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Aspettando Documenta(13)_Kassel

Dopo cinque anni la tredicesima edizione di Documenta a Kassel, in programma dal 9 giugno al 16 settembre, è carica di mistero: intento della curatrice Carolyn Christov-Bakargiev è quello di ravvivare la formula (per quanto dimostratasi vincente) della mostra e di includere e assecondare la complessità del momento contingente ampliando le prospettive dell’intero progetto, per dirla con le sue stesse parole, “nei confronti della cultura in generale e delle sue relazioni verso un mondo più giusto e pacifico. […] Soffermandosi su dove siamo, da dove veniamo, e dove si potrebbe andare attraverso un programma di attività ed esperienze”. Con così nobili premesse, ci si avvia a un rinnovamento che porterà la kermesse a somigliare sempre meno a una mostra d’arte in senso classico, coinvolgendo una vasta e prestigiosa squadra di co-curatori, definiti “agenti” (dal latino “agere”), e procedendo da una conferenza all’altra di presentazione, di incontro in incontro, di paese in paese (Rivoli, Thessaloniki, Il Cairo, New York, Buenos Aires, e quindi Mosca, Roma (Accademia tedesca Villa Massimo) e Venezia, per tenere alta l’attenzione, spiegare l’importanza della partecipazione, della collegialità, dell’impegno, e poco conta che a tutt’oggi della mostra in sé non si sappia sostanzialmente ancora nulla. La squadra degli agenti è, allo stato attuale, composta da Leeza Ahmady, Ayreen Anastas & Rene Gabri, Sofía Hernández Chong Cuy, Sunjung Kim, Adam Kleinman, Koyo Kouoh, Joasia Krysa, Marta Kuzma, Raimundas Malasauskas, Chus Martínez, Lívia Páldi, Hetti Perkins, Sarah Rifky, Eva Scharrer, Kitty Scott, Nicola Setari e Andrea Viliani. Conferma definitiva della voglia di inglobare e dominare la complessità è l’iniziativa che segna il conto alla rovescia per l’inaugurazione: 100 Notes – 100 Thoughts, pubblicazione scaglionata di 100 “taccuini” con contributi provenienti dai campi più disparati: arte, scienza, filosofia, psicologia, antropologia, teoria politica, letteratura e poesia. 100 annotazioni, lontane da ogni dimensione ideologica, per dare risonanza a ciò che è “impubblicabile”: la voce. La natura cumulativa di questo progetto è manifestazione chiara dell’enfasi propositiva di dOCUMENTA(13), ma anche del voler in qualche modo seguire un solco già tracciato: le 100 pubblicazioni per i 100 giorni di durata, come richiamo ai 100 ospiti in 100 giorni di Catherine David nel ’97, creatrice dell’idea di un programma di avvicinamento alla data inaugurale.
L’epopea di dOCUMENTA inizia nel 1955, da un’idea di Arnold Bode che ne dirige le prime quattro edizioni, nel 1955, 1959, 1964 e 1968, raccogliendo da subito grande interesse e un’affluenza di pubblico che passa da 130.000 a 220.000 unità; nel 1972 è Harald Szeemann a raccoglierne il testimone per una delle edizioni considerate maggiormente significativa, lasciando successivamente il compito di curare dOCUMENTA 6 del 1977 a Manfred Schneckenburger, edizione monstre con il maggior numero di sempre di artisti, ben 622, ripagata da un’affluenza di oltre 340.000 visitatori. dOCUMENTA 7, nel 1982, viene affidata a Rudi Fuchs che ridimensiona il numero di espositori, non certo la qualità, considerando che quell’edizione passa alla storia per le 7000 querce di Beuys, lasciando nel 1987 per il ritorno in sella di Schneckenburger, baciato da un successo di quasi mezzo milione di presenze. Dal 1992, dOCUMENTA IX di Jan Hoet, si instaura una rigida alternanza di curatori: Catherine David nel 1997, Okwui Enwezor nel 2002 e Roger M. Buergel nel 2007, all’insegna di una costante crescita nell’interesse degli appassionati e nel numero di visitatori che arriva agli oltre 750.000 dell’ultima edizione.  (A cura di Paolo Spadano)

 

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