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Biennale di Yinchuan, seconda edizione

Suchen Hsieh è la direttrice del Moca di Yinchuan, il museo del nord della Cina promotore della Biennale di Yinchuan giunta alla sua seconda edizione. La Hsieh è una attenta studiosa dei movimenti artistici mondiali ma, sopratutto, anche dei curatori che nel mondo indagano le diverse culture artistiche. Marco Scotini, direttore artistico di FM Centro per l’arte contemporanea di Milano, negli ultimi anni, con le sue mostre, ha cercato di intersecare culture diverse, sopratutto orientali e africane, con un occhio all’ecologia e senza dimenticare l’intento di educare il pubblico a nuovi linguaggi o movimenti artistici finora sconosciuti.

Nella conferenza di presentazione della seconda edizione, la Hsieh ha presentato il Moca e la sua Biennale. “In Cina ci sono circa 10/12 biennali, non tutte di livello, i musei sono numerosissimi ma la maggior parte di essi non lavora in modo professionale. L’area dello Yinchuan non è un’area ricca, però si trova tra il fiume Giallo e il deserto del Gobi. Nel 2012 viene approvato il progetto di quello che oggi viene considerato uno dei 10 migliori musei dell’Asia”.

Il Moca, dalla sua inaugurazione nel 2015, ha presentato diverse mostre e progetti tesi a coinvolgere la popolazione, come il programma di educazione che ha coinvolto 1000 famiglie dell’area di Yinchuan o come il progetto Made in China al quale partecipano artisti cinesi con opere realizzate con materiali cinesi di qualità. Un modo per ironizzare sulla scarsa qualità attribuita ai prodotti Made in China che circolano in Europa.

Suchen Hsieh ha promosso anche, nel Moca, l’operazione Send your love che incoraggia i cinesi a mostrare liberamente l’amore per il prossimo e per le persone care e il progetto Secret Box dove invitava la popolazione a realizzare una scatola segreta della propria memoria.

La prima edizione della Biennale, nel 2016, era stata affidata all’indiano Bose Krishnamachari che ha chiamato a partecipare 73 artisti. La seconda edizione è stata affidata all’italiano Marco Scotini. A differenza dell’edizione precedente Starting from the Desert. Ecologies on the Edge, questo il titolo scelto da Scotini, si espanderà in diversi luoghi della regione e, come da principio movente del curatore, le opere saranno quasi tutte site-specific con artisti scelti nel panorama mondiale ma sopratutto provenienti da quelle zone che Scotini definisce ai “margini della Cina”. Saranno presenti le minoranze mongole e buddiste così come artisti nordafricani, indiani e pakistani.

“La mia indagine nasce dall’ibridazione come quella che si trova in alcuni siti archeologici dove vasi cinesi sono vicini a vasi islamici”: la contaminazione culturale genera dunque una Koinè dagli esiti estremamente stimolanti.

La regione dello Yinchuan è di forte impatto, difficile da collocare temporalmente. Il deserto è ai margini della città, “si dice sempre che il deserto abbia soltanto una geografia e non una storia. Forse perché il deserto cancella le tracce e non trattiene indici di orientamento e di direzione. Dove termina il deserto inizia la campagna. Il contesto è quello dove si progetta il futuro”.

Yinchuan è altresì una delle stazioni della Via della Seta, incrocio di energie sociali e psichiche.

In genere i cinesi preferiscono avere una short guide per l’inaugurazione e un catalogo ricco di immagini durante la biennale. Scotini imprime la propria cifra e dipartendo dall’assunto che il libro debba essere considerato un paradigma assoluto, decide di riservare un ruolo fondante all’aspetto più teorico e critico. D’altra parte, egli aggiunge, i cinesi hanno scoperto la stampa molto prima di Gutenberg, con la tecnica del frottage riproducevano all’infinito testi incisi su pietra.

La seconda edizione della Biennale avrà per titolo Starting from the Desert. Ecologies on the Edge e avrà luogo dal 9 giugno al 19 settembre 2018.

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