Voglio essere completamente onesta: se molti anni fa mi avessero chiesto di scommettere sul futuro di ArtVerona, forse non mi sarei azzardata a farlo. Ebbene mi devo ricredere. Quest’ultima edizione, chiusa pochi giorni fa, infatti, pare far decollare definitivamente l’esposizione mercato veneta. A parlare sono i numeri: 22mila visitatori, più 12% rispetto all’edizione 2015, 250mila euro fra premi e fondi acquisizioni, 120 gallerie espositrici, 16 spazi indipendenti e 12 eventi off ad animare la città. Mi pare possa bastare.
C’è un aspetto, tuttavia, quello più importante a mio avviso, a rendere ArtVerona una fiera davvero interessante. Nello staff da quest’anno c’è anche Antonio Grulli, critico d’arte cui è stato affidato il delicato compito di intessere le relazioni con i collezionisti, che a tale scopo ha studiato e proposto un inedito progetto denominato Critical Collecting.
Per capire questo progetto bisogna fare un passo indietro. Posto che ogni figura nel sistema dell’arte è importante e fondamentale (è scontato che senza l’artista non c’è l’arte, senza il critico non c’è pensiero, senza il giornalista non c’è diffusione e via dicendo), spesso si tende a minimizzare quella del collezionista, che innegabilmente è il perno cui si regge l’economia dell’arte. Non saprei spiegare il motivo, ma in Italia sapere chi sono i collezionisti e conoscerli è sempre molto difficile. Sono figure che da noi non amano esporsi, e posso capirlo, forsanche in tempi di crisi i ricchi non sono ben visti, e spesso in passato il loro ruolo è stato ridotto al solo momento dell’acquisto, escludendoli da tutta la ‘filiera’ – se così si vuole definirla – di costruzione del pensiero artistico e critico. Ebbene, è evidente che è un errore, non fosse altro perché la storia dell’arte insegna che se non ci fossero stati i grandi collezionisti e mecenati, molte delle raccolte presenti nelle istituzioni museali di tutto il mondo – senza contare quelle private, spesso trasformatesi in pubbliche da importanti lasciti – non esisterebbero. E non è nemmeno un caso che buona parte della critica e della ricerca accademica negli ultimi trent’anni abbia posto attenzione al collezionismo come fenomeno di tutela e storia delle culture. Detto ciò, riportare questa figura al centro di una fiera-mercato, riordinare la circolarità fra gli attori di un sistema, non è solo una prerogativa ma una cosa intelligente. Per questo, soprattutto, va apprezzato lo sforzo del direttore artistico Andrea Bruciati, curatore discusso, chiacchierato e simbolo di una nuova generazione di critici che si barcamena con un sistema che non difende il settore, o al contrario protegge taluni sistemi clientelari difficili da sfondare. Uno sforzo che tende la mano ai giovani collezionisti, invitandoli a mostrarsi, a uscire allo scoperto, e al contempo a investire sulle nuove generazioni. La risposta è disarmante nella sua semplicità. Continuare a cercare il bene rifugio (comunque importante) e non scommettere sulle nuove proposte, non è la chiave giusta che Bruciati immagina possa aprire le porte a un significativo riposizionamento dell’arte italiana sul mercato.
Da qui anche il consistente intervento della Fiera stessa nel lavorare per un ricco pacchetto di premi e fondi acquisizioni che invoglia tanto i galleristi stessi a partecipare, quanto il rimettere in moto un settore pubblico, ma soprattutto privato che, non solo fa respirare un sistema che spesso s’inceppa, ma che abbisogna di generare cultura. È un discorse che, assume una valenza ancor più pregnante se pensiamo che questa fiera, trova casa in un territorio dove l’economia da sempre cavalca a ritmi importanti, ma non era scontato e non lo è stato che ciò potesse tramutarsi in una presa di responsabilità civile – oserei dire – nel pesare su taluni aspetti culturali. E a tal proposito mi sembra molto corretto che nel Comitato d’indirizzo siano presenti molti collezionisti, rispondenti ai nomi di: Mauro De Iorio, Giorgio Fasol, Michele Furlanetto, Salvatore Mirabile, insieme all’imprenditrice Patrizia Moroso, Cristiano Seganfreddo direttore del Progetto Marzotto e Catterina Seia vice Presidente Fondazione Fitzcarraldo.
Ma tornando a Critical Collecting, di cosa si tratta esattamente? È un progetto che vede protagonisti 10 collezionisti italiani raccontati da 10 giovani critici d’arte indipendenti. Perché questo? Se l’obiettivo, come detto poco sopra è rimettere al centro la figura del collezionista, è necessario e indispensabile che tale attività sia studiata, codificata e narrata. Tuttavia, prerogativa del progetto di Grulli non è banalmente stabilire un contatto fra collezionista e critico chiamato ad una lettura delle raccolte e degli artisti, ma superare questa visione proponendo il testo critico stesso come possibile oggetto acquisibile in collezione. In sostanza Grulli, non so se volutamente o meno, ma rimette al centro del sistema anche l’opportunità (o l’esigenza) di una critica autentica.
Con questo progetto conosciamo finalmente molti collezionisti, forse alcuni anche fuori dai canoni che s’immaginano, essendo anche galleristi o gestori di spazi alternativi. Anna e Francesco Tampieri, che nel 2006 acquisiscono la storica galleria G7 di Bologna sono raccontati da Gabriele Tosi, Fabio Farnè fondatore del Farnespazio/Localedue sempre a Bologna, da Giulia Brivio, la collezione di Mauro De Iorio, radiologo veronese e membro del comitato d’indirizzo di ArtVerona è descritta dalla giovanissima Sofia Silva, quella di Diego Bergamaschi, vicepresidente del consiglio amaci Gamec di Bergamo da Ginevra Bria, Marco Martini, Seven Gravity Collection da Davide Daninos, Allegra Giudici e Gherardo Biagioni da Marco Scotti, Cristian Berselli da Caterina Molteni, Salvatore Mirabile da Daniela Zangrado, Luigi Cerutti da Clara Madaro, infine Giuseppe Casarotto da Domenico De Chirico.
Conoscere queste collezioni e queste figure è importantissimo, sarà altrettanto interessante scoprire per la prossima edizione quali testi critici, queste stesse persone, avranno acquisito per le proprie raccolte.
Continuando su questo tema, non è casuale la mostra Il Flauto Magico, 16 collezionisti per un’istituzione, curata da Andrea Bruciati in collaborazione con Ketty Bertolaso, Margherita Bolla, Alba Di Lieto, al Museo di Castelvecchio di Verona e visitabile fino all’8 gennaio 2017. Anche in questa occasione l’omaggio è rivolto al museo stesso, alle sue raccolte cui si affiancano alcuni fra i più rappresentativi collezionisti italiani, che con orgoglio rendono visibile fruibile la passione di una vita: Valentino Barbierato (Padova), Giammarino Battistella (Monteforte D’Alpone, VR), Diego Bergamaschi (Bergamo), Giuseppe Casarotto (Bergamo), Antonio Coppola (Vicenza), Roberto Cortellazzo (Treviso), Giancarlo Danieli (Vicenza), Mauro De Iorio (Trento), Giorgio Fasol (Verona), Michele Furlanetto (Treviso), Dionisio Gavagnin (Roncade, TV), Marco Ghigi (Bologna), Stefano Isoli (Legnago, VR), Lorenzo Lomonaco (Verona), Giovanni Milesi (Bergamo), Vincenzo Penta (Milano).
UNO SGUARDO GENERALE SULLA FIERA
Le cose da raccontare su ArtVerona 2016, le nuove sezioni: Raw Zone e Tangram, i progetti monografici, tutti gli eventi off, sono moltissime, e impossibili da snodare nello spazio di un articolo, pertanto, alcuni approfondimenti sulle specifiche iniziative sono rimandati a successivi interventi.
Tuttavia, merita una nota positiva KING KONG. Si tratta di uno spaccato dedicato a innovative idee per monumenti e opere installative, da cui il nome della sezione che rimanda al concetto di “gigante”, appellativo dell’immaginario mostro/gorilla cinematografico, considerato l’ottava meraviglia del mondo. Sono 20 i progetti selezionati tra gli artisti rappresentati in fiera, e collocati all’ingresso dei 2 padiglioni a formare una sorta di area introduttiva alla fiera vera e propria. Si tratta di opere che hanno o scatenano percezioni sinestetiche, che presuppongono una relazione con il luogo o con i luoghi, laddove ideate come monumenti collocabili in spazi pubblici e all’aperto, un legame con spazi diversi, dalla galleria al museo, dalla casa al palazzo, interpretabili attraverso il loro contaminarsi, l’essere oggetti idealmente attivi o passivi per se stessi o nel rapporto con l’attività umana. Si tratta in sostanza, di una rivisitazione critica in chiave ultra-contemporanea del classico concetto di scultura e delle sue implicazioni sia a livello estetico sia psico-percettivo. Il format, rinnovato dalla scorsa stagione di prova, sebbene non sia una novità, ma un programma consolidato nelle esperienze fieristiche all’estero, è l’unico in Italia ad affrontare tale tema, portando ArtVerona su un terreno di sperimentazione tale da qualificare KING KONG e la fiera stessa, forza propulsiva nell’ambito della ricerca della costruzione fattiva dell’opera.
Fra maestri ed emergenti, sono questi i nomi degli artisti e delle opere di KING KONG: Nanni Balestrini, Colonne Verbali 2016, Giorgio Bevignani, I’m ready to live, 2015, Eracle Dartizio Pozzanghere, 2016, Mario Fallini, La promessa Sposa, 1997-1998, Piero Gilardi, Mango, 1992, Alessandro Mendini, Colonne, 2008, Giulio Turcato, La porta, 1973, Ronald Ventura, Shadow blades, 2015, Paolo Bini, Paradise box, 2016, Julia Bornefeld, Alba, 2015, Paolo Brambilla, Doodling Column (Boredom Sipario), 2016, Martina Brugnara, Prima azione, 2016, Gabriella Ciancimino, Liberty Flowers, 2016, Daniele d’Acquisto, Strings, 2011-2013 (in progress), Nero / Alessandro Neretti, Queueing at the cash machine or table for ladies, 2015, Marco Gobbi , Meridians, 2016. Completa la selezione, una sezione off negli spazi esterni alla fiera, con le opere di: Gianfranco Meggiato,Stefano Scheda, Baby wall, 2016, Mauro Staccioli, Seogwipo 14, 2015 , Vinci / Galesi, Cosa Vedi? 2013-2016.
Ultima nota: a lasciar sperare il roseo futuro di questa fiera è soprattutto la presenza di gallerie di livello medio alto, molte delle quali giovani, che indubbiamente fanno la differenza, specialmente se si pensa che la fiera ha come prerogativa rivolgersi ad un pubblico di collezionisti emergenti. Una selezione ben calibrata fra galleristi dediti al moderno e ricerche più contemporanee, che mostrano un’Italia, nonostante la crisi e le difficoltà fiscali con cui si scontra il nostro sistema dell’arte, leader nella ricerca e punto di riferimento di qualità indiscussa. Una selezione che premia la serietà. Prova ne è la presenza di opere storicizzate non banali e non ripetitive, cui eccellono le proposte di gallerie quali Open Art di Prato, Bonioni Arte di Reggio-Emilia e Santo Ficara di Firenze, cui si affiancano le proposte di galleristi emergenti, che a nomi consolidati nel panorama dell’arte italiana accostano quelli di giovanissimi. In questo caso le gallerie da citare sono molte: ABC ARTE Genova, Antonella Cattani Bolzano, Galleria Enrico Astuni Bologna, Galleria Giovanni Bonelli Milano – Pietrasanta, Eidos immagini contemporanee Asti, Galleria Forni Bologna, Galleria Più Bologna, Guidi&Schoen Genova, Luca Tommasi Milano, Studio d’Arte Raffaelli Trento, Primo Marella Gallery Milano, Galleria Michela Rizzo Venezia, Nicola Pedana Arte Contemporanea Caserta, Galleria Giuseppe Pero Milano, Prometeo Gallery by Ida Pisani Milano, Poleschi Arte Lucca-Milano, Galleria Rossmut Roma, Galleria Spazia Bologna, Valmore Studio d’Arte Vicenza, VV8 Arte Contemporanea Reggio Emilia, Arena Studio d’Arte Verona.
Se l’obiettivo delle ultime edizioni di ArtVerona, è stato ed è riportare l’arte italiana alla ribalta, bisogna ammettere che questo è stato centrato e promette benissimo, d’altra parte però, ci si attende per il futuro l’incremento di gallerie straniere, il cui numero in questa edizione è obiettivamente ininfluente; un obiettivo fondamentale per l’avvenire di questa fiera e il suo collocamento e riconoscimento in ambito internazionale.
PREMI
I premi e le acquisizioni sono il punto forte di ArtVerona, incrementati per l’edizione 2016. Un segnale di volontà, non solo di sostegno, ma anche di credibilità nei confronti del mondo dell’arte contemporanea, quale motore per una ripresa culturale “vera”.
Nuovi Premi:
Ottella for GAM – Premio Arte Contemporanea per la Galleria d’Arte Moderna A. Forti di Verona. Sono state scelte le opere di: Mauro Fiorese, Treasure Rooms (Galleria Boxart, Verona), Gohar Dashti, Iran, Untitled (Officine dell’immagine, Milano) e Giuseppe Teofilo, Floating works (Galleria Niccoli, Parma).
Il Premio Rotary Club Asolo, “per diffondere la conoscenza dell’arte contemporanea e sostenere giovani talenti nel loro percorso artistico”, è vinto da Nebojša Despotović, con l’opera Senza titolo, 2015 (courtesy Boccanera, Trento).
Fondo acquisizioni Domus del valore di 100.000 euro
La Commissione selezionatrice, presieduta da Luca Massimo Barbero, ha selezionato le 14 opere che arricchiranno le collezioni museali scaligere: Umberto Bignardi, Allergeni, 1962, collage, pittura a olio, tecnica mista su tela, cm 160×140, courtesy Galleria Bianconi, Milano, Paolo Masi, Senza titolo, 1962, olio su tela, cm 120 x 100, courtesy Frittelli Arte Contemporary, Firenze Gianni Bertini, Grip, 1965, emulsione e acrilici su tela, cm 187 x 120, courtesy Labs Gallery, Bologna, Aldo Grazzi, I colori degli alieni, 1993, china su carta intelaiata, 12 tele da 42,5 x 29,5 cm l’una, courtesy Marignana Arte, Venezia, Ute Müller, Untitled, 2012, tempera all’uovo sul tela, cm 200 x 150, courtesy Collicaligreggi, Catania, Giovanni Sartori Braido, Strutture in uno spazio danneggiato, 2013, acrilico su tela, cm 90 x 90, courtesy Massimodeluca, Mestre (VE), Pamela Diamante, Armonia in una crisi di west, 2015, penna su carta vergata Fabriano, cm 84,5 x 67, 5 cad, courtesy Rossmut, Roma, Andrea Senoner, Selfportrait, 2015, scultura in legno policromo, cm 45 x 12 x 8, courtesy Doppelganger, Bari, Antonio Catelani, Assenze blu di Prussia, 2016, olio su tela, cm 46 x 21, courtesy Rizzutogallery, Palermo, Vanni Cuoghi, Saluti da Pietrasanta, 2016, acrilico e china su cartoncino, cm 20 x 20, courtesy Giuseppe Pero, Gioberto Noro, Whitehead, 2016, archival pigment print on bottom paper, cm 104 x 152, courtesy Alberto Peola Arte Contemporanea, Torino, Nazzarena Poli Maramotti, Unterwasser III, 2016, tecnica mista su tela, cm 100 x 120, tecnica mista su tela, courtesy AplusB, Brescia, Patrizia Emma Scialpi, Love and Loss, 2016, acrilici su stampa inkjet su carta cotone, cm 100 x 130 incorniciato, courtesy Villa Contemporanea,Monza, Wolfgang Voegele, Untitled (zonk), 2016, olio e lacca su tela, cm 58 x 48, courtesy Annarumma, Napoli.
Fondo Privato Acquisizioni per l’arte contemporanea di ArtVerona.
Nel piano quinquennale dell’inedito Fondo Privato Acquisizioni per l’arte contemporanea di ArtVerona | Art Project Fair, nato nel 2015 da un’idea del Comitato d’Indirizzo della manifestazione, il premio è istituito a sostegno del sistema dell’arte italiana tramite il coinvolgimento di collezionisti e imprenditori, con un investimento di partenza di 50.000 euro, implementabile di anno in anno in base a nuovi ingressi.Le opere scelte: Davide Allieri, Weronika, 2014, fotografia, stampa inkjet (dittico), cm 40 x 30 cad, ed 1/3, cortesy Placentia Arte, Piacenza, Apparatus 22, Infinite contradiction, 2016, installazione di tre bandiere unite, h 2 m; ogni bandiera di pelle 1,4 x 0,8m, courtesy l’artista e GALLLERIAPIÙ, Bologna, Paolo Brambilla, P UA, 2016, stampa digitale su lycra, gommapiuma, filo da cucito / digital printing on lycra, foam rubber, sewing thread, cm 20x20x200, courtesy Massimodeluca, Mestre (VE), Silvia Camporesi, # 107 Veduta (Curon Venosta), 2015, stampa inkjet su archival matt paper, cm 100 x 150, ed. 5 + 1 A.P., courtesy l’artista e Z20 Sara Zanin Gallery, Roma, Drifters (Valentina Miorandi + Sandrine Nicoletta), Eros epidermico, 2016, hi-ress print su carta Epson Enanshed Mat montata su alluminio, cm 90 x 160 x 1,6, courtesy Boccanera Gallery, Trento, Regina José Galindo, Exhalacion, 2014, stampa lambda su dibond, cm 150×100, ed. 1/5 + 2 A. P., courtesy Prometeogallery di Ida Pisani, Milano, Nicola Pecoraro, Senza titolo, 2015, tecnica cera su moquette, cm 200 x 100, courtesy Collicaligreggi, Catania, Davide Raimondo, cromo-morfo-fonetica, 2016, installazione composta da nove tempere acriliche su carta cotone, schede mp3 e suono, cm 130x117x 5, courtesy l’artista e Galleria Bianconi, Milano, Alessandro Sambini, People at an exhibition, 2016, installazione (webcam su testa robotica e green screen), dimensioni ambientali, esemplare unico, courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia, Tamás St.Turba, Surviving Kit, 1975 – 2016, mixed media, dimensioni variabili, courtesy AMT Project, Bratislava, Federico Tosi, Rotten Bullshit 2, 2015/16, resina termoindurente – resina trasparente, cm 14 X 6 X 30,5, courtesy Galleria Arrivada, Milano, Eugenia Vanni, Ammannitura (Composizione), 2016, colla di coniglio, gesso di Bologna, tempera all’uovo su telai in legno, azzurro oltremarino (blu di lapislazzuli Afgano), bianco di San Giovanni (carbonato di calcio), giallorino (antimnio), nero di vite (carbone vegetale), verdaccio, carminio (Cocciniglia), cm 220 x 120 circa, courtesy Galleria FuoriCampo, Siena, Wolfgang Voegele, Untitled (On a Hill), 2006, olio e lacca su tela, cm 150 x 125, courtesy Annarumma Gallery, Napoli.
Gli artisti selezionati dai 14 direttori dei musei per il progetto Level 0
I direttori dei 14 musei coinvolti quest’anno, tra i quali 6 nuovi ingressi – Galleria Civica, Modena; Galleria d’Arte Contemporanea O. Licini, Ascoli Piceno; Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona; Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Museo del Novecento, Milano; Palazzo Ducale, Mantova- e 8 istituzioni fidelizzate – Castel Sant’Elmo, Napoli; Kunst Merano Arte, Merano; MAN, Nuoro, MART, Trento e Rovereto; Museion, Bolzano; Museo Civico Giovanni Fattori, Livorno; Museo MA*GA, Gallarate; Museo Villa Croce, Genova, hanno scelto:
Claudio Salsi e Marina Lampugnani del Museo del Novecento di Milano hanno scelto The Cool Couple, proposto in fiera da Metronom, Modena e MLZ Art Dep, Trieste; Cristiana Collu della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha scelto Silvia Giambrone, proposta in fiera da CreArte Studio, Oderzo (Tv), Patrizia Nuzzo della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti di Verona ha scelto Serena Vestrucci, proposta in fiera da Galleria Fuoricampo, Siena, Stefano Papetti della Galleria d’Arte Contemporanea O. Licini di Ascoli Piceno ha scelto Francesco De Grandi, proposto in fiera da Rizzutogallery, Palermo, Peter Assmann di Palazzo Ducale di Mantova ha scelto Paola Pezzi, proposta in fiera da Galleria Blu, Milano, Daniele De Luigi e Serena Goldoni della Galleria civica di Modena hanno scelto Marco Maria Zanin, proposto in fiera da Spazio Nuovo, Roma, Anna Maria Romano di Castel Sant’Elmo di Napoli ha scelto Giuseppe Teofilo, proposto in fiera da Galleria d’Arte Niccoli, Parma, Christiane Rekade del Kunst Merano Arte di Merano ha scelto Nicola Pecoraro, proposto in fiera da Collicaligreggi, Catania, Lorenzo Giusti del MAN di Nuoro ha scelto Ruben Montini, proposto in fiera da Prometeogallery by Ida Pisani, Milano, Gianfranco Maraniello del MART- Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto ha scelto Ketty Tagliatti, proposta in fiera da Maria Livia Brunelli Gallery, Ferrara, Letizia Ragaglia di Museion di Bolzano ha scelto Paola De Pietri, proposta in fiera da Alberto Peola, Torino, Francesca Giampaolo del Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno ha scelto Rachele Maistrello, proposta in fiera da Metronom, Modena, Emma Zanella del Museo MA*GA di Gallarate ha scelto Eva Frapiccini, proposta in fiera da Alberto Peola, Torino, Ilaria Bonacossa del Museo Villa Croce di Genova ha scelto Beatrice Meoni, proposta in fiera da Cardelli & Fontana Arte Contemporanea, Sarzana (Sp).
The Blank Contemporary Art di Bergamo vince il Concorso di ArtVerona | Art Project Fair dedicato agli spazi indipendenti, i7 per il “migliore progetto declinato sul tema indicato quest’anno, la sharing art/sharing economy”.
11ª edizione del Concorso Icona. È il premio che seleziona il miglior lavoro tra le 185 opere candidate, che diventerà l’immagine della campagna comunicazione di ArtVerona 2017, quest’anno vinto da Francesco Jodice con Capri, The Diefenbach Chronicles 013. L’opera entrerà anche nella collezione d’arte contemporanea italiana dello stesso polo museale tridentino, che già annovera diversi Premi Icona in esposizione.
Premio Display – seconda edizione – vincitori: le Officine Saffi di Milano (padiglione 12, stand I2) e ArteA Gallery di Milano (padiglione 11, stand A11).