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‘Artworks that ideas can buy’ di Cesare Pietroiusti: l’esito del progetto.

Coloro che, tra amatori e addetti ai lavori, hanno visitato l’ultima edizione di ARTEFIERA – di cui ne abbiamo ampliamente parlato tramite un resoconto a conclusione della stessa – saranno sicuramente rimasti colpiti e/o affascinati dall’ambizioso progetto ‘Artworks that ideas can buy’ presentato in tale occasione da Cesare Pietroiusti presso lo stand B25 del padiglione 25.

L’azione – qui anticipata tramite l’intervista all’artista Anteprima Arte Fiera 2019 – Intervista a Cesare Pietroiusti per ‘Artworks that ideas can buy’ – era parte della rassegna di performance Oplà. Performing activities a cura di Silvia Fanti, il cui svolgimento è proseguito anche nei mesi successivi alla conclusione della manifestazione bolognese.

Il lavoro di Pietroiusti –  già realizzato nel 2009 presso la Wilkinson Gallery project Space  di Londra – consisteva nell’esporre, all’interno di uno stand della fiera, opere di 22 artisti italiani e stranieri di calibro internazionale (Maria Thereza Alves, Massimo Bartolini, Ludovica Carbotta, Adam Chodzko, Francesco De Grandi, Michele Di Stefano, Sam Durant, Jimmie Durham, Emilio Fantin, Roberto Fassone, Valentina Furian, Margherita Morgantin, Caterina Morigi, Giancarlo Norese, Luigi Presicce, Ana Prvacki, Aldo Spinelli, Alessandra Spranzi, Luca Trevisani, Serena Vestrucci, Cesare Viel e Luca Vitone) per poi proporne una vendita inconsueta ovvero non acquistabili tramite denaro, bensì mettendo in gioco le proprie idee. Fine ultimo del progetto era stimolare un dialogo tra artista e pubblico grazie alla generazione di risposte creative individuali e – come allora anticipato nell’intervista dallo stesso Pietroiusti – «mettere in discussione la dinamica che è alla base dello scambio economico cercando di alterarne alcune delle regole che lo governano come ad esempio la legge della domanda e dell’offerta». Tale riflessione sul mercato e sulla conseguente decontestualizzazione dell’opera d’arte per la sua immissione in una fiera, contesto in cui quest’ultima è ridotta a vile merce ed estrapolata dal luogo in cui è stata concepita, ci invita a riconsiderare la remota consuetudine del “baratto”, da sempre molto in voga tra gli artisti, come possibile soluzione così da annullare fin dal principio la questione legata al valore economico del lavoro artistico.

I visitatori erano invitati a scrivere su un foglio pensieri, critiche, suggerimenti su uno dei lavori in mostra e a farlo pervenire agli artisti in busta chiusa. In un secondo momento, quest’ultimi potevano decidere se una delle idee formulate dagli utenti “valesse” tanto quanto la loro opera. I patti erano semplici: se il creativo avesse accettato lo scambio, il visitatore l’avrebbe ottenuta; se, all’opposto, la proposta fosse stata ritenuta insoddisfacente dall’artista, il lavoro sarebbe ritornato in suo possesso.

Gli esiti del progetto durante i giorni della fiera – dal 31 gennaio al 4 febbraio 2019 – sono stati molto proficui: ben duecentotrenta buste con idee o proposte di ogni genere sono state lasciate dai visitatori ma solo tredici artisti hanno ritenuto valida almeno una delle proposte ovvero Ludovica Carbotta, Francesco De Grandi, Sam Durant, Jimmie Durham, Emilio Fantin, Valentina Furian, Giancarlo Norese, Luigi Presicce, Aldo Spinelli, Alessandra Spranzi, Serena Vestrucci, Cesare Viel e Luca Vitone. Mentre Maria Theresa Alves, Adam Chodzko, Michele Di Stefano, Caterina Morigi, Ana Prvacki e Luca Trevisani non hanno trovato sufficientemente interessanti le proposte pervenute.

Inoltre, curiosi scambi si sono attuati come quello di Ludovica Carbotta, che ha barattato il suo lavoro con l’idea di un bambino, mentre Sam Durant è stato convinto dalla lettera di una attivista a consegnare la sua opera al direttore dell’agenzia italiana contro l’evasione fiscale internazionale. Infine, alcuni artisti hanno risposto alle proposte con delle contro-proposte: Roberto Fassone ha offerto un incontro dal vivo con cena; Margherita Morgantin ha invitato tutti e dodici i proponenti a creare una nuova opera a partire da una riflessione di Simone Weil sull’annaspare del sistema capitalistico; Massimo Bartolini ha reputato che l’idea migliore fosse il progetto stesso di Cesare Pietroiusti; Luca Vitone ha chiesto al proponente dell’idea migliore di incorniciarla, proprio come un’opera; Jimmie Durham ha regalato la sua opera a un altro artista partecipante, Emilio Fantin, il quale a sua volta ha rilanciato con uno scambio di sogni, da farsi a distanza di dieci anni. Soddisfatto del risultato di “Artworks that ideas can buy” Cesare Pietroiusti ha dichiarato: «oltre a ringraziare Silvia Fanti per avermi invitato e convinto e, di cuore, i ventidue amici che hanno accettato di mettere in gioco un lavoro – e il loro lavoro – vorrei ribadire che l’opera arte è, prima di tutto, di chi ci pensa e non, o comunque molto meno, di chi ha i soldi per comperarla».

Artworks that ideas can buy di Cesare Pietroiusti: l’esito del progetto.
dal 31 gennaio al 4 febbraio 2019
ARTEFIERA 2019
Padiglione 25 – Stand B25
Quartiere Fieristico di Bologna
Ingresso Ovest Costituzione
Piazza della Costituzione – 40128 – Bologna
orario: giovedì 12:00 – 21:00
venerdì-sabato-domenica 11:00 – 19:00
lunedì 11:00 – 17:00
tel: +39 051 282111
email: artefiera@bolognafiere.it
sito: http://www.artefiera.it/

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