Dopo aver festeggiato nel 2016 i 10 anni di attività, la Terapeutica artistica di Brera, continua a presentare il lavoro svolto dentro e fuori l’Accademia. Dal 14 al 17 febbraio, nell’Ex chiesa di San Carpoforo a Milano, è possibile visitare la mostra dei lavori realizzati negli ultimi anni dai detenuti del carcere di Bollate e gli studenti del biennio.
È dal 2008 che il corso biennale di Terapeutica Artistica dell’Accademia di Brera è presente nella Seconda Casa di Reclusione di Bollate con laboratori artistici, un’azione volta a sperimentare il ruolo delle pratiche creative nel recupero della socialità e della convivenza.
Il corso di Teoria e pratica della terapeutica artistica è il primo e, al momento, unico corso accademico in Italia, incentrato sulla pratica e studio di questa disciplina. Quando nel dicembre 2004 Tiziana Tacconi e Laura Tonani (coordinatrici del corso) si apprestavano ad aprire un nuovo corso di studi all’interno dell’Accademia di Brera a Milano, si trovarono di fronte al problema di quale termine utilizzare per il nascente Biennio. La legislazione vigente sottintende che il termine terapia possa essere usato solo da medici, psichiatri, neurologi e psicologi. Quindi l’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale. La docente di Anatomia artistica Tiziana Tacconi cercò così un termine diverso che potesse descrivere il nuovo corso. In aiuto venne Filone d’Alessandria, un filosofo ebreo vissuto tra il 30 a.C. e il 50 d.C., che concepiva i terapeuti come dei visionari per i quali il corpo era una cavità che emette e trasmette il gioco delle creatività. Terapeutik, il testo di Filone, viene tradotto dal greco Avere cura di sé con piacere.
Quindi più che Arteterapia: Terapeutica Artistica. La Terapeutica Artistica è la pratica di un’arte terapeutica, riabilitativa, rigenerativa, attraverso cui prendersi cura di se stessi, in modo creativo, profondo, unico.
Oggi gli artisti terapisti laureati nel corso milanese operano negli ospedali e luoghi di cura. Un atelier in ospedale significa una dose di piacere e di rinnovata consapevolezza. Nei luoghi di recupero sociale prendono corpo nuovi sentieri di reinserimento che possono essere ridipinti in atelier. Tale esperienza riguarda anche a noi stessi: la creatività è un percorso personale di semina e raccolta dove rinascere nuovi.