C’è chi dice bellissima e chi la trova orrenda. Chi ha venduto tutto già da venerdì e chi si lamenta perché non è ancora accaduto nulla. Chi la trova pulita ed elegante e chi ancora troppo legata al territorio. Sicuramente, questa prima fiera firmata Menegoi, un segnale di diversità rispetto all’edizione precedente lo sta mostrando, e ad un primo sguardo la scelta di indirizzare i galleristi a una riduzione degli artisti pare avere sollecitato una visione critica (che pure si accompagna al mercato) più curata e ragionata. Certamente c’è molto da fare. Tuttavia, nel poco tempo che questa direzione ha avuto per riorganizzare la storica ArteFiera, non si potevano certo pretendere i miracoli. Ma con altrettanta fermezza si può dichiarare che valorizzare l’italianità può avere un senso concreto per risollevare le sorti di questa piazza. Così anche non trascurare il comparto moderno (di ottima qualità) che si dimostra in questa edizione uno zoccolo imprescindibile cui non rinunciare. Ottimo questo primo giro di pulizia generale che ha visto l’esclusione di molte gallerie con lavori discutibili e dalla ricerca incerta anche se, tali tagli non sono stati sufficienti a richiamare le grandi scuderie italiane tuttora assenti. Bisognerà poi vedere anche – e ci auguriamo di si – se e come la nuova direzione sarà in grado di attrarre vecchi e nuovi collezionisti scappati negli ultimi anni verso fiere più attrattive e più attraenti. Ma soprattutto bisognerà vedere quanto la stessa città di Bologna avrà seriamente voglia di crederci e di reinvestire su una fiera che è parte stessa della sua storia. Un segnale culturale molto importante si è letto e si legge nell’ottima offerta collaterale che accompagna ArteFiera ma anche in alcune scelte interne come l’organizzazione della mostra Solo figura e sfondo, a cura di Davide Ferri, che riunisce per la prima volta opere dalle collezioni istituzionali, pubbliche e private di Bologna e della Regione Emilia Romagna. Una prima esperienza, naturalmente da correggere ma meritevole che auspichiamo alzi ancora di più la sua stessa asticella della qualità (forse troppi gli autori minori e difficilmente prendibili a un occhio poco allenato) perché riteniamo che un patrimonio da valorizzare ed esibire (un patrimonio che si affianca al mercato) può essere il vero stimolo per il rilancio del cosiddetto Made in Italy, nella stessa Italia e non solo. Ora servono i collezionisti.
Qui di seguito vi proponiamo una breve gallery realizzata da Roberto Sala.