La realtà quotidiana registra un progressivo aumento delle proposte fieristiche dedicate all’Arte; senza essere necessariamente esperti economi, si intuisce che una causa principale è dovuta alla costante, se non addirittura crescente, domanda di acquisto, affiancata da un massiccio interesse per il settore, confermato da affluenze di pubblico quasi concertistiche. In nuce, l’Arte piace e vuole essere fruita, anche quando risulta impopolare, specchiante quel dualismo socioeconomico portatore (in)sano dell’elitarietà nel Mercato dell’arte.
Dopo qualche tentativo di rinfrescare l’ambiente con proposte limitrofe alle storiche expo nostrane, sopratutto Bologna e Torino, con particolare riguardo alla fascia giovanile, ancora troppo timida o mal consigliata per convincere seri investimenti, l’idea più calzante e interessante appartiene alla nascente Fiera di Wopart. Appena conclusasi, lo scorso 17 settembre, la seconda edizione presso il Centro Esposizioni di Lugano, la fiera verte interamente sulla tematica della Carta, creando in maniera originale un corto-circuito temporale tra opere antiche, moderne e attuali, concetto rievocante quell’Antiquaria del XIX, progenitrice el collezionismo odierno, dove figure come Stefano Bardini, con una vena di romanticismo, accumulava opere delle epoche più svaraite senza alcun riguardo cronologico, enfatizzando tutta l’arte come contemporanea.
Wopart, pertanto, preme nelle intenzioni di elevare la carta ad oggetto simbolo della contemporaneità, senza eludere, anzi marcando, l’accessibilità dei prezzi caratterizzanti questo mercato ancora (per poco?) di nicchia: Paolo Manazza, curatore della fiera assieme a Giandomenico di Marzio, definisce, in tono pericolosamente sincero, le opere su carta come glamour, ammiccando all’acquirente meno avezzo, magari inconsapevole che con poche centinaia d’euro può portarsi a casa una stampa di Goya o di Chagall, ma coinvolgendo anche il collezionista più navigato, conscio delle potenzialità affaristiche che l’occasione permette. Arte low cost, com’è stata definita.
Se l’organizzazione, presieduta da Luigi Belluzzi, ha mantenuto alte le aspettative raddoppiando le gallerie coinvolte (ben 72 provenienti da 14 Paesi) e allargando il dialogo con il territorio, tuttavia si evince un certo clichè nelle proposte espositive, dominate da stampe e fotografie, diramando la carta a semplice supporto e indagando meno sulle effettive potenzialità formali-concettuali di questo mezzo, come era nei propositi, salvo alcune felici eccezioni. Una questione imputabile, certo, alla novità del contesto ancora in via di definizione, specialmente nella ricerca di proposte contemporanee che sposino questa originale idea di mercato senza inciampare nell’esercizio di stile.
La prospettiva resta comunque ottima e la Fiera di Lugano ha tutte le carte in regola per creare e promuovere un nuovo fiorente collezionismo artistico.