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BoCs Art Cosenza | Ore 20.00. 17° giorno di residenza

27 ottobre. Passano i giorni rapidamente in questa residenza artistica. Si mangia velocemente e si torna a lavorare, ad allestire in previsione della mostra finale. Oramai è iniziato una specie di conto alla rovescia: un giorno alla presentazione delle opere prodotte e tre giorni alla fine dell’esperienza. Sappiamo già che la separazione non sarà indolore. Si cercano i momenti di condivisione, ma si cerca allo stesso modo di raccogliersi il più possibile per incanalare più ricordo e più emozioni. In uno di questi momenti di solitudine incontro Raffaella Romano con una macchina fotografica sul fiume Crati. Mi racconta che ogni giorno, dal primo giorno, si reca in quell’esatto punto alla stessa ora per fotografare il Sole. Il Sole di Cosenza ripreso con un filtro blu. Una sequenza di dischi luminosi che vanno a comporre un diario della sua residenza. Ma non solo. Fanno parte di una ricerca sulla luce che l’artista ha messo a punto attraverso l’uso di lenti e dell’osservazione del proprio occhio in tempo reale. Provo l’esperienza: guardare all’interno del mio occhio è come ritrovare quel Sole che Raffaella fotografa tutte le Mattine. Bello.
La luce è protagonista assoluta anche nell’opera di Piero Chiariello. Un frammento di luce, come una saetta, si materializza nel suo Bocs. E’ un frammento di realtà raccontato come un diagramma generato dai punti di massima luminosità e di massima assenza di luce dell’immagine riprodotta.
Luce da una parte e parole dall’altra, nei Bocs le opere si rincorrono e riflettono lo spirito del tempo attraversando tematiche sociali, psicologiche, e tanto altro. Tra il Bocs di Meri Tancredi e quello di Noemi Vola, scorrono fiumi di parole. Per Meri la parola si dirada fino a rarefarsi, fino a perdere di significato e diventare solo traccia sulla superficie, per Noemi la parola si assottiglia fino a giocare con il no-senso, capovolgendone il significato. Per tutte e due la parola è alla base della ricerca artistica là dove per Meri la parola è sinonimo di incomunicabilità e per l’altra è aberrazione della comunicazione. Ma per tutte e due è l’unica possibilità per sopravvivere, è fiducia nel futuro e nelle persone.
Quante personalità con cui confrontarci in questi straordinari Bocs! Si sente in lontananza, dall’area 2, un suono ancestrale di tamburi. Sono le prove del rito di Michela Tobiolo, un viaggio nella propria notte attraverso metamorfosi fisiche e dell’anima. E’ davvero un rito: ci sarà una vestizione, ci sarà il fuoco, ci saranno luoghi da attraversare e il ritmo del tamburo. Un approdo per l’anima dal dentro al fuori e viceversa, attraverso l’energia creatrice e benevola dell’Arte.
E poi, eccola, lavora come un muratore, elettricista e falegname, Antonella Raio sta realizzando una sua interpretazione della più famosa cupola del Brunelleschi. E’ notte oramai e lei sta registrando i laser verdi che accompagnano quest’opera esperienziale che mette l’uomo al centro del mondo, che mette l’opera al centro del mondo, che mette il fare al centro del mondo e che chiede al mondo di riappropriarsi del pensiero. Il lavoro è complesso. Una scala fiancheggia la cupola e la sovrasta. All’uomo si chiede di salire sulla scala per vivere il simbolo della cupola, per sovrastarla, per riconnettersi, ricentrarsi in un dialogo tra arti e mestieri, tra pensiero e materia, tra storia e contemporaneità, tra mondi lontani soprattutto. Ma devo dire la verità? Antonella ha avuto ragione: mai, mondo materiale e arte si sono trovati tanto vicini fino a fondersi come in questa residenza ai Bocs di Cosenza. L’esperimento dell’arte, qui è riuscito in pieno.

Da il DIARIO di Jasmine Pignatelli arista in residenza per Bocs Art Cosenza | II sessione anno 2016

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