Inventarium ).
Prima di parlare di quello che è stato Centrum Naturae, potreste raccontarci il percorso umano e formativo che vi ha portato a concepire questo lavoro?
MLT Sono trascorsi almeno nove anni dal primo incontro con Giovanni, avvenuto grazie ad alcuni curatori coi quali avevamo lavorato insieme. Trovai subito la sua ricerca artistica interessante perché caratterizzata da un’audacia insolita che sentii immediatamente in sintonia con la mia. Dal nostro primo incontro, avvenuto a Casa Sponge – come ormai tutti chiamano il casolare di Mezzanotte in cui abita Giovanni – quando ne sentiamo la necessità, in modo spontaneo e a seconda dell’urgenza espressiva di entrambi, collaboriamo e trasformiamo emozioni personali molto intime in nuovi progetti, ai quali diamo insieme, forma e contenuti teorici su cui riflettere. Così è stato per Centrum- Naturae.
Nel caso specifico, vivevamo un momento di grande crisi affettiva e discutendo sulla diversità e la complessità dell’incontro profondo tra due persone, dalla simbiosi a quelle dinamiche di individualizzazione che danno luogo a tipici meccanismi di difesa nella relazione con l’”altro”, è stato possibile creare, in nome dell’Amore, al di là dell’orientamento di genere, un’azione che esponesse il Corpo come luogo d’incontro sacro e profondamente laico, nella complessità della sua dimensione più prettamente spirituale e al tempo stesso carnale. Credo, ma immagino che Giovanni confermi, che Centrum Naturae in fondo sia un atto (un’azione) d’amore.
GG Centrum Naturae è un lavoro in cui io e Mona Lisa abbiamo creduto moltissimo sin dal primo momento di confronto. Il progetto, organizzato da Macula – Centro Internazionale di Fotografia di Pesaro, prevedeva una parte espositiva con foto e lavori in mostra presso lo Scalone Vanvitelliano ed una azione performativa che abbiamo vissuto come consacrazione simbolica del nostro sodalizio artistico, una sorta di “matrimonio dell’arte” in cui non solo i corpi sono stati messi a nudo ma anche le nostre emozioni più profonde. Il luogo scelto per l’azione, la Chiesa della Maddalena di Pesaro, si caratterizza per alcuni elementi architettonici molto interessanti per il lavoro che avevamo in mente, la pianta a croce greca anzitutto, con un centro ben definito sul pavimento ed una cupola finestrata che si apre verso il cielo. Abbiamo pensato i nostri corpi in uno spazio fisico posto fra i due punti focali dell’edificio; l’innalzarsi della carne verso il cielo come metafora del superamento sia della dualità maschile-femminile, sia della componente terrena per giungere all’unione sacra in un corpo assoluto. L’azione è stata possibile grazie al pubblico presente che ha assistito al primo atto in cui siamo stati ricoperti di pigmento nero. Nel secondo atto, a porte chiuse, ogni partecipante ha interagito singolarmente con i nostri corpi stesi sul pavimento posando su di essi un telo bianco per raccogliere la nostra impronta. Questi teli, veri e propri sudari, sono straordinariamente comunicativi e continuamente disvelano segni e simboli dai mille significati diversi.
Sembra abbastanza evidente che il rapporto tra psicologia e arte nel vostro percorso e nella performance sia decisamente forte. Che rapporto avete con questa scienza umana?
MLT Per quanto mi riguarda, la psicologia ha avuto e continua ad avere un grande ruolo nella mia ricerca artistica, come molta importanza ce l’ha per la mia attività di arte-terapeuta. Sono mesi che rifletto sulla possibilità di mettere a punto, in uno studio strutturato e articolato, una serie di “osservazioni” da presentare e magari da pubblicare. L’idea è quella di proporre un metodo terapeutico efficace che sia un ulteriore sostegno nella relazione d’aiuto.
GG Sicuramente la psicologia come “scienza” non mi appartiene dal punto di vista teorico, tuttavia spesso mi viene riconosciuta la capacità istintiva di penetrare l’animo umano con il mio lavoro e di scandagliare quei lati che generalmente risultano troppo scomodi da affrontare. In fondo è quello che cerca di fare la disciplina fondata da Freud, nel mio caso con meno sistematicità e con meno risposte terapeutiche.
Dopo aver assistito alla proiezione del cortometraggio sulla performance di Pesaro, questa domanda è d’obbligo : un abbraccio, il corpo dell’altro, che rapporto si è creato tra voi?
MLT Si è venuto a creare nel corso degli anni un rapporto profondo, intimo, empatico di grande solidarietà e rispetto. Non credo sia necessario aggiungere altro.
GG Mona Lisa fa parte ormai di me, in qualche modo ci apparteniamo. Non è un caso che parliamo di noi come l’alter ego femminile e maschile e l’uno dell’altra. Dopo il lavoro presentato a Pesaro ci sentiamo, inoltre, anche molto vicini fisicamente; è stato straordinario l’abituarci alla nostra reciproca nudità preparando Centrum Naturae perché adesso anche i nostri corpi hanno imparato la naturalezza e la vicinanza del nostro sentire profondo.
Che rapporto vi è stato con il pubblico durante la performance? Sembra abbastanza evidente il rapporto tra catarsi ed esperienza dell’altro in questa vostra opera.
ML Effettivamente l’idea di catarsi attraverso l’accoglienza dell’ “altro” è un aspetto molto significativo delle nostre indagini artistiche individuali. In Centrum Naturae questo aspetto è stato solennemente amplificato dall’intera struttura del lavoro. La performance, come avrai certamente notato, è divisa infatti in due momenti differenti e interdipendenti. Nel primo momento desideravamo creare uno spazio intimo dove proporre davanti a un pubblico più ampio l’esperienza dell’incontro profondo con il prossimo nelle azioni del guardarsi e dell’abbracciarsi. Si trattava di un abbraccio e di uno scambio di sguardi totale in cui noi eravamo spogliati e svelati non solo dei nostri indumenti ma anche di ogni difesa e resistenza psichica. E’ solo quando ciò accade che è possibile vivere una trasformazione emotiva reale dentro di noi. Nel secondo momento, offrendo i nostri corpi al fruitore, abbiamo lasciato che fossero le persone a fare un’esperienza intima di questa dimensione, che poteva diventare un’occasione per riflettere, magari nei giorni a seguire, su se stessi e il proprio modo di vivere la relazione con il mondo, in tutti i sensi.
GG Nella prima parte dell’azione la presenza del pubblico l’ho appena percepita, c’è un frame nel film in cui questo si nota ed è evidente come io sia completamente centrato sul corpo dell’altro. Nella seconda parte la presenza delle persone è stata decisiva perché l’opera si è creata grazie a loro. Ricordo perfettamente le mani che si posavano sul mio corpo, la loro pressione per marcare il telo dell’impronta voluta, oppure la percezione di vicinanza ( e non solo fisica ) attraverso il calore e lo sfioramento. Queste sensazioni sono state le più difficili da gestire perché, come mi è successo anche in altri lavori, il sentire l’altro quando il contatto è così prossimo comporta sempre fatica e sofferenza proprio per il vissuto che ciascuno spesso porta con sé. Lasciare per ore il nostro corpo a disposizione delle persone è stato sicuramente anche un percorso dentro di noi, una sorta di meditazione profonda quasi come un percorso terapeutico, simile per certi versi al viaggio spirituale di Marina Abramović in Sud America (ripreso nel film The space in between: Marina Abramović and Brasil (2016) di Marco del Fiol).
La vostra opera si inserisce all’interno di un contesto molto più ampio, come ad esempio il festival Gender Bender (a Bologna dal…al…). Credete che questa performance possa apportare qualcosa al grande campo di studi sul genere?
MLT Non so quale contributo Centrum Naturae abbia apportato agli studi che trattano la tematica del genere, mi auguro però che abbia suscitato emozioni perché il corpo, in generale dato per scontato, risulta essere lo strumento più potente e vitale di comunicazione che tutti abbiamo a disposizione.
GG Qualora si analizzasse il nostro lavoro per trarne qualche spunto interessante, spero che ne vengano sottolineati tutti gli aspetti, anche quelli più spirituali e che prescindono dal maschile e femminile o da altre identità di genere. L’elemento centrale del nostro lavoro è la creazione di un corpo senza sesso, un corpo che evolve verso qualcosa di più alto. Personalmente penso che ad un certo punto, di riflesso, l’eros mi annoierà e ne potrò fare totalmente a meno.
Michele Di Stasi Ovviamente ringraziamo i due artisti che si sono gentilmente offerti a rispondere a queste poche domande che costituiscono una presentazione ed un invito a seguire il loro lavoro e il loro percorso.
web-profiles:
Giovanni Gaggia: http://www.giovannigaggia.it
Mona Lisa Tina: http://http://www.monalisatina.it
Sito di presentazione del festival “Gender Bender”: http://www.genderbender.it
http://https://www.youtube.com/watch?v=_inHayo3v-0